I Don't Want To Miss a Thing

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... I could stay awake just to hear you breathing
Watch you smile while you are sleeping
While you're far away dreaming
I could spend my life in this sweet surrender
I could stay lost in this moment forever
Every moment spent with you is a moment I treasure ...

Noah ci disse che quella sera saremmo rimasti a dormire lì a casa di Tamar. Aveva preparato una stanza per me e Gibbs. La presenza del mio capo era stata molto discreta ma forte. Sapere che era lì mi aiutava ad essere più tranquillo, e se c'era qualcuno di cui fidarmi totalmente, qualunque cosa fosse accaduta lì, era lui. A Gibbs e Ziva avrei potuto affidare ciecamente la mia vita, senza il minimo dubbio.

Uscii dalla casa e mi misi seduto sulle scalette fuori dalla porta. L'aria frizzante della notte israeliana mi teneva sveglio, ero stanchissimo ma non volevo dormire. Avrei voluto parlare con Ziva, ma non c'era un posto abbastanza intimo per farlo e non volevo che qualcuno ci ascoltasse. La chiamai al telefono solo per dirle che andava tutto bene e darle appuntamento al giorno dopo. Avrei voluto averla vicino per condividere tutte quelle emozioni così totalizzanti. Pensavo a Tamar ed al suo strano rapporto con Nathan, oggi mi era parsa quasi gelosa nel darmi mio figlio, nel vederlo parlare con la madre. Sicuramente voleva bene al bambino e non gli aveva fatto mancare nulla in questo periodo e lui con lei era tranquillo.

Il mio ometto dormiva al piano di sopra in quella casa, da qui seduto vedevo la finestra della sua camera con la luce soffusa. La mia vita sarebbe cambiata definitivamente o forse già lo era. Quel piccolo uomo avrebbe catalizzato sempre le mie attenzioni, sarebbe diventato il centro delle mie decisioni. C'era una vita che dipendeva da me, una persona a cui avrei dovuto sempre rendere conto delle mie azioni. Solo fino a qualche mese fa l'idea di avere un figlio mi avrebbe soffocato, ogni volta che Michelle ne parlava ero categorico sul non volere complicazioni. Ecco sì, un figlio era solo una complicazione. Invece ora quell'ometto era la cosa più bella del mondo: era mio figlio, era nostro figlio, mio e di Ziva e per questo la cosa non mi spaventava. Ora capivo cosa voleva dire quando aveva pensato ogni giorno a quellanotte. Nella mia mente tutte quelle sensazioni si riaffacciarono prepotentemente: amore, passione, speranza, delusione, tristezza. Lui era il frutto di quella notte e non poteva esserci cosa più bella.

Una mano amica sulla spalla mi destò dai miei pensieri.
- Come va Tony?
- Pensieroso Gibbs...
- L'hai sentita?
- Sì, prima. Non vede l'ora che torniamo.
- Come tutti. E' meglio che dormi qualche ora, se no domani spaventerai tuo figlio con quella faccia.
Andai in camera e nel tornare sentii chiaramente Tamar piangere nella sua. Dormire non fu facile.

- Agente Di Nozzo, Agente Gibbs... credo che sia il momento dei saluti. - Noah teneva Nathan per mano sulla pista dell'aeroporto
- Credo di sì - gli risposi
Parlò un po' al piccolo, gli diede un bacio sulla fronte e poi lo invitò a venire da me. Un po' esitante e guardandosi più volte indietro percorse quei due metri scarsi che ci separavano. Lo presi per mano e mi guardava come se volesse capire qualcosa in più di me.
- Ho già fatto caricare una valigia dove ci sono le sue cose, dei vestiti e i suoi giocattoli preferiti.
- Grazie.
- Shalom Tony, Gibbs.
- Shalom Noah - lo salutò Gibbs

Presi in braccio mio figlio e salii le scalette dell'aereo. Lui guardava allontanarsi quell'uomo che conosceva e al quale era affezionato ma che non sapeva essere stato quello che lo aveva allontanato dalla sua mamma.

Prima di partire diedi a Nathan il tablet e contattai Ziva.

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Sentii il tablet vibrare. Guardai l'orologio era mattina presto. Accettai la chiamata e vidi i miei due uomini seduti in aereo, Nathan in braccio a Tony.
- Mamma!
- Ciao piccolo tra poco ci vediamo, sei contento?
-
- Adesso fai il bravo con il tuo papà
- Lui è papà?
- Sì Nathan lui è il tuo papà.
- Quando vieni mamma?
- Tra poco.
- Poi mi racconti una storia?
- Tutte quelle che vuoi. - Poi parlai con Tony che osservava le nostre conversazioni imbambolato - Come va?
- Va tutto bene David, non vedo l'ora di essere da te.
- Anche io non vedo l'ora che arrivate.
- Anche io non vedo l'ora che arriviamo, Ziva! - Era la voce di Gibbs che non vedevo ma sentiva tutto.
- Salutami Gibbs, ci vediamo in aeroporto.
- Voliamo da te! - Tony mi sorrise mandandomi un bacio, io feci lo stesso e Nathan ci imitò.

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