Nuova vita

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Buio. Neanche un lampione sorgeva nella fitta nebbia, che circondava la strada. Lara se ne stava con la testa appoggiata al freddo finestrino, nell'attesa di vedere almeno una stella. Ma niente. Sembravano essere finiti in un labirinto senza fine. E pensare che sia lei, sia la madre, avevano avvertito l'uomo al volante di voltare a sinistra. Ma il padre, essendo di testa sua, non aveva voluto ascoltarle, tirando dritto.
"Vedrete che arriveremo al teatro in un batter d'occhio" le aveva assicurate lui, ma di un teatro, nè tantomento attori, non c'era la minima traccia. Si erano mossi dal loro paesino, per andare ad assistere ad un'opera teatrale molto acclamata.
Ormai, in viaggio da quattro ore, la giovane ragazza, aveva perso le speranze, quando una luce comparve in fondo alla strada. Il padre canticchiando accellerò, ma si accorse troppo tardi, che quello era solo un cartello luminoso, per indicare che porprio in quel punto, la strada finiva.
Così, non facendo in tempo a frenare, l'auto precipitò giù, nel vuoto. E da quel momento in poi, tutto si fece nero.

Questa era la scena, che tormentava la sedicenne ogni santissima notte. Ormai era fissa nella sua mente, come un tatuaggio sulla pelle. Lara sapeva che non avrebbe mai dimenticato quel giorno, il giorno in cui i suoi genitori avevano perso la vita. Il giorno in cui era rimasta sola. Il giorno peggiore della sua vita.
Proprio così, in quella caduta, i suoi genitori, non ce l'avevano fatta. Ma lei sì. E dopo un mese intero di coma, era riuscita a risvegliarsi.
I medici, avevano detto che era stata molto fortunata a trovarsi nei sedili posteriori. A quanto pare, l'auto era scesa in impicchiata, facendo in modo che si schiantasse proprio sul cofano, e in seguito tornare nella posizione originale.
In questo modo, i passeggeri sui sedili anteriori, cioè i suoi genitori, morirono sul colpo; mentre lei, che si trovava su quelli posteriori, sbattè violentemente la testa, cosa che non fu necessaria per farla morire.
Così, dopo un tempo di sonno, si era risvegliata. E con le cure necessarie si stava pian piano rimettendo.

"Signorina Lara, cos'è successo?" chiese l'infermiera, entrando nella stanza d'ospedale, dove alloggiava temporaneamente la ragazza.

"Niente. Sto bene, grazie." sussurrò la giovane alzandosi piano dal suo letto completamente bianco.

"Il solito incubo?" domandò sospirando la donna, che da ormai intere notti, la consolava e si prendeva cura di lei.

"Sì. Ma non è niente. Ho urlato?" sussurrò Lara, assumendo un'espressione imbrazzata.

"Sì signorina, e ora, come tutte le notti, mi dovrò subire le lamentele della signora, della stanza a fianco." ridacchiò l'infermiera.

"Mi dispiace tanto Karol, ma non riesco a fermare questi maledetti incubi." sbuffò la ragazza.

"Non si preoccupi signorina Lara, pensi solo a riposarsi. Soprattutto non faccia sforzi con la testa, non è ancora del tutto guarita." le raccomandò Karol.

E detto questo, se ne andò dalla stanza, lasciando di nuovo sola la ragazza.
Karol era un'infermiera piuttosto giovane, e aveva stretto un buon rapporto con la giovane. Era gentile e premurosa, ma soprattutto aveva molta pazienza. Qualche volta, capitava che, dopo gli incubi notturni della povera Lara, la giovane infermiera, le si metteva accanto, e le raccontava del suo grande amore. La ragazza era sempre affascinata dal suo racconto romantico. Parlava di lei, e di un ragazzo molto bello, ammirato da tutte, che però sembrava avere qualcosa contro Karol. Poi le raccontava sempre, che nel momento in cui lei pianse davanti a lui, il ragazzo l'abbracciò e le chiese scusa per tutti i maltrattamenti a lei rivolti. Ora stavano insieme da tre anni, e si amavano davvero molto.
Questo piccolo racconto, serviva a far sorridere Lara, e a farla tranquillizzare, dopo i suoi soliti incubi.

Ma quella notte, c'era qualcosa che la rendeva ancora più felice della storia di Karol: il giorno seguente, avrebbe lasciato quello squallido ospedale!

My Stephbrother [A.M.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora