Capitolo 5

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Tornò il padrone e con lui arrivarono le prime piogge, gli allenamenti all'esterno si erano fermati dopo che lui mi aveva fatta correre comunque sotto uno scoscio torrenziale, affermando che mi avrebbe fatto solo bene (che ne poteva sapere di lui di sistema immunitario), e il mattino dopo mi ero svegliata malata. Mi aveva portata nella palestra interna alla villa dove ci trovavamo dopo che tutti se ne erano andati, riuscivo a tenere in mano una spada, finalmente, ma durava poco, le mie braccia continuavano a stancarsi in fretta. Le incursioni nella mia stanza era finite, ma ogni tanto persisteva nei tentativi di seduzione che fallivano tutti miseramente con mio sommo divertimento. Avevo affinato il mio sarcasmo che da scarno e smilzo era diventato pungente.

Una volta mi ero presentata con i miei jeans di quando ero arrivata, sperando che fossero più comodi anche perché quando indossavo l'abito non facevo che preoccuparmi che il retro si alzasse, ma lui non faceva che guardarli con curiosità e dal pomeriggio dopo tornai al vestito indecorosamente corto per i costumi del tempo. Avevo alzato gli occhi al cielo esasperata quando mi ero accorta che era distratto dai pantaloni e avevo borbottato sottovoce qualcosa a proposito di uomini, fortunatamente non mi aveva sentita.

Uno dei tanti pomeriggi, avendo passato tutta la mattina con la padrona, mentre correvamo gli chiesi:

"Jean, ma tua madre si sente mai sola?"

"C'è Astrea di proposito e comunque è la sua vita. Risparmia il fiato perché hai appena iniziato e stasera andrai a dormire tardi, domani non potremo allenarci, ho da fare."

Non feci altre domande, avevo capito che sarebbe stato del tutto inutile, ma la mia curiosità continuò a torturarmi fino a quando non poggiai la testa sul cuscino e mi addormentai sfinita.

Il giorno dopo provai a leggere un libro, ma non funzionò perché rimanere inattiva troppo a lungo mi rendeva nervosa, ricominciai a trascrivere le lettere e mi accorsi che stavo volontariamente scartando le poche di Jean, non volevo scoprire come mai non potesse allenarmi quel giorno. Quando Leta, la mia padrona, entrò nella biblioteca e mi trovò ancora lì dopo che il sole era tramontato mi mandò via dicendo che la mia giornata era finita da molto e che potevo fare quello che volevo. Mi chiesi se fosse anche per l'uso spropositato di candele che stavo facendo rimanendo a lavorare con il buio, ma probabilmente era sincera nel dirmi che avevo lavorato abbastanza per quel giorno, in fondo mi aveva presa a benvolere.

Passeggiai sotto il pergolato mentre pioveva a catinelle, andai a guardare chi si allenava nella palestra e imparai a cucinare qualcosa, mia madre sarebbe stata contenta. Combinai dei disastri, ma per l'ora di cena sapevo preparare un paio di piatti tradizionali, principalmente zuppe ricchissime e come condire una succulenta bistecca. Pensai ad una mia amica che mi aveva ricordato tante volte la necessità di imparare a cucinare e le avevo sempre riso in faccia, se mi avesse vista adesso avrebbe gongolato in eterno e per una volta non avrei potuto dirle niente. Mi investì un'ondata di malinconia nel ripensare alla mia vita di prima: se ormai ero qui da mesi lì cosa pensavano della nostra scomparsa? E poi ero sparita solo io o eravamo tutti?

Vidi Jean dopo cena e non mi avvicinai preferendo dormire di più quella notte, se ci fossi riuscita, ne avevo davvero bisogno. Lui rimase a parlare a lungo con il padre e notai che un paio di serve origliavano da sotto la finestra, non mi unii a loro. Il pettegolezzo non mi era mai piaciuto, non sarei potuto sfuggirgli la mattina dopo nelle cucine, sfortunatamente, lì non si faceva che bisbigliare dei padroni.

Il mattino dopo mi decisi a trascrivere le lettere che il giorno prima avevo guardato con timore, erano lettere molto lunghe che riguardavano principalmente questioni burocratiche, noiose fino alla morte, potevo tranquillamente pensare ad altro mentre trascrivevo paroloni che probabilmente non avrei mai usato. Scoprii che era partito per vedersi con gli altri nobili a causa di una minaccia di guerra dagli arabi. Capii immediatamente che se non si fosse giunti presto a una soluzione mi sarei trovata nel mezzo dello scontro potendo così dire addio a ogni possibilità di tornare a casa; non avevo più cercato di fuggire, avevo fatto una promessa. Se Jean fosse andato via però potevo svignarmela e pregare a qualunque divinità disposta ad ascoltarmi di non essere scoperta.

Rintocchi d'eternitàWhere stories live. Discover now