NIKOLAJ

Sospirai per quella che mi parve la centesima volta, mi passai la mano sul viso, dovevo farmela passare, si, non era più il caso di lasciare spiragli aperti. Non ero riuscito a confessare a Matt della mia relazione ma quello che era successo con Wes era esattamente quello che serviva. Dovevo allontanarmi dalla mia tenatazione e riabbracciare la persona che amavo.

Mi ripetei quell'ordine svariate volte, per convincermene nel profondo, per fare in modo che quel pensiero non mi suonasse più come un dovere ma come qualcosa di spontaneo. Da quando avevo cominciato a vedere Dylan così? Come se fosse quasi scomodo.

Ricordavo perfettamente il giorno in cui l'avevo conosciuto, ero appena arrivato al college ed ero francamente intimidito da quel posto. Era stracolmo di gente, tutti sembravano andare di fretta, era come se ognuno di loro fosse racchiuso in un mondo in cui tu non potevi entrare. Tutti sapevano cosa fare e come farlo, poi c'ero io, immobile, con la valiglia in una mano e la mappa dell'orientamento nell'altra, completamente spiazzato, pietrificato. Fu nel mio momento di massimo scoraggiamento che sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla, era lui. Alto un centimetro più di me, capelli biondi e ondulati, un viso fanciullesco tanto che non mi parve neanche un universitario e quel sorriso, un sorriso radioso.

- Ti sei perso? – chiese gentile – sei una matricola, vero? –

Io non potei fare altro che annuire.

- Mi chiamo Dylan! E tu non essere spaventato! – mi incoraggiò – ti do una mano a scoprire dove devi andare –

Rimase con me per tutto il giorno, mi aiutò a sistemare la mia roba, mi fece fare un giro della struttura, mi diede tutte le dritte che conosceva. Era bello, intelligente, al secondo anno di medicina e nonostante mi sentissi in un enorme disagio a stare in suo cospetto non riuscivo a stargli lontano.

Finimmo per diventare amici, uscivamo tutti i sabati e bevevamo birra in un pub poco distante dal college insieme ad altri studenti. Nonostante la calca ed il casino lui si distingueva sempre, sembrava irradiare una sorta di luce perenne, Dylan era brillante. Lo era sempre, in ogni mossa, in ogni parola o battuta, lui brillava, non riuscivo a resistere a quel bagliore, me ne rendevo conto ogni giorno.

Una sera rientrammo dal dormitorio più ubriachi del solito, io mi sforzavo di mantenere l'equilibrio appoggiandomi alla parete mentre Dylan era quasi del tutto collassato sulla mia spalla.

- Hei Nik ... credo ... credo di non arrivare ... alla ... alla – non riusciva nemmeno a mettere in fila due parole.

- Non ti preoccupare – bisciacai – qui c'è camera mia, resti da me –

La mia camera era buia e solitaria, il mio compagno di stanza era in vacanza, entrammo a fatica e aiutai Dylan a stendersi sul mio letto. Io mi diressi prima in bagno a sciacquarmi la faccia e poi tornai in camera, lui era lì come l' avevo lasciato, bellissimo, con il volto leggermente illuminato e serafico. Un ciuffo di capelli gli cadeva sugli occhi, così mi avvicinai a lui e mi sedetti sul letto, allungai la mano e infilai le dita tra i suoi capelli. Finalmente potevo toccarli, quei fili dorati e morbidi, persi qualche secondo in cui gli massaggiai la sua cute mentre lui se ne stava lì immobile ed incosciente. A quel punto un desiderio emerse dal fondo della mia mente annebbiata, un bacio, mi dissi, solo un bacio ... così mi avvicinai al suo viso e poggiai le labbra sulle sue in un tocco così delicato che parve impercettibile. Ma questo bastò, sentii la sua voltarsi ed il panico mi assalì, cercai istintivamente di scostarmi ma la sua mano mi afferrò la nuca e mi spinse nuovamente in basso. Sentivo le sue labbra impadronirsi delle mie selvaggiamente, il cuore mi scoppiava mentre la testa mi girava, le nostre lingue si intrecciavano. Mi staccai alla fine senza fiato, il mio viso era rosso di vergona, i suoi occhi lucidi di desiderio.

The WayrightWhere stories live. Discover now