Le sue lacrime mi scivolarono tra le dita, continuava a muoversi, cercando di nascondersi il viso con le mani, la strinsi forte a me, la sua schiena si alzava ed abbassava, scossa da singhiozzi.

- I-io credevo ... che lui volesse soltanto un abbraccio ... - sussurrò tra un gemito e l'altro.

Trattenni il respiro mentre un'ondata di pura rabbia mi percuoteva da cima a fondo. - Chi? Chi è stato, Rachel? Chi ti ha fatto questo? -

- S-suo nonno è morto ed io volevo consolarlo, solo che lui ... lui ha provato a mettermi le mani addosso. Mi ha picchiata ed io ... io ... -

- Porca puttana, Rachel, chi è stato? - urlai, bloccandole il viso sporco di mascara e lacrime tra le mani. I suoi grandi occhi azzurri erano arrossati. - dimmi chi è stato! -

Prese un profondo respiro – C-chris ... Chris Wayright ... -

Ero fuori, mi ritrovai a correre lungo il vialetto senza sapere come ci fossi arrivato. Non vedevo nulla, eccetto la strada davanti ai miei piedi. L'avrei ucciso, gli avrei fatto rimpiangere il giorno stesso in cui era stato messo al mondo da quella troia di sua madre. Non mi importava cosa sarebbe successo dopo, nessuno toccava mia sorella senza il suo consenso.

Sbattei un pugno sul citofono dei Wayright e lasciai la mano lì fino a quando non ricevetti una risposta.

- Chi è? - chiese una voce strascicata.

- Il vicino. Ho bisogno di parlare con Chris. - dissi con il respiro mozzo. Sentivo le mani formicolarmi, avevo bisogno di fargli del male per potermi sentire meglio. Soltanto così forse sarei riuscito a trattenermi.

- E' in preghiera ... mi dispiace, puoi tornare più tardi? -

- Digli che pregare non gli servirà a niente e rimandare la sua condanna a morte non farà altro che renderla ancora più violenta e perentoria. - sussurrai parlando lentamente per evitare di urlare. - quindi mandamelo fuori adesso. -

- Senti, non sono mica il fottuto maggiordomo dei Wayright! Anzi a dirla tutta non volevo neanche venirci in questa fogna di città, quindi lasciatemi tutti in pace. -

- Bastardo! Non chiudere! - era troppo tardi. Aveva staccato. Non importava, niente mi avrebbe fermato, neppure un cancello in ferro battuto alto tre metri e largo il doppio. Con un balzo mi issai sulle guglie appuntite, cercando di trovare l'equilibrio con le mani ben strette intorno alle sbarre. Feci forza sulle braccia ma a quel punto dei passi che ben conoscevo mi fecero arrestare.

- Tyler, cosa stai facendo esattamente? -

La voce bassa e allo stesso tempo perforante di mio padre mi fece tremare. Mi lasciai andare all'indietro atterrando un attimo dopo a terra proprio a poco più di un metro di distanza da lui. Luis Bradbury era alto e muscoloso, con due spalle massicce ed un viso piuttosto duro. Portava i capelli leggermente brizzolati rasati, gli occhi chiari brillavano di intelligenza mentre mi fissava da cima a fondo.

- Ehi, papà ... -

Sorrise, poi si avvicinò a me e mi diede una scompigliata di capelli. Odiavo quel gesto, lo detestavo dal profondo del cuore, non mi piaceva essere toccato, soprattutto da uno come lui.

- Allora? Stavi andando a trovare i Wayright via aerea? - il suo tono era scherzoso, ma sapevo che voleva una risposta seria nel giro di qualche secondo.

Risi, facendo finta che quella battuta di merda mi avesse divertito. - Beh, stavo giocando a basket qui fuori e la palla è finita nella loro proprietà. Ormai ci hanno fatto l'abitudine, mi hanno praticamente dato il permesso di intrufolarmi a mio piacimento nel loro giardino quando succede. -

The WayrightWhere stories live. Discover now