Si alza dalla sedia e si avvicina provando a toccarmi.

Prima che possa riuscirci, lancio il piatto che si trova affianco a me e urlo, «Stai lontano da me!».

Ormai non ho più paura delle sue reazioni perchè sono stanca.

Sono stanca di essere presa in giro ed essere usata.

Sono stanca di essere sempre la succube.

«Ascoltami, non ti farò più del male, te lo prometto. Ti tratterò bene, ti farò mangiare, lavarti, cambiare i vestiti, ti comprerò tutto quello che ti piace e...» mi sorride provando a calmarmi.

«Non voglio niente da te! Devi starmi lontano!» continuo a gridare, mentre il mio petto si squarcia e sento la testa scoppiare.

Resta in silenzio e mi fissa, con lo sguardo vuoto.

Prendo uno dei cuscini e glielo lancio sul petto.

«Vattene!» combatto con i singhiozzi che bloccano la mia gola e boccheggio.

Abbassa lo sguardo, raccoglie il cuscino e lo rimette sul letto per poi prendere i cocci del piatto che ho rotto ed andare via mormorando un, «Mi dispiace».

Chiude la porta alle sue spalle e io inizio a piangere più forte, come ho potuto credergli?

Sono davvero ingenua come mi ripeteva sempre mia madre.

Diceva che sono come lei, che credo troppo nelle persone e che confido sempre nel poterle migliorare.

Sono sempre stata convinta che ogni persona nasconda un lato buono, ma da ora in poi non ci crederò più.

Ho imparato cosa significa davvero essere una persona malvagia e irrecuperabile.

Non sbaglierò mai più in questo modo, non mi fiderò mai più di Zayn.

Mi piego fino ad arrivare alla manetta e disperatamente cerco un modo per liberarmi, ma è tutto inutile.

Tiro un urlo di rabbia e mi butto sul letto piangendo così forte da sentire il petto in fiamme.

Come tornerò a casa?

Come farò a riprendere la mia vita?

Respiro a fatica e lascio che tutto il dolore, la rabbia, la paura, il rancore, esca dal mio corpo, lentamente.

Aspetto che il tempo mi svuoti e mi renda più forte per sopportare tutto questo.

Non credo, però, di poter sopportare ancora tutta questa situazione.

Non crede di poter reggere ancora i cambi d'umore di Zayn.

Le sue torture.

Le sue bugie.

I suoi crolli emotivi.

Sono soltanto un essere umano.

Come posso reggere tutto questo peso sulle mie spalle?

Come posso mantenere la speranza che tutto questo cambi?

Zayn mi lascia da sola per un paio di ore e ringrazio dio che lo abbia fatto. Non avrei retto la sua presenza qui.

Vorrei tanto non vederlo mai più.

Vorrei non essere mai rimasta per lui.

Vorrei non averlo salvato dalla morte.

A quest'ora starei già a casa, dalla mia famiglia, felice di essere viva e salva da un pazzo.

E invece...

Quando entra nella stanza ormai è quasi sera e io non ho per niente voglia di sentire la sua voce o vedere il suo corpo ancora affaticato che cammina per la stanza.

Ma purtroppo non ho molta scelta.

«Ti porto in bagno.» dice semplicemente e mi slega per poi prendermi la mano e portarmi in bagno. Io resto in silenzio, senza neanche avere la forza di guardarlo in faccia.

Urino e poi mi lavo le mani e il volto.

«Puoi fare una doccia, io ti aspetto qui fuori. Ho dei vestiti puliti e...ti ho comprato uno spazzolino.» accenna un sorriso e io evito di guardarlo per poi infilarmi nella doccia e chiudere la tenda. Mi sfilo il vestito e il reggiseno e li porgo a Zayn cacciando il braccio fuori dalla doccia.

