I'm Kissing You

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... Pride can stand a thousand trials,
the strong will never fall
But watching stars without you,
my soul cried.
Heaving heart is full of pain,
oh, oh, the aching.
'Cause I'm kissing you, oh ...


- Dottore, come sta Ziva David?
- Lei è un parente?
No, non ero un parente. Cercai di trattenere l'emozione
- No, sono dell'NCIS. - Mostrai il distintivo - E' la mia partner, dobbiamo sapere le sue condizioni per... per il rapporto.
- Lei sta abbastanza bene, ferite guaribili in una settimana circa. Abbiamo bloccato la piccola emorragia interna, da tac fatta di controllo alla testa c'è solo un piccolo versamento interno riassorbibile in pochi giorni. La terremo qui in osservazione per il trauma cranico, per sicurezza. Il feto purtroppo non ce l'ha fatta.
Mi si gelò il sangue nelle vene. Parlava in modo asettico senza trasparire la minima emozione per quello che diceva nonostante le parole di circostanza. Anche noi apparivamo così quando leggevamo i rapporti dei vari omicidi e le autopsie? Anche noi eravamo così quando andavamo a dare brutte notizie ai parenti di qualche vittima? Erano vite umane e anche noi li trattavamo come semplice lavoro in modo così impersonale? "Feto"?
- Come scusi?
- La sua collega era incinta, non lo sapeva? Poche settimane, non ha resistito. Ci dispiace ma non abbiamo potuto fare nulla. Tra pochi minuti la porteranno in camera se vuole vederla. E' cosciente e sa già tutto. - Fece una pausa e stava per andarsene - Ah non so se ha qualche parente che dovete avvisare...
- No, non ha parenti. Rimarrò io con lei
- Certo, lo dica all'infermiera. Mi scusi, ma adesso mi attendono in reparto.

Se ne andò. Rimasi lì come una statua di sale. Immobile. Un'infermiera uscì con un paziente su una barella, mi urtò e mi urlò di scansarmi, feci meccanicamente un passo verso sinistra e mi appoggiai al muro.
Ziva era incinta e non mi aveva detto nulla. Perché? Perché non aveva voluto condividere con me quella gioia immensa? Mi voleva parlare di questo? Era questa la cosa importante che mi doveva dire stasera? Mi voleva dire che era incinta ed oggi avevamo litigato per una cazzata... Perché se lo sapeva non aveva evitato di farsi coinvolgere in questa missione? Cosa le avrei detto adesso? Cosa si dice in questi casi? Come si gestisce il dolore per la perdita di qualcosa che non sapevi di avere. Dovrebbe essere tutto come 10 minuti fa, no? No.

- Tony? Come sta Ziva? - Era arrivato anche Gibbs
- Bene - balbettai
- Ma? - Questa volta non era necessario uno come Gibbs questa volta per capire che c'era dell'altro.
- Ha perso il bambino. Era incinta e l'ho saputo adesso. - Non avevo il coraggio di guardare nemmeno lui in faccia. Parlavo con lo sguardo fisso verso la porta dietro la quale si trovava ancora lei. Mi mise solo una mano sulla spalla stringendomela forte, non disse nulla.
Non riuscii a muovermi nemmeno quando la porta si aprì e un'infermiera uscì con la barella di Ziva. Aveva la testa inclinata dalla parte opposta nella quale ci trovavamo noi, non so se ci aveva visto, ma l'infermiera si fermò vicino a me dicendomi in quale stanza l'avrebbe portata. Lei non si girò io provai ad allungare la mano per toccare la sua, ma mi fermai prima di prenderla. Non ci riuscii ed avevo paura di quello stavo provando. Mi sentivo un vigliacco. Le avevo promesso di starle sempre vicino e adesso non riuscivo nemmeno a prenderle la mano.
Ziva stava bene, avevo pregato così tanto che me lo dicessero fino a poco fa ed ora invece mi sembrava che il mondo mi fosse caduto addosso e non sapevo come comportarmi con lei. Capii che non sapevo gestire il dolore, questo tipo di dolore così grande e intimo.
- Vai da lei Tony. Devi farlo. - Asserì Gibbs con voce indulgente.
- Sì capo... Devo...

Aprii la porta della sua stanza. Sdraiata in quel letto con la testa rivolta verso sinistra sembrava guardasse fuori dalla finestra, ma era solo il suo sguardo perso nel vuoto in quella direzione.
Presi la sedia in fondo alla stanza e la portai vicino a lei, mi misi seduto proprio nella direzione dove lei stava guardando, per bloccare il suo sguardo verso l'infinito. Si girò dall'altra parte. Questa volta le presi la mano e la strinsi forte. Si girò di nuovo ma teneva lo sguardo basso, senza guardarmi.
- Io... io... non conosco le parole da dire ora ... - balbettai - troveresti tutto stupido credo ...
Non mi diceva nulla nè mi guardava. Vedevo le lacrime scendere dai suoi occhi che brillavano con la luce del sole pomeridiano che entrava di traverso dalla finestra.
Avevo paura che qualsiasi cosa dicessi la potessi ferire o potesse essere inadeguato.
- Io... Ti Amo... - Era la cosa più banale di tutte, ma l'unica che mi passava per la testa. Non era il momento di fare domande e chiedere spiegazioni, ma sembrava che quelle parole così semplici che le avevo già ripetuto non so quante volte da quando ci eravamo ritrovati avessero fatto un effetto peggiore di tutte le altre. Piangeva più forte.
- Ti prego, guardami, parlami, non ti tenere tutto dentro ancora una volta. Sono qui, per te, con te.
- Mi dispiace - sussurrò tra i singhiozzi.
- Anche a me... - il suo pianto non cessava. "Anche a me" certo che mi dispiaceva, ma glielo dovevo dire in quel modo? "Mi dispiace": quelle semplici due parole racchiudevano tutto il dolore del mondo ed erano cariche di sensi di colpa, ed io le avevo detto solo "Anche a me". Aspettai un attimo, che il suo pianto fosse meno forte - Ho avuto paura di perderti oggi... Tanta paura Ziva... Tanta.

The Memory RemainsWhere stories live. Discover now