- Potrei farti la stessa domanda. Io almeno indosso il pigiama. - commentò lui, acido e schizzinoso come sempre. Accese la luce e a quel punto mi ritrovai a battere le palpebre come un idiota mentre mi appoggiavo ai fornelli.

- Sei uno straccio ... ti ho visto sgattaiolare fuori con Chris e quella bottiglia. Americani ubriaconi. - butto lì dalla sua posizione sopraelevata. Se ne stava seduto sul bancone come una cornacchia rompipalle ed impicciona che osserva ogni cosa.

- Per fortuna ci sei tu che risollevi la situazione allora! Scusami se non me ne sto chino su una tazza di thé come un vecchio allettato. - lo presi in giro gustandomi quella smorfia di disappunto che appariva sempre sul suo bel viso ogni qualvolta si sentiva contestato. - preparami un caffè, ok? Non riesco a muovermi come dovrei. -

- Certo, come no. Sei sempre stato così gentile con me, come negartelo ... - Kevin mi fulminò con lo sguardo ma alla fine scese dal bancone e si diresse verso la macchinetta del caffè – senti ... quel tipo, quel Wayne ... cosa c'entra con Celine? -

Sospirai, non ero dell'umore adatto per prendermi gioco della coppietta dell'anno, la mia testa sembrava essere scossa da un martello pneumatico che scavava ogni secondo sempre più in fondo. Lo guardai ed il suo viso era serio, in evidente attesa che parlassi.

- E' per questo che non riesci a dormire, inglesino? Non mi dire ... eppure è opinione comune che siete dei tipi molto freddi voi. - risi appena – ti stai crucciando per il passato burrascoso e sconosciuto della tua dolce metà, è così? -

Kevin fece spallucce, incredibilmente non cedette alle mie parole provocatorie quella sera. Forse la sua sete di conoscenza era più forte della rabbia che la mia risposta doveva aver scatenato in lui. - Senti, vuoi il tuo caffè? Voglio soltanto conversare mentre te lo preparo e finisco di sorseggiare il mio thé. Che c'è di tanto sbagliato? -

Come se potessi bermela. Lo guardai, lasciando scivolare il mio sguardo lungo il suo corpo tonico fasciato alla perfezione dalla tuta blu che aveva messo a mo' di pigiama. Era bello e lontano come un'aquila che vola dieci spanne sopra al resto, era irraggiungibile e fiero, eppure adesso aveva bisogno di una risposta, così forte era la sua necessità da spingerlo a rivolgersi a quello che poteva considerarsi il suo peggior nemico in quella casa.

- Dovresti chiedere a lei, Kev. Non sono mai stato un uomo magnanimo ... non la libererò dai suoi peccati privandola della possibilità di essere sincera almeno una volta nella vita. Se ci tiene davvero a te alla fine te lo dirà. - dissi con il mio solito tono insolente – eppure sappiamo entrambi che non lo farà ormai ... è andata troppo avanti. Mi sa che sono proprio io la tua ultima speranza di penetrare il segreto. - usai quelle parole pronunciandole con un tono più incisivo degli altri.

Kevin era pallido adesso, mi avvicinai a lui, approfittando di quello stato di confusione che sembrava averlo pervaso.

- Fai sempre un buon odore, sai? - sussurrai a qualche centimetro dal suo collo nascosto appena dal colletto della t-shirt. Lo annusai, inebriandomi un po'.

- Vorrei poter dire la stessa cosa di te ... - la voce di Kevin era bassa e roca, i suoi occhi chiari brillavano di cose che era meglio non pronunciare mai ad alta voce mentre mi fissava con insistenza le labbra. Risi piano, gustandomi la confusione più totale fare capolino sul suo bel volto.

- Sono parecchio ubriaco, Kev, e un sacco su di giri, sai? Potrei far finta che lo fossi anche tu ... ti prometto che non ti giudicherei ... siamo da soli qui e lo so che non ti dispiacerebbe lasciarti andare per un po' ... - le mie labbra erano a poco meno di qualche centimetro da lui, sentivo il suo respiro farsi pesante sul mio viso – ti farei provare delle sensazioni che quella bambina che ti aspetta in stanza non sa neppure cosa siano ... - rincarai la dose inchiodando i miei occhi ad i suoi, erano del tutto persi, come se la sua coscienza fosse stata spedita a dormire. Ne approfittai, feci quello che desideravo fare da giorni e giorni, mi umettai le labbra prima di lasciar vagare la mia lingua lungo la sua mandibola chiara e perfettamente simmetrica. Quel tratto del suo viso mi aveva sempre fatto impazzire, tanto che adesso lo stavo assaporando con gusto, sporcando la sua pelle di saliva e lasciando segni rossi dove le mie labbra si erano appoggiate per succhiare con forza. Sentii le mani di Kevin stringermi con forza la vita mentre chiudeva gli occhi e si lasciava andare all'oblio delle mie carezze. Afferrai i suoi capelli con poca eleganza, spingendo la sua testa all'indietro, adoravo anche il suo collo, era così pallido e delicato ... lo leccai, immergendo il mio volto con violenza nell'incavo, lo baciai, morsi, succhiai. Kevin era senza fiato ed io non avrei resistito ancora per molto. L'avrei preso lì, sul bancone della cucina senza pormi neppure una domanda, stavo per spingerlo contro il marmo freddo quando il rumore della moca che veniva fuori dalla macchinetta ci riscosse entrambi.

The WayrightWhere stories live. Discover now