«Ancora non indossavi gli slip?» chiede e io non rispondo, già sa la risposta. Non li porto da quando lui mi ha dato il mio primo vero orgasmo, non sono riuscita più a trovarli, forse sono stati lanciati sotto il letto per sbaglio.

Apro il getto della doccia e mi sento immensamente sollevata. Non mi lavo così da quasi una settimana e sentire di nuovo l'acqua scorrermi addosso mi da un immenso piacere. Uso il bagnoschiuma che trovo all'interno della doccia e lo shampoo e mi godo quei pochi attimi di tranquillità.

«Facevamo spesso la doccia insieme, ricordi? Ti piaceva tanto che fossi io a insaponarti, anche se poi finivamo sempre per fare altro.» ride leggermente e mi vengono i brividi. Chiudo il getto della doccia, evitando di pensare a mia sorella e il mio rapitore che fanno sesso nella doccia, e allungo un braccio per avere un'asciugamano.

«Tieni.» dice e prima di lasciarmi la mano, la bacia.

Sospiro per il gesto e infilo l'asciugamano per poi uscire dalla doccia.

Il suo sguardo addosso mi mette ansia e soggezione.

Non voglio che lui mi guardi quasi nuda, vorrei che sparisse per sempre dalla mia vita.

Si avvicina e sta per accarezzarmi, ma io indietreggio all'istante, indurendo la mascella.

«Okay, lo so, ti avevo promesso di lasciarti andare, ma non posso. Sto provando a trattarti bene quindi, per favore, non comportarti così.» ah, quindi adesso sono io quella che deve comportarsi bene? Sto sbagliando ad odiare il mio rapitore? E' così assurdo quello che sta dicendo che non ho neanche la forza di ribattere.

«Puoi darmi dei vestiti puliti, per favore?» dico ironica e lui sospira per poi porgermi dell'intimo nero di pizzo, un jeans e una maglia a maniche lunghe blu ed infine delle scarpe da ginnastica.

Li prendo e mi infilo gli slip da sotto l'asciugamano.

«Puoi girarti?» chiedo e lui alza gli occhi al cielo prima di eseguire. Tolgo l'asciugamano e infilo il reggiseno e infine tutto il resto.

«Posso?» mi chiede e io gli do il consenso. Mi guarda e sorride.

«Ho preso la maglia blu perché si abbina ai tuoi occhi.» mi dice e io mi bagno le labbra evitando il suo sguardo.

«Sul lavandino c'è il tuo spazzolino e nel mobile in alto il phon.» mi informa e io mi lavo i denti per poi iniziare ad asciugarmi i capelli. Quando ho finito finalmente mi sento pulita dopo sei giorni che mi sono sentita sporca, e non solo fisicamente.

«Ti ho preparato la valigia per il viaggio.» a quelle parole sobbalzo. Viaggio?

«Cosa?» chiedo, sbalordita.

«Come puoi vedere non sto ancora al massimo e anche se non ho più una crisi d'astinenza non vuol dire che sto benissimo. Ho bisogno di una mano. Andremo da un mio vecchio amico.» mi spiega e io sono senza parole.

Altre persone sanno cosa mi sta accadendo e invece di andare alla polizia aiutano questo pazzo nel compimento della sua pazzia.

«Non aver paura di me, okay? Non ti farò più del male.» mi guarda negli occhi e sembra quasi sincero, ma sono stanca delle sue tattiche.

«Io non ho più paura di te, ma questo non significa che voglio restare con te. Questa non è la mia vita e non credere che riuscirò mai a non odiarti.» le mie parole lo colpiscono e lo posso vedere dal suo sguardo che si incupisce e il suo sorriso che si trasforma in una smorfia.

«Non mi aspetto che tu mi ami, d'altronde questo non lo hai mai fatto.» afferma e la sua voce è tagliente.

«Adesso vieni con me.» e mi trascina fuori di nuovo, portandomi in un nuovo inferno.

The Mistake [Z.M.]Where stories live. Discover now