capitolo 32

3.2K 187 28
                                    


KEVIN

Ero tornato a casa. L'aria in Inghilterra era più fresca, ed io per la prima volta dopo molto tempo mi resi conto di sentirmi finalmente al sicuro, tuttavia quella strana sensazione di panico non voleva abbandonarmi, era come quando ci si sveglia da un brutto sogno con la sensazione di avercelo ancora attaccato addosso.

Avevo assistito alla bellissima cerimonia di matrimonio, mio fratello e Kora si erano sposasi in una chiesetta nella brughiera vicino gli Hampton, un posto soleggiato e fresco, perfetto in estate. Avevo visto i loro visi e la gioia che riempiva i loro occhi, quello era il coronamento del loro legame, del loro amore. Ed io? Quello sarebbe toccato anche a me e Celine, era quello che tutti si aspettavano da noi, quello che era giusto per due innamorati, avrei dovuto chiederle di sposarmi e formare una famiglia rispettabile. Ma fra quei pensieri uno in particolare si intromise e prevalse indesiderato, Wes, il mio respiro si fece più corto immediatamente.

Non potevo aver dimenticato quello che era successo in aeroporto, non avrei potuto nemmeno tra un milione di anni e lui lo sapeva, contava su questo. Voleva sconvolgermi, attirarmi in una trappola mortale, una trappola che mi avrebbe condotto alla pazzia.

- Kevin? –

La voce di mi madre mi fece voltare, portando la mente al presente, osservai la sua mano che mi tendeva il tè ed il suo viso leggermente preoccupato.

- Tutto bene, tesoro? –

- Certo – dissi prendendo la tazza tra le mani.

- Ti è dispiaciuto interrompere la tua vacanza? Non ci hai proprio raccontato nulla dell'America, ti è piaciuto quello che hai visto? – lei non smetteva di sorridere ed io non riuscivo a trattenere il disagio.

Bevvi un sorso dalla tazza – è ... un bel posto ... mi piaceva .... era diverso – mi maledii ma di che stavo parlando? – comunque non credo di tornare. –

- Beh, se ti è piaciuto perché no? Non ci sono i parenti di Celine laggiù? –

Celine ... mio dio ... la mia Celine, non ci pensavo quasi più ma quello che era successo la notte prima della mia partenza era stato tremendo. Quello che lui aveva fatto a tutti loro era stato meschino e crudele ed io non avevo potuto fare altro che andare via, lasciarla sola con lui, con le macerie.

- Kevin? Ma ti senti bene tesoro? - chiese di nuovo lei – sembri così assente ... –

- Ecco ... è successo ... una cosa ... riguarda la famiglia Wayright - non mi sembrava il caso di dirlo a mia madre – forse dovrei chiamarla, assicurarmi che vada tutto bene. – dissi soltanto.

Mi alzai e mi diressi in camera mia che dal giorno in cui ero tornato mi sembrava sempre meno familiare, sollevai la cornetta e rimasi in attesa. Quasi non ebbi il coraggio di comporre quel numero, dentro di me non riuscivo a scacciare la paura che potesse rispondermi lui e la delusione se non fosse successo, sospirai e digitai il numero rapidamente.

Non fu una lunga attesa – Sì? –

- Sono Kevin, sto cercando Celine – chiesi, incerto. Non capivo a chi appartenesse quella voce.

La risata si insinuò dal mio orecchio al mio cervello – ritenta, sarai più fortunato – sussurrò la voce vellutata di Wes.

- Non fare l'idiota e passamela, ho bisogno di parlarle – tagliai corto con il tono più distaccato che riuscii a produrre. Era lui, l'aveva preso lui! Era una coincidenza quella?

Ancora una risata – Dio, Kev ... come sei brutale ... ed io che pensavo di essermi meritato almeno una telefonata dopo il nostro piccolo momento già all'aeroporto! –

The WayrightWhere stories live. Discover now