CAPITOLO XXIX

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"L'amore è una rosa
ogni petalo un'illusione
ogni spina una realtà."
(Charles Baudelaire)

Era ormai solo l'orario delle lezioni a scandire, per Hermione, lo scorrere lento e monotono dei suoi attimi consecutivi. Stava, finalmente secondo alcuni, vivendo quella vita perfetta che aveva sempre meritato e desiderato, forse. Il vento freddo era migrato a nord, portando con sé i dì e le notti di un freddo Gennaio. Poi, come una ricaduta, era tornato a prendere i giorni brevi del mese dell'amore e, guarda caso, delle maschere. Hermione li aveva vissuti quasi come se non fossero momenti della sua vita, quei giorni. Le parevano solo di passaggio, provvisori, apparivano sfocati come i ricordi di un sogno lontano nel tempo. Quella nuova vita, troppo normale, troppo perfetta, iniziava a stancarla, nel mentre che il ricordo delle avventure d'un tempo la riempiva di rimpianti. Voleva qualcosa, qualsiasi cosa, che alterasse quella monotonia costante. Era, direte voi ora, una motonia piacevole, felice; tuttavia, il succedersi costante di attimi felici altera, nella concezione stereotipata della vita negli essere umani, il significato della stessa parola "felicità". Hermione Granger era felice, voleva bene a Ronald, il suo fidanzato, sapeva che presto avrebbe ritrovato i suoi genitori, aveva con lei tutti i suoi amici..

Eppure continuava, nel suo inconscio, ad avere la sensazione che le mancasse qualcosa. Straziante, sapere che ci manca qualcosa di importante, ma non saper definire cosa essa sia. Un po' la stessa sensazione che ci prende quando usciamo di casa e ci sembra di aver dimenticato qualcosa: magari abbiamo scordato le chiavi, o abbiamo lasciato il forno acceso; ma dimenticare una persona è completamente diverso. Perchè, infatti, non era la mente di Hermione a sentire questa sconosciuta mancanza, era il suo cuore.

Anche quella mattina si era svegliata stanca, come se avesse voglia di rimettersi a dormire. Era parecchio strano per una come lei, sempre carica e pronta ad affrontare le difficoltà della vita. Mentre indossava la divisa, il rumore di un bussare richiamò la sua attenzione distolta, come di sovente in quegli ultimi tempi. Sorrise, riconoscendo il tocco ritmato.

-Ginny, arrivo!- urlò, mentre infilava nella borsa anche il libro di Antiche Rune.

Uscì poco dopo, salutando Ginevra con un affettuoso bacio sulla guancia. Presto raggiunsero Harry e Ronald e tutti e quattro si prepararono ad un'altra estenuante giornata ad Hogwarts.

Come sempre, anche quella mattina Ron ed Hermione entraroni in Sala Grande mano nella mano, mentre lui le baciava ogni tanto la chioma ribelle. Hermione si chiedeva cosa ci trovasse a baciarla sui capelli. E, soprattutto, perché si comportasse in modo così possessivo, come se tenendola stretta potesse proteggerla da qualcosa. Quella mattina, però, qualcosa si più serio irruppe nei suoi pensieri. La preside si alzò in piedi per fare un discorso ed Hermione, segretamente, sperò quasi che ci fosse qualche pericolo dietro l'angolo. Una grifondoro non può rimanere senza azione.

-Buongiorno studenti, prima della colazione vorrei dire due parole.- cominciò con tono già stanco in partanza -Come avrete saputo, un paio di settimane fa si è sparsa la notizia della fuga di alcuni mangiamorte da Azkaban.- continuò atona, mentre vedeva sui volti degli studenti comparire un'espressione che significava puro terrore. Si sentiva quasi in colpa, di dovergli dare una così brutta notizia, ma doveva farlo per il bene della scuola. Fu così che fece scontrare due volte il cucchiaino con il calice, lasciando che il rumore stridulo richiamasse l'attenzione dei presenti in sala.

-Purtroppo, abbiamo ragione di dubitare che si siano alleati.. e che stiano proggettando una vendetta contro alcuni di noi.- continuò con aria grave; mentre il suo sguardo serio, appesantito da borse nere, fingeva di vagare per i tavoli con indifferenza, ma in realtà si soffermava qualche secondo in più sul tavolo cui sedeva il Trio Delle Meraviglie.

She.Where stories live. Discover now