Capitolo 6

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Il giorno seguente scartai sia le lettere del padre che quelle del figlio.

Non mi portò in palestra, ma nuovamente all'esterno perché era un bella giornata. Non mi parlò mentre correvo tra i bassi alberi del giardino, e nemmeno io gli rivolsi la parola, nemmeno per supplicarlo di lasciarmi andare quando stavo per cadere a terra dallo sfinimento.

Una settimana dopo ero al mercato con le altre donne quando qualcuno mi posò le mani sugli occhi, erano mani grandi, pesanti, e che non riconoscevo e come reazione immediata tirai indietro il gomito che mi fu bloccato a metà strada dal suo obiettivo: il diaframma del mio "avversario". Sebbene non fosse ancora successo niente ed eravamo comunque in una piazza dove avrei benissimo potuto urlare, una sana dose di paura salì dalla bocca dello stomaco alla gola dove prese residenza stabile. Allora provai con un piede, ma mi fu poggiata una lama tra le scapole, ormai potevo vedere, ma ero immobilizzata. Se mi fossi mossa mi sarei tagliata, ero isolata perché mi ero allontanata un po' per vedere le opere di un incisore. Mi voltai a mio rischio e pericolo per trovarmi di fronte il mio maestro che cominciò ad elencare tutti i miei errori. Sbuffai alzando gli occhi al cielo e sfilai la lama dalla presa ormai lenta della sua mano e gliela puntai alla gola, rise della mia reazione e provò a togliermelo di mano per rinfoderarlo ma non glielo permisi. Al ché divenne serio e mi ordinò di riconsegnarglielo.

"Sono qui per mostrarti una cosa, non per giocare."

Glielo porsi con una risposta pungente sulla punta della lingua, mi aveva trattata malissimo per giorni, ma lui mi fece cenno di seguirlo, lo feci in silenzio e per una volta senza contestarlo. Arrivammo ad un vicolo alla cui fine stava un edificio imponente, mi fece coprire con uno scialle e mi portò dentro dove da subito udii il clangore di armi. Un piccolo tremore di eccitazione mi percorse.

Arrivammo ad un balcone che dava su di uno spiazzo coperto delimitato da svariati recinti dove si svolgevano gli allenamenti con diversi tipi di armi. Mi indicò il recinto più vicino e guardai i due giovani muoversi abilmente.

"Questa è la caserma. Se potessi ti farei allenare qui, la tua preparazione a quel punto potrebbe far invidia al migliore dei soldati, ma distrarresti gli altri... e quel vestito è davvero troppo corto."

Sorrisi e guardai affascinata come si muovevano abilmente quei corpi perfetti, mi fece guardare altri combattenti e dopo mi portò a casa dove mi fece cambiare subito e mi insegnò alcuni movimenti di quelli che avevamo visto insieme. Ci divertimmo, ma fummo interrotti dall'arrivo di altri due ragazzi che guardavano forse con troppa curiosità il mio vestito, arrossii e corsi via seguita poco dopo da Jean che attese fuori dalla porta che mi cambiassi senza fare alcun commento. Sorrise quando notò che il colore del mio viso non era scemato e io mi morsi la lingua per non dirgliene quattro.

"Perché sei ancora così rossa? Non hai problemi quando sei con me." era serio ora.

"Tu non mi guardi come mi guardavano loro. Tu guardi solo come uso la spada e non le mie gambe!" parlavo concitata.

Annuì serio e capì che continuavo a mettere quel vestito così poco ortodosso solo perché quando ci allenavamo per lui non ero la ragazza che aveva provato a sedurre la prima sera, bensì quasi un compagno, un amico. Stupiva anche me questa considerazione visto che comunque si trattava di un uomo medievale, quasi un cavernicolo... un cavernicolo molto avvenente, questo sì.

Mentre ci avviavamo alla biblioteca perché avevo ancora del lavoro da fare incontrammo il padre di Jean che era evidente si stava trattenendo dal fare una scenata, stavo per andarmene ma il suo ordine mi gelò sul posto.

"Riguarda anche te, rimani." parlava con voce ferma, avrei potuto dire quasi tombale.

Tremai fin nelle viscere e camminai con passo incerto oltre la porta che aveva aperto. Mi fermai in un angolo poggiando le spalle al muro sperando di diventare tutt'uno con esso, senza però avere alcuna fortuna. L'uomo cominciò a parlare:

"È a causa dei vostri allenamenti. Jean che cosa ti sei messo in testa? Lo sai che se qualcuno lo scoprisse perderemmo la faccia! Ho tollerato tutto quello che hai fatto fino ad oggi, ma ora hai esagerato... portare una donna alla caserma. Partirai la prossima settimana e non mi importa cosa ne pensi." urlava ora, ma perché era impossibile che qualcuno dei servi di casa lo sentisse. Non penso che avrebbe tollerato bene il pettegolezzo.

Il figlio rise di gusto e io mi sentii morire al suo posto quando il padre sembrò volerlo incenerire con lo sguardo, gli si mise di fronte guardandolo dritto negli occhi senza battere ciglio, ammirai il suo coraggio, la sua sfacciataggine. Ma per un momento mi chiesi se non si trattasse solo di temerarietà.

"Io non partirò e nessuno scoprirà nulla. Mia madre non sa niente ed è meglio così, lei è tradizionalista e Niche sta solo imparando a difendersi, hai qualcosa in contrario ad una donna che possa evitare un'aggressione?"

Rimasero a guardarsi a lungo ed alla fine l'uomo più anziano uscì dalla sala portando la morte nell'animo, io rimasi nell'ombra nel silenzio più assoluto sperando di essere dimenticata da tutti.

"Lascialo stare, è solo un vecchio. Ci vediamo domani."

Uscì anche lui e io mi accasciai a terra, rimasi lì fino all'ora di cena quando il mio stomaco mi trascinò fuori di lì e nelle cucine dove il cicaleccio concitato mi distrasse per tutta la sera.

Il giorno dopo Jean non si fece vedere e io rimasi con la madre di lui che mi raccontò quasi tutta la sua vita. Sorridevo quando il ricordo era piacevole per lei che me lo raccontava, ma mi accigliavo quando mi parlava del marito e della sua vita con lui, c'era sempre un dettaglio che veniva occultato e io non facevo domande perché non ne sentivo il diritto.

Tempo dopo fui raggiunta nelle camere di Leta dal figlio, non me ne andai perché lei mi chiese di rimanere. Li guardavo e mi accorsi che era felice in sua compagnia anche se mi aveva appena detto che odiava il marito e tutto ciò che era suo.

Rintocchi d'eternitàWhere stories live. Discover now