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Appena mi accorgo della figura alta che si avvicina nera, coprendo la luce dei lampioni, sento il cuore perdere un paio di colpi.
Sono terrorizzata e devo usare tutta la mia forza di volontà per non urlare.

Mi metto seduta, cercando di divincolarmi dal nodo di coperte che mi avvolge, e immediatamente prendo in mano la prima cosa che trovo sul comodino e la lancio addosso al mio nuovo compagno di stanza.

"Ahi! Cos'era? Una sveglia? Merda.." impreca una voce fin troppo familiare.

La prima cosa che provo è sollievo perché almeno non si tratta di un malvivente, ma in mezzo secondo il sollievo scompare per lasciare il posto alla rabbia e allo sgomento. "Cameron Dallas.." comincio con il tono più tranquillo che riesco ad ottenere "cosa ci fai nella mia camera da letto nel cuore della notte?"

"Ehm.. be' in effetti è una bella storia."
Risponde lui.

"Parla piano, stupido, la mia famiglia dorme!" Lo riprendo sussurrando.
"Risparmiami le tue belle storie, dimmi perché sei qui e vattene." Continuo, furiosa

"Scusa, Anna, non volevo svegliarti.. Non sapevo che fossa la tua camera. Sono in un pasticcio e dovevo rifugiarmi da qualche parte. Non posso scendere ora: mi troverebbero.
Fammi stare qui un pochino.. ho bisogno del tuo aiuto." Mi supplica.

Mi sembra quasi di vedere i suoi occhi grandi e castani che mi fissano.

"Quindi delle persone, che non so chi siano o cosa vogliano da te, ti inseguono e tu sei entrato in una camera a caso per nasconderti? Sai che ti potrei denunciare vero?" Gli domando.

Lui si siede ai piedi del mio letto, sospirando. I miei occhi si stanno abituando al buio perciò ora distinguo i suoi lineamenti perfetti.

"In realtà non sono entrato in una stanza a caso.. sapevo che era la tua." Ammette.

Sono confusa: "Ma allora lo sapevi o non lo sapevi che questa è la mia camera?"

"Sapevo che era una stanza della tua casa, ma non sapevo che fosse proprio la tua camera da letto."

Ormai ho rinunciato a capire questo concetto e passo ad altro: "Da cosa stai scappando?"

Lui sembra nervoso, si muove sul mio letto e abbassa lo sguardo: "Non è proprio una bella cosa di cui parlare.. Devo dei soldi a delle persone ma non li ho e loro li vogliono avere con le buone o con le cattive."

A queste parole il panico mi gela le vene e rimango paralizzata, mentre il mio cuore sembra aver deciso di correre una maratona.
Sento la paura farsi strada dentro di me, insieme a ricordi molto brutti, mentre un nodo mi stringe la gola.

"Cameron, dovresti andartene ora. Non voglio avere nulla a che fare con questa storia e poi se mia mamma trova un ragazzo in camera mia di notte mi fa a fettine e mi butta in un cassonetto. Ti prego vai via." Dico mentre esco dalla mia camera e mi dirigo verso la porta di casa, sperando che mi segua.

"Calma, ora me ne vado.. non serve che ti scaldi tanto.." commenta lui alle mie spalle.

Mi volto per guardarlo: pessimo errore.

Cameron lì, fermo, in mezzo al mio corridoio è una scena assurda, ma in qualche modo tremendamente perfetta.

Mi sta fissando con uno sguardo indecifrabile: è preoccupato perché non sa dove nascondersi? È ferito perché lo sto mandando via in modo freddo? È in difficoltà perché si trova in casa mia, di notte, mentre poche ore fa gli ho detto che non volevo avere niente a che fare con lui? O è qualcos'altro?

Sembra smarrito, ed è strano per uno come Cam: lui sa sempre cosa fare, cosa dire, come comportarsi.. perché ora no?

"Anna io.." comincia, ma si blocca.

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