XIX.

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Ti indicherò un filtro amoroso senza veleni, senza erbe,
senza formule magiche:
se vuoi essere amato, ama.
Seneca

Era tutto buio, quella sera. Non si vedeva nemmeno la luna. Il cielo era color pece. Non soffiava vento, né c'erano rumori. Tutto era in un assoluto e assurdo silenzio.

Edoardo, un diciannovenne come tanti, guidava la sua Opel Corsa rossa, una macchina a tre porte regalatagli dai suoi genitori una volta presa la patente. Non è una Ferrari, né una Maserati, ma ci sta!, aveva commentato, la prima volta che l'aveva vista. A distanza di sette mesi, pensava ancora lo stesso.

Guidava piano ed era tardi. L'orologio digitale sul cruscotto segnava l'una e un quarto di notte. La spioncina rossa segnava che era in riserva, perciò non poteva di certo andare a più dei cinquanta chilometri all'ora. Doveva trovare un benzinaio, se non voleva farsela a piedi fino a casa.

La luce a neon del simbolo di un benzinaio lo fece tirare un respiro di sollievo. Quando la macchina aveva cominciato a non andare a più dei venti chilometri all'ora, aveva seriamente temuto di doverla abbandonare in mezzo alla strada. Entrò dal benzinaio - era deserto, e solo le luci a neon gli facevano compagnia - e scese dalla macchina. Infilò la pompa di benzina nel serbatoio e premette il grilletto. L'odore acre della benzina gli riempì le narici. Sollevò lo sguardo dalla sua macchina rossa - si ripromise di lavarla nel weekend - e guardò davanti a sé. Una macchina sfrecciò ai settanta all'ora, e si portò dietro la scia della musica che usciva dalle casse interne. Osservò la macchina fino a vederla svanire nel buio. Un click lo risvegliò dai pensieri. Abbassò lo sguardo sulla pompa e la rimise a posto, ritirando lo scontrino e risalendo in macchina. Le mani gli puzzavano di petrolio, così cercò una salviettina per pulirsi. Si abbassò e cominciò a rovistare nelle tasche plastificate delle portiere. Ne trovò due e, vittorioso, si tirò su. Non avendo preso bene le misure, diede una botta con la testa al volante e gli scappò un imprecazione. Si rialzò, si pulì le mani e gli cadde lo sguardo davanti a sé. Lì, proprio all'angolo con il benzinaio, c'era una ragazza. Aveva i capelli biondi che cadevano sulle spalle e sulla schiena. Indossava solamente un abito striminzito e stretto, e ai piedi indossava degli stivali di pelle alti con il tacco fine. Tremava dal freddo, e si abbracciava per proteggersi, cercando al contempo di ballare. Sentì il cuore scaldarsi. Aveva un viso paffuto, con le linee morbide e delicate. Il rossetto la rendeva più grande di quanto non fosse; un ombretto nero le cerchiava gli occhi. Riaccese la macchina e si avvicinò lentamente a lei. Sembrava così indifesa, così piccola... Si fermò davanti a lei, si sporse e abbassò il finestrino.

Lei sorrise, cercando di essere sensuale. Sembrava proprio una bambina. «Ehi» disse, ondeggiando sui tacchi vertigginosi.

Lui sorrise, un po' impacciato. «Buonasera.»

«Cosa vuoi fare?» chiese, maliziosa.

Il ragazzo scosse la testa, cercando di sembrare il meno depravato possibile. Si pentì di essersi avvicinato, ma appena la guardò negli occhi si accorse che ne valeva la pena. «Niente. Volevo parlare un po'. Sali in macchina.»

Scettica, la ragazza lo fissò di traverso. Poi si convinse, andò fino all'altra portiera e si sedette sul sedile del passeggiero. Si mise comoda sul sedile, accavallando le gambe e scaldandosi con l'aria condizionata. Nonostante fosse maggio, le temperature erano ancora un po' basse, e di sera scendevano fino ai dieci gradi. Lo guardò con sospetto, girandosi verso di lui.

«Dimmi pure.»

Edoardo tamburellò le mani sul volante, cercando di mostrarsi tranquillo. «Come ti chiami?»

La ragazza si spostò una ciocca di capelli dal viso. «Alessia.»

La guardò con ingenuità e le sporse una mano. «Piacere, Edoardo.»

Le sfumature dell'amore||One-ShotWhere stories live. Discover now