- Può darsi, lui ha sempre avuto uno strano modo di fare, contorto ... - ammise ma il suo sguardo sembrava più rilassato di un minuto prima – sai, io rimprovero spesso mio figlio per il modo in cui parla di lui ... ma so che non è il solo a pensare quelle cose e forse, se a lui fosse importato di farsi amare, si sarebbe comportato in modo diverso con molti di noi ... –

- Era un uomo strano – dovetti ammettere lasciandomi andare nei ricordi – ma non credo che fosse davvero intenzionato a ferire qualcuno. –

- Lui non ha mai detto neanche questo – mormorò, io annuii - ora capisci cosa intendo ... qui non troverai molti aneddoti di vita serena e familiare... non ci saranno nostalgiche gite nei ricordi di infanzia, qui nessuno ricorda volentieri il giorno precedente. –

- Non sono un ragazzino – risposi – so qual é il senso di questo discorso, posso accettare che mio padre possa essere un uomo diverso da quello che ho sempre creduto. –

Lui mi osservò ancora e per la prima volta da quando lo avevo incontrato sorrise, un sorriso rilassato e calmo, in quel momento parve davvero Richard.

- Ho parlato con Monica di te qualche giorno fa, abbiamo parlato molto, non possiamo darti dei bei ricordi con cui arricchire i tuoi ma ... vorremmo provare a creare un legame adesso, se per te va bene ... –

Io restai stupito da quella frase, non mi ero accorto di quanto volessi sentirmelo dire se non dopo che le mie orecchie udirono quelle parole. Ero emozionato, mi limitai ad annuire frettolosamente.

- Piacerebbe anche a me ... insomma ... voi ora siete tutto quello che resta della mia famiglia. – farfugliai.

Mi tese la mano ed io la strinsi, poi mi sollevai – grazie Norman. –

- Grazie a te Nikolaj per aver avuto pazienza con noi ... –

- Ora vado ... ho del lavoro da fare. – lo informai.

Uscii dallo studio molto più leggero di quanto mi aspettassi, forse per la prima volta qualcuno aveva fatto un passo verso di me, potevo davvero dare inizio a qualcosa. Poi un ricordo si infilò prepotente nella mia mente "Perché non scrivi un diario? Sei uno scrittore".

Matt, anche lui mi aveva teso la mano, l'unico che nel momento in cui nessuno sembrava sopportare la mia vista mi ha convinto a restare e a guadagnarmi un posto in quella casa e in quella famiglia. Mentre attraversavo il corridoio per raggiungere la mia stanza gettai distrattamente lo sguardo in direzione della sua porta. Mi bloccai, era socchiusa, ero convinto fosse andato fuori con gli altri invece dovetti ricredermi appena notai un ombra attraversare la stanza. Senza neanche volerlo mi bloccai osservando l'interno della camera, doveva aver fatto la doccia da poco. Aveva i capelli bagnati e gocciolanti, il corpo esile era coperto unicamente dall'asciugamano assicurato in vita, stava cercando qualcosa nel cassetto. Ad un tratto con un movimento rapido fece scivolare a terra il telo, poi tirò fuori un paio di boxer dal cassetto. Non sarei dovuto restare lì, lo sapevo, ma rimasi come incantato da quella visione, da quel corpo pallido e perfetto, lo osservai infilarsi l'intimo e dopo poco voltarsi verso la porta. Non rimasi abbastanza però da sapere se mi aveva visto o meno.

Mi gettai in una corsa frenetica vero la mia camera, spalancai la porta e la richiusi rumorosamente alle mia spalle. Mi getti sul letto mettendomi il pc davanti e sforzandomi di concentrarmi il più possibile su un articolo che avevo da scrivere. Ad un tratto sentii bussare, un brivido mi percosse il corpo.

- Avanti – dissi debolmente.

La porta si aprì e Matt entrò nella camera, aveva la sua solita espressione tranquilla sul viso, mi sorrise ed avanzò nella stanza.

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