capitolo 59

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WES


Senza rendermene conto avevo stipulato una sorta di patto con quel folle di Seth, mi resi conto svegliandomi da una lunga mattinata di sonno e richiamando alla mente gli ultimi avvenimenti della sera precedente. Avrei dovuto dare una mezza possibilità a Kevin e lui avrebbe dovuto fare lo stesso con quel tipo dall'aria battagliera che ci aveva praticamente assaliti al locale la sera prima. Ero stato un idiota incosciente, eppure poteva valerne la pena, forse Seth si sarebbe lasciato andare quel tanto che bastava per sopravvivere senza Koll, divertirsi con qualcuno, godersi la sua gioventù. Benché non credessi che quel tipo avrebbe davvero potuto fargli dimenticare il suo grande amore, dopotutto bisognava pur sperare in qualcosa di tanto in tanto, no?
Con quei pensieri mi costrinsi a sollevarmi dal letto e dirigermi verso la cucina al piano di sotto. Avevo caldo e nessuna voglia di affrontare i casini che mi aspettavano. Come di consueto la casa brulicava di gente, salutai i miei zii velocemente prima di appropriarmi di un bicchiere di succo ed aggredire il mio piatto messo da parte durante la colazione di qualche ora prima. Matt era impalato dietro di me, forse si era deciso a venire a parlarmi alla fine, magari voleva soltanto ribadire quanto fossi bravo a rovinare la vita a tutti lì intorno.
- Allora? Hai qualcosa da dirmi o vuoi startene lì a fissarmi per il resto della tua esistenza? - chiesi dopo aver mandato giù il mio ultimo boccone di bacon.
A quel punto sentii i suoi passi farsi più vicini, alla fine prese posto davanti a me. Era dimagrito Matt, il suo viso era sciupato ed i suoi occhi spenti e sofferenti. Cercai di mettere a tacere la cosa che si dibatteva nel mio petto, ripetendomi, dentro di me, che non era colpa mia se mio fratello stava così di merda.
- Matt ... - iniziai, non sapendo assolutamente come continuare – non guardarmi con quella faccia ... non darmi colpe che non ho ... -
- Wes ... so che non è colpa tua ... - disse quello passandosi una mano sul viso, stanco – volevo soltanto scusarmi ... -
- Scusarti? - chiesi, confuso.
- Sì ... - era sofferente – ti ho deluso, lo so. -
- No! Non sei stato tu a deludermi, Matt. Andiamo, sei giovane ... anch'io ho fatto molte cazzate e non posso giudicarti per aver creduto di essere innamorato di ... -
- Wes ... - Matt mi interruppe – questo non posso lasciartelo dire. Io non ho creduto un bel niente, io sono innamorato di lui, che ti piaccia o no ... questo non può cambiare. -
Cercai di non perdere le staffe, mi costrinsi con tutto me stesso a non urlare – so che lo hai fatto per proteggermi e non smetterò mai di ringraziarti per non aver detto nulla a nostra madre e agli altri - continuò quello, adesso pallido alla sola idea di quello che sarebbe successo se avessi deciso di parlare – però ... devo dirtelo, se io sto così è colpa tua, Wes. -
I suoi occhi si appannarono – Avresti dovuto lasciar perdere! Noi eravamo due sconosciuti, Wes! Non c'era niente di incestuoso nel nostro rapporto ed io sono maggiorenne! Invece hai deciso per noi, hai deciso per me anche quando non era necessario! Tra meno di due mesi sarò lontano da casa e avrei potuto vederlo e frequentarlo senza che ... -
Mi alzai da lì, con i battiti accelerati – Tu non sai quello che dici! Non è colpa mia se siete stati così fottutamente irresponsabili da mettervi in una situazione del genere! Ok, vi sareste frequentati e poi? Poi cosa sarebbe successo, Matt? Sentiamo! Qual'era il vostro piano grandioso? Vivere per sempre nell'ombra? Come due fottuti ladri? -
- Questi non erano affari tuoi! - Matt sbatté le mani sul tavolo della cucina che tremò sotto di noi – Tutto quello che mi succede non è affar tuo! -
- Tu sei mio fratello, porca puttana, e non ti permetterò di rovinarti la vita ... - mi alzai da lì con la vista appannata dalla rabbia.
Matt scosse la testa – Infatti sei stato tu a rovinarmela. - poi andò via senza che avessi avuto il tempo di aggiungere altro.
