Need U.

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«Se non ti avrò io, non ti avrà nessuno.»

Queste parole continuano a ripetersi nella mia testa e ogni volta mi vengono i brividi.

Cosa intendeva dire?

Se non lo amerò mi ucciderà?

Potrebbe arrivare a tanto?

Beh, a quanto pare i suoi limiti sono ben diversi dai miei.

Ha ripreso a guidare e io fisso la strada mentre usciamo dal parcheggio e passiamo dove poco prima abbiamo avuto lo scontro con quell'uomo.

La sua macchina non c'è più e immagino sia andato a chiedere aiuto.

«Mi avresti uccisa per salvarti la pelle?» non posso fare a meno di chiederlo, devo sapere dove sarebbe arrivato.

Sospira e picchietta le dita sul volante.

«E' una domanda così stupida. Certo che non lo avrei fatto, non ti ucciderei per nessuna ragione al mondo, neanche per salvare la mia vita. L'ho detto solo per farlo arrendere senza bisogno di sparare, ma lui è stato tanto stupido da pensare che tu potessi fargli da scudo quando era due volte te. Potevo benissimo sparare lui senza colpire te e l'ho fatto.» dice e non riesco ad impedire al mio cuore di accelerare. Lo guardo e lui si tortura il labbro inferiore rendendolo arrossato.

«Allora perché hai una pistola?» chiedo e lui accenna un sorriso.

«Per motivi come quello di stasera. Per proteggere me e te.» risponde semplicemente e poi svolta in un vicolo e parcheggia.

«Dormiremo qui. Tra qualche ora sorgerà il sole e ho bisogno di riposare e anche tu.» scende dalla macchina e apre il mio sportello per poi farmi risalire in macchina ma sui sedili posteriori. Entra anche lui e si assicura che ci sia la sicura in tutti gli sportelli e si distende premendo la schiena sullo schienale e lasciando il fianco ferito sopra.

«Stenditi.» mi incinta e mi trovo costretta a farlo. Gli do le spalle e mi stendo nel piccolo spazio rimasto.

Mi afferra il polso sinistro e mi lega la manetta per poi legare l'altra al suo polso sinistro.

«Adesso posso dormire sapendo che non scapperai e non rischierai di essere stuprata da un verme qualsiasi.» sospira e posso sentire il fiato sul mio collo. Rabbrividisco.

Poggia il braccio intorno alla mia vita e prova ad intrecciare le dita della sua mano con la mia ammanettata alla sua, ma glielo impedisco.

Già la situazione è al quanto strana e imbarazzante.

Come potrò mai dormire in questo modo?

Il mio cuore continua a battere forte e sento lo stomaco contorcersi mentre lui mi accarezza piano, procurandomi altri brividi.

Vorrei staccarmelo di dosso, evitando di sentire tutte queste sensazioni alla bocca dello stomaco e nel petto, ma come posso farlo se sono ammanettata a lui?

«Rilassati.» mi sussurra, notando la mia tensione. Mi porta ancora più vicino a lui e le sue labbra solo ad un soffio dal mio collo. Inizio ad ansimare, sentendomi così fuori posto.

«Potresti evitare di fare così?» dico, cercando di essere pungente.

«Così come?» mi chiede e riesco a sentire il suo sorriso.

«Di stringermi o respirarmi addosso. Non ce la faccio a stare così.» faccio per alzarmi, ma mi blocca per poi gemere a causa del dolore che prova alla ferita.

«Stai cambiando rispetto al primo giorno con me. Non mi temi più. Perché?» mi chiede e io ingoio rumorosamente, spiazzata. Ha ragione, sono più forte, ma questo non significa che non ho più paura di ciò che è capace di fare, anzi.

«Semplicemente ho capito che mostrandomi debole non risolvo niente.» rispondo e lui tira la manetta che ci unisce facendo in modo che mi giri verso di lui. Mi metto sull'altro fianco anche se la manetta rende tutto più difficile.

«Pensi di non mostrarti debole rispondendomi male o mostrandoti senza paura? Ho visto i tuoi occhi mentre impugnavo quella pistola. Sei sempre la stessa di qualche giorno fa, non pensare di potermi tener testa fingendoti insensibile.» i suoi occhi trafiggono i miei e improvvisamente non mi ricordo più come si respira. Stringo le labbra e sbatto le palpebre, non sapendo che rispondere. So che ha ragione e non ho intenzione di ribattere.

Mi accarezza il volto e mi sento come se mi stesse dando un pugno allo stomaco.

«Non hai bisogno di cambiare per proteggerti, io non voglio farti del male, non più. Semplicemente mi sono reso conto che non posso lasciarti andare e per più di un motivo.» mi dice e torno a respirare, anche se affannosamente.

«Perché non vuoi finire in carcere.» dico e lui accenna un sorriso.

«Anche, ma soprattutto perché mi sono reso conto che ho bisogno di te come allora, mi sono reso conto che non volevo vendicarmi, volevo soltanto riaverti.» sento che gli è difficile ammetterlo, si capisce dalla sua voce, dal suo sguardo, dal modo in cui evita di guardare direttamente i miei occhi.

«Ma io ho bisogno di andare a casa, lo capisci?» sento le lacrime agli occhi. Non posso restare qui solo perché fa comodo a lui. Non voglio passare il resto della mia vita così, scappando dalla polizia e rinchiusa in un'auto o in una casa sperando che non diventi violento di nuovo e non mi uccida.

La sua mascella diventa più marcata e i suoi occhi si chiudono mentre sospira.

«Smetterai di averne bisogno.» afferma, convinto. Tolgo la sua mano dal mio viso e trattengo il pianto imminente.

«Non puoi pretendere che dimentichi la mia famiglia perché tu mi vuoi solo per te. Io non posso vivere così.» sento il petto alzarsi e abbassarsi troppo velocemente. Il suo sguardo si incupisce e tutta la dolcezza che prima trapelava dal suo volto è scomparsa.

«Invece lo farai, che ti piaccia o no. Adesso dormi.» mi istiga e io gli do di nuovo le spalle, rifiutandomi di farmi vedere piangere ancora.

E' solo un egoista e io non posso stare alle sue regole. Non posso sacrificarmi per una persona che non vuole altro che il suo bene.

Se davvero ama chi pensa io sia, perché non mi lascia libera?

La sua è solo una folle ossessione, non ha niente a che vedere con l'amore o il bene. Semplicemente vede in me l'unica che potrà mai sopportarlo, ma non è così. Io non ce la faccio a sopportare i suoi sbalzi di umore e il suo ossessivo bisogno di me.

Semplicemente io non sono una bambola, ma una persona.

E tutto questo è malato.

Dopo un paio di ore nel silenzio, lui decide che è ora di ripartire. So bene che nessuno dei due ha dormito, troppo presi dai nostri pensieri.

Ci risediamo davanti e lui mi obbliga a tenere un cappuccio in testa nel caso qualcuno mi veda dai vetri.

Durante il viaggio l'unico suono che si sente è la radio che trasmette musica rock che perfora i timpani.
I suoi occhi mi scrutano ogni cinque minuti e sembra molto pensieroso. Non ha risposto neanche quando gli ho chiesto di chiudere la radio perché detesto questa musica.
E' più strano del solito, ma preferisco non badarci. Avra' l'umore storto perché non voglio restare qui con lui o per qualche assurdo motivo.

«Chi sei veramente tu?»

Spezza improvvisamente il silenzio.
A quella domanda il mio cuore sprofonda e posso dire di aver più paura adesso che in qualsiasi altro momento.

The Mistake [Z.M.]Where stories live. Discover now