Claire, l'assistente sociale, a cui era stata affidata, le aveva raccontato che una ricca famiglia, per di più molto amica con suo padre, si era offerta di prenderla in adozione. Purtroppo nessuno della sua vera famiglia avrebbe potuto accoglierla, per fatti economici. I suoi nonni facevano fatica ad andare avanti da soli, figuriamoci con lei in famiglia. I suoi pochi zii avevano già troppi figli da mantenere e anche volendo, non ci sarebbe nemmeno entrata in casa. Mentre i parenti lontani dei suoi genitori, si erano letteralmente rifiutati di prendere in custodia una sconosciuta.
L'unico modo, era rivolgersi ai servizi sociali, e così ha fatto.

Claire, aveva detto inoltre, che l'uomo e la donna in questione erano gentili e affettuosi; insomma, dei nuovi genitori perfetti.
Lara si stese nuovamente sul letto e pensando al giorno seguente, si addormentò, lasciando cadere un'ultima lacrima.

***

L'alba arrivò presto; e come tutte le mattine, Claire piombò nella sua stanza e gli scostò le tende per darle il buongiorno. La ragazza, infastidita dalla luce del sole, si mise una mano davanti al viso e capendo esattamente che giorno era, spalancò gli occhi di colpo.

"Pigrona, alzati, che ti devi preparare." le disse la donna con tanta dolcezza.

"Okay." sbadigliò Lara, prima di scendere dal lettino e dirigersi verso il bagno. Aveva ricominciato a camminare da poco, perciò zoppicava leggermente.
Si lavò la faccia e i denti. Non aveva fame, per cui, non fece nemmeno colazione. Aiutata dalla sua tutrice si vestì in modo molto semplice: una maglietta bianca, un paio di leggins a fantasie floreali, una semplice felpa cotone e per completare l'abbigliamento un paio di All Star sclacinate. Non era il massimo come abbigliamento, ma erano gli unici vestiti che aveva. Precisamente erano gli stessi vestiti da lei indossati lo stesso giorno della tragedia.

Dopo aver salutato e ringraziato i medici, compresa la giovane Karol, Lara e Claire uscirono dall'ospedale, alla ricerca di un taxi qualunque, che le avrebbe portate a destinazione: la nuova casa.

Lara si sentiva emozionata all'idea di conoscere i signori che si sarebbero presi cura di lei; ma allo stesso tempo si sentiva triste, al solo pensiero di non poter più rivedere i suoi veri genitori nè la sua vecchia casa.
Ma daltronde, se sarebbe andata avanti a pensare a tutto ciò, non avrebbe più sorriso; e questo la giovane lo sapeva benissimo.

New York era immensa, sembrava di trovarsi in un spazio infinito. Da ogni angolo si aprivano nuove strade e che sembrava non finissero mai.
Ma finalmente, dopo un'oretta, le due giunsero a destinazione.
Appena la sedicenne mise un piede fuori, restò senza fiato. Davanti a lei, si trovava un edificio enorme, talmente enorme, che sembrava avesse davanti la Casa Bianca.

"Oh mio dio." sussurrò la biondina ancora a bocca aperta.

"Ti piace?" ridacchiò Claire, divertita alla visione della ragzza così sbalordita.

"Eccome!" sorrise Lara.
Ma non passò un secondo, che due voci, attirarono la sua attenzione. Davanti a sé, Lara, vide un signore e una signore piuttosto eleganti, pronti ad accoglierla. Stava per salutare, ma Claire la precedette, avanzando verso i due signori.

"Buongiorno. Sono Claire, l'assistente della giovane Lara, è un grandissimo piacere conoscervi." si presentò la tutrice, in modo educato e corretto. Mentre la giovane era ancora incantata dalla meravigliosa villa che le si poneva difronte.

Mentre Claire continuava a parlare con i due signori, Lara si avvicinò, affiancando la giovane assistente che ora non avrebbe più visto.

"Allora tu devi essere la giovane Lara!" esclamò la signora.

"Sì..." confermò timidamente la ragazza, spostandosi una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio.

"Sei ancora più bella di quanto mi ricordavo." sorrise il signore.
Entrambi sembravano intelligenti ed educati. Dovevano esserlo per forza, se erano tanto amici del padre ormai scomparso.

"Ma vi prego, entrate pure, non stiamocene qui fuori." disse la signora, facendo cenno alle due, di entrare. Pirma di sorpassare del tutto la soglia, Lara riuscì a leggere su una piccola targhetta stampata sulla porta d'ingresso: "Mahone". Doveva essere il loro cognome. In effetti, a pensarci meglio, aveva già sentito parlare di quel cognome.

Il soggiorno era meraviglioso. Sembrava di stare in un castello. Le pareti erano decorate con meravigliosi quadri, e per tutto il grande salone , si trovavano alte colonne, intente a reggere il meraviglioso soffitto color crema. Il lampadario di cristallo che pendeva, faceva molto vecchio stile, ma allo stesso tempo, era molto raffinato.
Sembrava tutto a posto: la casa era molto grande e i suoi nuovi genitori sembravano persone meravigliose.

Ma ad un tratto, in cima alle scale, che si presentavano davanti a lei, scorse due occhi. Un ragazzo, un meraviglioso ragazzo la stava fissando in modo rude.

Che strano. Claire non le aveva accennato di un nuovo fratello o qualcosa del genere. Inoltre, il dio greco in cima alle scale, non sembrava così entusiasto di vederla.
"Oh caro, eccoti qua. Capiti giusto in tempo. Guarda chi è arrivata!" esclamò la donna indicando Lara.
Il ragazzo non fiatò, anzi, il suo sguardo divenne ancora più gelido; e la povera Lara, a quella vista, non poté fare a meno di sentirsi a disagio.

"Austin, forza. Saluta la tua nuova sorella." insistette la sua nuova madre.

Il ragazzo non osava fiatare, si limitò solo a fare un saluto alzando la mano, per poi sparire tra le immense stanze della villa.
La giovane Lara, si sentì confusa e un po' ferita. Perché mai, il ragazzo l'aveva guardata in quel modo orribile? Che aveva fatto di male? In fondo nemmeno si conoscevano.
Da quel momento in poi, solo grazie a quell'orribile sguardo, Lara capì che la sua vita in quella villa, non sarebbe stata rose e fiori.

My Stephbrother [A.M.]Where stories live. Discover now