PROLOGO

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Si era assentata per pochissimo, aveva mollato l'incantesimo per un secondo, aveva ceduto alla fatica per un attimo, ma già un leggero soffio freddo le raggiungeva il collo. Scossa da un brivido riprese a recitare la formula per intrappolare quel gelo che altrimenti avrebbe portato al congelamento di tutte le terre conosciute. La litania si alzava a mano a mano sempre più forte eppure quel senso di oppressione, quel brivido freddo e quella specie di ansia non accennavano a diminuire, al contrario, nella stanza, a mano a mano che l'incanto veniva pronunciato, la temperatura si abbassava. Un botto improvviso fece esplodere in mille schegge di ghiaccio lo strato sottile di magia che separava il Freddo dalle sue amate terre. La ragazza venne scaraventata a terra dall'improvvisa onda d'urto ed una nuvola di fumo azzurro-biancastro si espanse a macchia d'olio nella stanza circolare. La giovane fece appena in tempo a spostarsi dal centro freddo della camera prima che l'onda di gelido fumo la investisse. Doveva scappare, avvertire tutti che il Freddo stava tornando, che il mondo stava per sprofondare nuovamente nel buio per mano del Re, ed era colpa sua.

Iniziò a correre. Spalancò il portone di pietra con un incantesimo perché il Freddo ne aveva già congelato i cardini. Sentiva le sue braccia, le sue gambe e la sua faccia rigidi e formicolanti. Le dita rosse si muovevano ritmicamente per aprire le porte al suo passaggio. La nuvola chiara riluceva di moltissimi cristalli l'uno diverso dall'altro. La ragazza correva e correva, a volte si voltava per accertarsi di non essere stata raggiunta. Il suo morbido abito azzurro e blu si stava appesantendo per via degli innumerevoli cristalli che si stavano via via formando intrecciati fra i filamenti del tessuto. Un' ombra scura passò sul volto della ragazza quando vide una figura nell'alto del cielo sorretta da un blocco di ghiaccio luminescente.

Iniziò a correre con più vigore uscendo finalmente dalla zona centrale e trovandosi nel corridoio della torre. Correva a perdi fiato, tutte le volte che espirava piccole nuvolette si innalzavano dalla sua bocca. Iniziò a percorrere una scala che si avvolgeva su se stessa a spirale e che dal lato interno aveva un cortile circolare. La giovane si fermò un attimo, giusto il tempo di vedere che il pesante fumo colava dalle grandi aperture del loggiato che dava sul cortile interno della torre. Si ritirò appena in tempo per evitare un versamento di nebbia che, ricadendo, stava per colpirla in pieno. Riprese a correre. Non poteva e non voleva permettere che le terre congelassero per una seconda volta, e non a causa sua per giunta. Si convinse che sarebbe riuscita ad impedire il disastro e forse a diventare un'eroina per i popoli che vivevano intorno al cratere.

Inciampò in un gradino ed un rivolo rosso scese dal suo braccio creando una smorfia sul suo viso. Riprese a scendere, ma si accorse che le mancava troppo per riuscire a farcela, il fumo era già quasi arrivato al cortile interno della torre e lei era solo a metà della lunga scalinata.

Strappò il bellissimo abito accorciandolo e si lanciò nel vuoto pronunciando lettere apparentemente casuali, ma che in realtà erano una formula. La parte di vestito strappata e lasciata cadere dalla ragazza si gonfiò a dismisura, assorbendo parte del fluido e facendo atterrare la ragazza su di un morbido cuscino. Appena a terra ricominciò a correre nel buio corridoio che portava al grande salone di benvenuto, appena prima dell'anticamera e della Lente con la quale avrebbe avvisato tutti di mettersi in viaggio verso il Mare. Iniziò a percorrere una scalinata laterale dell'ampio salone in stile gotico e, arrivata alla fine di questa, cadde a terra rovinosamente rompendosi un labbro e segnandosi una gamba. Si rialzò subito e ricominciò a correre lanciando un rapido sguardo dietro di se, tutto era ghiacciato. Entrò urlando nella rosea anticamera, stringendo gli occhi e colpendo a forza la porta che spalancò supportata da un incantesimo.

Era sull'ampia terrazza della Lente. Afferrò la grossa lastra di cristallo e ci alitò sopra disegnando poi sulla condensa un occhio ed un orecchio. Disse una semplice frase che risuonò in tutto il Cratere intorno alla Rocca come una minaccia, si espanse in tutta la steppa circostante come un avvertimento e superò i confini delle terre conosciute come un segnale .- Il Freddo è tornato!- Una minaccia di morte, un avvertimento di pericolo ed un segnale di guerra. Si voltò soddisfatta, felice di aver salvato la gente che abitava la pianura, felice di aver compiuto il suo dovere da Fiocco di Neve giusto in tempo prima di morire, ma addolorata perché la consapevolezza di non essere stata all'altezza di chi prima di lei aveva assunto quel compito e per la consapevolezza che non avrebbe mai più rivisto il ragazzo che aspettava.

Si voltò e vide un'onda di fumo biancastro prenderla in pieno e riversarsi nel Cratere. Solo una statua di ghiaccio era rimasta al suo posto. Immobile davanti all'immensità della landa desolata che si stendeva a perdita d'occhio intorno al Cratere. Un uomo vestito di una bianca tunica e con candidi capelli si avvicinò alla statua e sussurrò con voce allegra, giocosa, quasi eccitata dall'emozione, una frase -Anche quando lo pensi morto, il cuore ritorna a vivere- Il ghiaccio che ricopriva la statua scricchiolò e l'uomo scoppiò in una risata che echeggiò cristallina nelle lande ghiacciate che circondavano la Rocca sul Cratere.



\(°0°)/ LE POCHE RIGHE DI GAIA \(°0°)/

Storia pensata fin troppo tempo fa, mi sono decisa a scriverla, finalmente e spero vi piaccia, non che per ora ci sia molto da valutare... 

Cosa ci si deve aspettare da questa storia? Tanti problemi che non esistono, sconsolatezza e il protagonista che mannaggia a lui io lo odio tantissmo.


Fiocco di NeveWo Geschichten leben. Entdecke jetzt