Capitolo 29

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Levi's pov

Appena quel moccioso bastardo mi ha annunciato la notizia, gli ho staccato il cellulare in faccia e subito mi sono diretto verso la mia auto che, senza fare cerimonie, ho azionato, premendo al massimo l'acceleratore. Ho molta paura di ciò che le avrebbe potuto fare quel piccolo bastardo . Non mi fido troppo di lui, anche se prima mi ha avvisato che stava in ospedale con Hanji.
Stringo il manubrio tra le mie mani, correndo e ritrovandomi , in pochi minuti davanti alla struttura. Prima di scendere , controllo sotto al cruscotto e tiro fuori la mia amata pistola da lavoro .

Non gli potrò fare nulla là dentro, ma fuori sì.
Scendo dall'auto , chiudendo subito la porta e dirigendomi all'interno.
Se le ha fatto qualcosa gli farò il culo a strisce. Poco ma sicuro.
Mi guardo intorno, fermando il primo addetto.
Volge lo sguardo verso di me :-Avete , per caso, visto un ragazzino con i capelli castani accompagnato da una donna con gli occhiali ?-

Lui annuisce e controlla la cartelle che ha tra le mani :- si chiama Hanji Zoe , la donna ?-

-Sì ... cosa le è successo ?-

-Ha il braccio mozzato...-
Spalanco gli occhi.
Mi è caduto il mondo addosso.
Lo sapevo io.
Sapevo che non doveva fidarsi così facilmente di uno psicopatico.

-E...sta bene ?-
Gli chiedo con un leggero tremolio nelle parole.
Annuisce e tiro un sospiro di sollievo.

-Ha avuto bisogno solo di una trasfusione ... per il resto, le fasciature che già portava ,prima di venire qua ,sembrano aver prevenuto una maggiore fuoriuscita di sangue.-

-Dov'è l'accompagnatore ?-
Certo che Eren non scamperà ad essere massacrato da parte mia.

-In sala d'attesa.-
Annuisco , mormorando un "grazie", e mi dirigo verso la sala.

Lo vedo , è lì con la testa bassa , seduto su una delle tante sedie della stanza .
Stringo i pugni.
Sui suoi vestiti ci sono tante piccole chiazze rosse e , solo quando le noto, mi dirigo a passi molto veloci vicino a lui , non vedendoci più dalla rabbia .
Il sol pensiero che abbia messo le mani addosso ad Hanji mi fa schifo. Ha bisogno di una rieducazione , questo mocciso, ed io gliela darò a suon di calci in culo.
Quando sente la mia presenza , subito scatta sull'attenti e volge lo sguardo verso di me .
Ci guardiamo negli occhi per dei minuti che sembrano ore .
Quei verdi brillanti di una luce propria.
Nei suoi occhi leggo preoccupazione e ... paura.

-mi dispiace ...-
Sussurra , passando i polpastrelli sulle cuciture della maglia.

-Sapevo che saresti stata solo una fonte di guai.-
Sibilo a denti stretti.
Mi guardo intorno; via libera.
Lo afferro per il colletto della maglia e lo faccio alzare .
Lui non cerca di protestare , anzi ... sembra che sappia già cosa gli aspetti.
Lo trascino per il colletto verso lo sgabuzzino degli infermieri e , non trovandoci nessuno dentro, lo lancio , facendolo sbattere con la schiena dell'armadietto in ferro massiccio.
Mugugna.
Mi piego verso di lui e sbatto la mano vicino alla sua testa , facendolo sobbalzare .

-Perché l'hai fatto ?-
Sibilo, faccia e faccia con lui.
Guardo i suoi occhi come se volessi trasmettergli tutto l'odio che sto provando adesso.

Non risponde.
Trema sotto di me.
Così indifeso.

Il mio sguardo finisce di nuovo nei suoi occhi.
Gli afferro le spalle e gli tiro una ginocchiata dritta nello stomaco.
Respira con affanno, sputando un po' di sangue dalla bocca .

-Perché ?-
Sussurro, tirandogli un calcio sulla guancia e facendogli sputare un dente .
Sento gli occhi pizzicare e le lacrime non ci mettono molto tempo a rigare le mie guance .

Continuo a calciarlo , dove riesco ad andare più comodo , e , quando finisco, gli premo la testa sul suolo.
Respira pesantemente sotto il palmo del mio piede.

-D'ora in poi , abiterai con me . Una mossa falsa e ti farò fuori, senza ripensamenti.-

Il rumore dell'umoreWhere stories live. Discover now