- Dammele, guido io. - Luis si appropriò delle chiavi, poi si rivolse bruscamente a mia madre – smettila di frignare tu, cerca di renderti utile una volta tanto e chiama Reynolds ... digli che sono profondamente dispiaciuto ma stasera non potremo raggiungerli al molo per la cena. Sii gentile e spiegagli bene la situazione. Ne va del futuro di tuo figlio. -

Una rabbia assurda mi montò in corpo, odiavo quando parlava in quel modo a mia madre, lo detestavo con tutta la forza che avevo dentro. Strinsi Rachel a me e l'aiutai a stendersi sui sedili posteriori dell'auto, non voleva lasciarmi così rimasi accanto a lei. Tremava appena, ma quando incontrai il suo viso mi stupii di trovarlo sereno.

- Sei totalmente fuori di testa ... provocarti un taglio del genere soltanto per mandare a monte una cena che nella migliore delle ipotesi sarà soltanto rimandata di qualche giorno. -

Rachel abbozzò un sorriso – lui non ha tutto il potere, Ty ... quand'è che abbiamo smesso di lottare? -

Non lo sapevo, avevamo smesso e basta, perché crescere significava anche acquisire nuove consapevolezze, la maggior parte di queste ci aveva fatto capire quanto fossimo piccoli e privi di volontà di fronte al Marine autoritario e privo di scrupoli che ci ritrovavamo come padre. Scappare di casa non era servito, alla fine le suppliche di mia madre mi avevano riportato indietro, non potevo lasciarle da sole con lui ... non potevo guadagnarmi il paradiso quando le uniche persone al mondo alle quali tenevo stavano ancora vivendo l'inferno.

- Questo intoppo non ci voleva. Spero che Reynolds non interpreti male questa nostra assenza. Hai idea di quanta gente ogni giorno gli chieda favori del genere? Ma non preoccuparti, Ty, troveremo il modo di farci valere noi due ... nonostante le donne siano un continuo impiccio alla carriera, come ben puoi vedere da te. Riusciremo a superare anche questa. Perché quando un Bradbury vuole qualcosa la ottiene! - Luis guidava e continuava a conversare con se stesso. Vedevo la sua sagoma davanti a me, la sua testa, i capelli lunghi appena poco più di qualche centimetro, le sue spalle possenti che sporgevano appena dal sedile del nostro suv. Sentii il mio corpo sollevarsi appena, i miei muscoli tendersi, non stavo respirando, i miei occhi erano puntati sul suo collo mentre il mio avambraccio sfiorava la sua camicia bianca senza che riuscissi a fermarmi. Sarebbe stato facile afferrarlo alla gola e premere fino a farmi male, avrebbe urlato un attimo, poi la pressione sarebbe stata troppo forte. Immaginai la macchina che sbandava, i fari delle altre auto avvicinarsi velocemente verso di noi, poi l'impatto. La sua testa che sbatte contro il parabrezza ed il sangue ed il vetro ...

- Non ci pensare neanche. - Rachel mi strinse la vita con il braccio buono e quel tocco pose fine alla mia visione. Ripresi il fiato, aprendo e chiudendo i pugni per calmarmi.

Mi accasciai sul sedile e smisi di pensare alla morte di mio padre.

Un paio di ore dopo tornammo a casa, il taglio di Rachel era poco profondo ma molto ampio, le furono dati venti punti e sapevo dentro di me che ogni lacrima versata dal dolore della sutura la doveva unicamente a me. Mio padre si chiuse in stanza, ero certo che avrebbe chiamato personalmente il suo amico per spiegare e di certo esagerare gli eventi di quella sera. Lasciai mia sorella con mia madre che ci aspettava sul portico bianca come un cencio.

- Ty, stai uscendo? - mi chiese prima di rientrare con Rachel sotto braccio.

- Sì, ho bisogno di una boccata d'aria. -

In parte era vero, non potevo passare la notte fuori com'ero solito fare, ma avevo bisogno più di una semplice boccata d'aria. Avevo bisogno di violenza, volevo far del male a qualcuno per sentirmi meglio. Catarsi. Ecco di cosa si trattava. Presi la strada verso i bassifondi di South Gate, sarei andato a trovare Lex, lo seppi quando i miei piedi mi guidarono verso le strade fatiscenti che portavano a casa sua.

The WayrightМесто, где живут истории. Откройте их для себя