Capitolo 33

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Los Angeles, 27 Dicembre 2010

« Enemy of mine, I'll fuck you like the devil.

Violent inside, beautiful and evil.

I am a ghost. You're an angel.

We're one and the same, just remains of an age.

Lost in a day dream, what do you see?

If you're looking for Jesus, get on your knees »

Quando lentamente apro gli occhi, la luce ha già pervaso la stanza. Non ho idea di quanto tempo io abbia dormito o che ore siano. Sono ancora arrotolata nella coperta e quando mi volto, noto che Jared non c'è.

Sospiro appena.

Avrà dormito? O avrà passato le ore a lavorare e stare sveglio facendo altro?

Un piccolo flashback di quello che abbiamo fatto ieri sera mi passa nella mente e arrossisco leggermente.

Riuscirò a guardarlo senza vergognarmi troppo? Lo spero.

Sospiro, sbadiglio e mi stiracchio appena. Ero davvero stanca, ieri è stata una giornata così intensa.

Scosto le coperte e un piccolo brivido per la differenza di temperatura mi coglie. I miei capelli sono un disastro e recupero l'elastico dal comodino per legarli in una coda, giusto perché non ho voglia di sistemarli o pettinarli.

Prendo la mia felpa dall'armadio e mi ci avvolgo con tanto di cappuccio tirato sulla testa. Quindi a piedi nudi gironzolo per casa alla ricerca del mio uomo. Sono sicura di non trovarlo in cucina, ma per il resto, potrebbe essere ovunque. Poi sento il suono di una chitarra e faccio un sorrisetto. Lo sapevo che aveva passato chissà quanto tempo a strimpellare e non dormire.

Lancio un'occhiata all'orologio. Cavolo! È ormai ora di pranzo!

Lo raggiungo quindi nel 'Lab' così lo chiamano loro. Si sono spesso rinchiusi lì quando scrivevano e registravano This is War.

Lo ritrovo appoggiato a non so cosa, mentre suona la chitarra, gli occhi chiusi e la sua voce che cerca forse nei meandri della propria mente, delle parole da associare alla melodia che sta scrivendo.

Silenziosamente mi appoggio allo stipite e lo guardo ammaliata, stringendomi nella mia larga felpa nera con la zip che mi tiene caldo.

Lui continua per un tempo indefinito, non so quanto sia, poi finalmente apre gli occhi, mi vede e sorride.

«Buongiorno»

«Ciao»

«Ti sei svegliata finalmente»

«Potevi svegliarmi tu»

«Eri troppo carina e poi, dopo ieri, ho pensato avessi bisogno di dormire»

«Mh, un po'» ammetto avvicinandomi a lui.

Mette a posto la chitarra e io come nulla fosse mi siedo sulle sue gambe, allacciando le braccia al suo collo.

«Ciao» mi dice con un sorrisetto e sporgendosi per rubarmi un bacio «Cosa vuoi fare oggi? »

Io mi stringo nelle spalle «Non lo so, tu cosa devi fare? »

«Noi ci dobbiamo preparare, il trentuno suoniamo a Las Vegas»

«Ah, non lo sapevo»

«Non te lo avevo detto? »

Scuoto il capo per negare.

«Scusa, ho sempre così tante cose per la testa»

«Quindi non ti avrò qui per capodanno»

We were torn from our life of isolation   [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora