Capitolo 4.1 - Intervista Gabriel

156 47 19
                                    


Cominciamo l'intervista col figone di turno! Vi presento Gabriel, da The Way - Quando l'unica via è quella che non ti aspetti!


***


-Oh oh, sono felice di constatare che tutti i personaggi maschili delle interviste sono dei bei bocconcini col prosciutto... Benvenuto, fettina di salame napoletano.-

Riapro le palpebre, e in un attimo sono di nuovo in un posto diverso. Fluttuo sul nulla. Davanti a me vedo bianco. Un bianco strano. Sembra neve, ma non da quell'impressione di gelido come dovrebbe. E' patinata, lucida. Mi viene in mente un nome. La dame blanche? Il monte Bianco? Com'è possibile?
Alzo lo sguardo e sulla cima... Terra? No... cioccolato?!
Poi capisco.
Il monte Bianco.
Il dolce.

Sto sorvolando un fottuto piatto da dessert, nella mia sala da pranzo. E sono minuscolo come una briciola di pane. Cerco di girarmi su me stesso, e incontro la figura di una donna, poco distante. Tacchi a spillo, tailleur color crema... Sollevo gli occhi sul suo volto e...

«Alessia?!» Per un attimo vedo il suo viso, ma si trasforma in un altra donna che non ho mai visto. Non è nessuna delle altre ragazze di prima. «Chi diavolo sei tu, ora?» Questa cosa non può essere reale. Davvero.

-Oh oh, ciao caro. Io sono l'Intervistatrice, colei che ha avuto la geniale idea di farti fare una capatina nelle fogne.-

La guardo malissimo. Se prima ero arrabbiato, ora sono furioso. Quindi devo a questa razza di pazzoide, il graditissimo giretto? Se solo riuscissi ad avvicinarmi a lei, e strozzarla...

-Ehi, principino sul pisello, posso leggerti nella mente. Stai calmino, non ammetto violenza, oh oh.-

«Cosa vuol dire che riesci a leggermi nella mente? No, aspetta, non voglio saperlo» dico, anche se subito penso quindi se ti dico che sei un'idiota...?

-Ti trasformo in uno stercorario e ti costringo a far rotolare palle di cacca per il resto della tua vita.-

«D'accordo, ho afferrato il concetto.» Al momento è meglio fare come dice lei. Non si sa mai. «Comunque. Tutto questo è reale? Dov'è finita Alessia? Giuro che se l'hai aiutata a fuggire, io...»

-Bene, un altro con manie di potere e controllo... Chi è questa povera Alessia? Un'altra vittima della Sindrome di Stoccolma? Oh oh.-

Sobbalzo, accorgendomi di aver pronunciato di nuovo il suo nome. Quella dannata.

«È solo un fottuto ostaggio.» dico. La mano però mi finisce sulla fede prima che possa accorgermene. «E poi quale Sindrome di Stoccolma e Stoccolma. Lei non è innamorata di me, e io non lo sono di lei. Mi serve solo per... Voglio dire. Ci serve. A noi. Per il nostro piano.» Le sto dicendo tutto. Non è da me. Sono sempre stato attento ad ogni mia azione o parola.

E le cose che ho appena pronunciato... Non mi hanno fatto affatto piacere, procurandomi un pericoloso pensiero.

-Bla bla bla... Certo, biscottino al limone, ti crediamo tutti. E con "tutti" intendo io e la marea di persone che leggeranno queste righe e penseranno con infinito sarcasmo "Sì, ovvio". Ma tranquillo, concentriamoci su altro. Ad esempio... Qual è il tuo nome?-

Limoni. L'irritazione mi sale. Non mangio da... Un giorno e mezzo? Quella lurida—. Se non mangio, non ragiono. Ecco perché mi sto comportando così. Ho fame. Non sono in me. Ma certo. Altrimenti non avrei questi strani pensieri su Ales—... Lei.

«Ci faccio sesso, e basta. D'accordo?» Le parole mi escono fuori prima che le possa fermare. E va beh, cazzo. «... Gabriel. Mi chiamo Gabriel Lefevre.» dico, mentre per l'esasperazione mi passo le mani tra i ricci neri.