Mi ritrovai a fissare il vuoto davanti a me, chiedendomi dove avessi sbagliato adesso. Che cosa avevo fatto di così orribile da meritare quelle parole? Niente, continuavo a ripetermi, anzi hai salvato il culo a quello stronzo soltanto per amore di tuo fratello, mi dissi, stringendo tanto le mani da farmi male. Non avevo più fame, mi ritrovai a lasciare la stanza, incurante dei richiami di Debby che desiderava coinvolgermi in una partita alla console. Andai a cercare aria pulita, come chi è rimasto per troppo tempo chiuso in uno spazio ristretto ad avvelenarsi l'esistenza. In giardino mi sedetti su una delle sdraio davanti alla grossa piscina dei Wayright, spingendo i piedi nell'acqua calda e brillante di quel pomeriggio soleggiato.
Che cosa mi tratteneva ancora in quel posto di merda? Mio fratello mi detestava, Kevin aveva mandato a puttane la mia sanità mentale, mentre Wayne mi aveva confuso le idee con le sue ultime sconvolgenti rivelazioni. Non c'era nulla per me lì ... di certo niente di lontanamente positivo da farmi ben sperare in un futuro migliore.
- Ehi ... - no, non lui, pensai dentro di me, senza neanche voltarmi verso quella voce familiare. L'ombra di Kevin veniva proiettata sull'erba verde del giardino, lunga, quasi infinita, a qualche metro di distanza da me.
Ricordai il patto che avevo stretto con Seth, ricordai il suo viso straziato mentre lo trascinavo via dall'appartamento di Koll, ricordai il suo corpo accasciato contro le mattonelle del bagno quando l'avevo costretto a vomitare le pillole che aveva ingurgitato con l'intento di uccidersi. Se c'era qualcuno a cui dovevo qualcosa quel qualcuno era Seth.
- Ehi ... -
Sentii i passi di Kevin avvicinarsi a me, prima di prendere posto su una sdraio vicino alla mia – Va tutto bene? Ho visto Matt qualche minuto fa ... -
- No, non va bene affatto – ammisi, senza cercare il suo viso però, non ero ancora pronto per quello – a quanto pare, qualsiasi cosa accada, è sempre colpa mia alla fine. -
- Hai fatto quello che andava fatto. -
Per un attimo non credetti alle mie orecchie, forse era tanta la sua volontà di compiacermi da avergli fatto pronunciare perfino parole del genere – Senti, Kevin ... non è necessario che tu sia d'accordo con me su tutto adesso ... -
- Infatti è l'unica cosa su cui sono d'accordo con te, Wes - commentò lui e ci ritrovammo entrambi a ridere – ci metterà un po', ma alla fine capirà. E' stato il suo primo amore. E' normale non rassegnarsi, no? -
Già, non aveva tutti i torti. Anch'io mi ero torturato dopo il tradimento di Wayne con Celine ... avevo fatto di tutto per cercare una giustificazione, un movente per quanto era successo ... qualsiasi appiglio al quale aggrapparmi pur di non dover ammettere che, in realtà, ero stato io il primo a fallire, cercando in uno come Wayne una sorta di porto sicuro che ovviamente non potevo trovare.
- Wayne ha detto di amarmi. - non sapevo perché l'avevo detto, ma improvvisamente mi ritrovai a fissare il volto scosso di Kevin. Vidi i suoi occhi sgranarsi per un attimo, prima di tornare alla normalità.
- C-credo di averlo intuito tempo fa. Ecco perché non riuscivo a sopportarlo. - ammise lui storcendo appena le labbra – il punto è un altro piuttosto ... quello che provi tu per lui. -
Potevo sentire l'atmosfera farsi sempre più elettrica intorno a noi mentre gli occhi di Kevin cercavano una risposta nel silenzio dei miei. Ero arrivato ad un punto in cui qualsiasi cosa riusciva a mettermi paura e confusione allo stesso tempo. Non mi ero mai sentito in quel modo e detestavo con tutto il cuore quella debolezza che sembrava avermi preso.
- Io sono qui, Wes. - lo guardai, mi persi nell'azzurro dei suoi bellissimi occhi che sembravano desiderarmi con tutto sé stesso.
- Tu sei qui per Celine. - dissi con amarezza.
- E' soltanto quello che mi piace credere ... - il suo viso si incupì, poi distolse lo sguardo dal mio – è la fantastica bugia che mi racconto per andare avanti giorno dopo giorno ... -
- Le hai chiesto un fidanzamento ufficiale, Kevin ... - dissi, confuso – ti sei almeno reso conto di quello che hai fatto? -
Lacrime. Altre lacrime che non riusciva a tenere dentro – Ho fatto un casino, Wes ... ho fatto un fottuto casino. -
La mia mano raggiunse la sua spalla automaticamente, mi ritrovai a stringere il tessuto della sua polo, in una carezza che avrebbe dovuto infondergli qualcosa di positivo, ma non ero la persona adatta per quel ruolo purtroppo.
- Non sei stato l'unico – dissi sorridendo appena – se può consolarti ... anch'io ho fatto un casino. –

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