-Siete sposati, avete una vita sessuale attiva, vivete sotto lo stesso tetto... Cosa vuoi di più per ammettere a te stesso ciò che provi, un figlio? Oh oh... Ma va bene, facciamo finta di crederti. Alessia come vive tutta questa situazione?-

Rabbrividisco al solo pensiero di un figlio. Ci manca solo questa cosa. Devo assolutamente ricordarmi di mandare a chiamare il ginecologo di mia madre, per farle prescrivere una dannata pillola. Al più presto.

... Colpa mia, se non mi piacciono i preservativi? Che si adegua.

«... Ma che cazzo ne so? Ma perché siete così tutti interessati a quello che pensa quella dannata? Prima Dorian, poi Emma, ora tu, essere... essere... Va beh. Non lo so. Non è una cosa che mi interessa.» dico. E poi di nuovo, parlo senza pensare, giocando con la fede. «Forse male. Ma non ci posso far niente. Non è colpa mia se è nata femmina, e io uomo. Se fosse stato diversamente, se fosse stata un'altra generazione di sessi uguali, tutto questo non lo avrebbe affrontato, e avrebbe vissuto tranquillamente la sua vita.»

-Oh oh, ci rinuncio. Sei proprio ottuso. Maschi...-

Sbuffo contrariato. Ma a chi cazzo importa di tutto questo. Abbasso gli occhi sul monte-dessert che sto sorvolando e mi accorgo delle mie gambe. Ancora nude.

«Ehm... Per cortesia» Dannata donna. «Potresti, non so... Dirmi come fare per avere un paio di pantaloni?»
Non che mi dispiaccia il mio corpo. Insomma, ho dei bei muscoli, un bel viso, un cazzo di colore di occhi che fa invidia a chiunque, ma... C'è un limite all'indecenza. Ho la camicia ancora legata alla vita, sudato come non so cosa e sono praticamente nudo. Se ci fossero i gemelli, riderebbero di me. Probabilmente anche Arthur e le ragazze.

Non mi piace questa cosa: la pazza ha accennato a un pubblico.

-In verità... Sì, potrei dirtelo. Ma non sono così stupida da farlo davvero, oh oh. Comunque, il nostro tempo sta finendo. Mi dispiace doverti lasciare così presto, la vista è piuttosto gradevole... Un'ultima domanda: se Alessia s'innamorasse di un altro, cosa faresti?-

La domanda mi sorprende. Cosa dovrei rispondere? È una cosa a cui non ho mai pensato. Insomma, siamo sposati da nemmeno un mese, me la sono dovuta caricare sulle spalle così all'improvviso. Non è una cosa che ho voluto io.

... Però la notte... Piange. E dice un nome in particolare, a volte.

Sam.

Cazzo. Questa domanda mi sta mettendo a disagio, in una maniera troppo pericolosa. Cerco qualcosa di intelligente per replicare, ma questa cosa mi ha messo troppa ansia.

«J'en ai rien à foutre!» È l'unica cosa che mi viene da dire. Donna, ti ho appena detto non me ne fotte un cazzo, in francese, la mia lingua madre.

-Che volgarità... Bene, saluta i nostri lettori e poi potrai tornare tra le braccia della tua cara mogliet— del tuo ostaggio.-

«Sì, sì, ciao a tutti.»

Ecco, hai capito, finalmente. Alessia non è altro che mia mo—. Ostaggio. Il mio ostaggio. Nostro.
... Cazzo. La febbre mi sta facendo delirare. Gli occhi si appesantiscono e mi sento precipitare in caduta libera sul Monte Bianco.

Quello vero.

Merda.  


*****


Etti di prosciutto di crudo, questo Gabriel smuove il vostro interesse? Una moglie-ostaggio... Un matrimonio obbligato o qualcosa di più? 

Scopritelo addentrandovi tra le pagine di The Way - Quando l'unica via è quella che non ti aspetti di Alexene_!


Adieu

How I Met Your CharacterWhere stories live. Discover now