Capitolo 2: Non lasciarmi!

4.6K 154 1
                                    

Mi ritrovo nella sala d'attesa da ben due ore e ancora non ho nessuna notizia di Savannah. Sto impazzendo, non capisco come mai nessuno mi dia notizie. Ho bisogno di sapere come sta Savannah, non è possibile che ci mettano così tanto tempo!! Sono sicuro che sia andato tutto bene perché so che lei è forte e che non mi abbandonerà mai, però allora perché mi ha detto quelle cose? Forse era solo presa dalla disperazione e non riusciva a ragionare lucidamente. D'altronde ci avevano appena comunicato che c'erano state delle complicazioni. Non lo so, sto iniziando a perdere la ragione anche io con tutta questa attesa. Mi affaccio a una finestra della sala d'attesa e osservo il via vai di ambulanze, medici, paramedici e infermieri che corrono in soccorso dei feriti. Questi sembrano essere in gravissime condizioni, forse sono vittime di un incidente.. Vedo una signora in una barella ricoperta di un lenzuolo bianco che sembra diventare sempre più rosso per la perdita del sangue. Di fianco a lei gli infermieri che portano la barella fino a condurla al pronto soccorso; ma una scena drammatica e commovente si apre davanti ai miei occhi. Dall'ambulanza esce un bambino, sembra avere tre o quattro anni all'incirca. Urla con tutta la forza che può avere "mamma, mamma non mi lasciare. Io ti voglio bene, scusa se qualche volta ho fatto da cattivo ma ti prego non tene andare io ho bisogno di te." Ha gli occhi arrossati e gonfi per le lacrime che ha versato e che continua a versare. Nel braccino destro ha un orsacchiotto di peluche che sembra custodire gelosamente. Il suo piccolo faccino è rosso per le urla che getta. Corre verso il pronto soccorso dove è stata portata la madre. Povera creaturina. Non so dirvi esattamente cosa ho provato in quel momento ma posso assicurarvi che mi sono venuti i brividi e per un momento ho pensato che al suo posto potesse esserci la mia piccola e mia moglie. Distolgo lo sguardo dal pronto soccorso e lo alzo al cielo. Le nuvole nascondono quel bellissimo sole e il cielo è diventato scuro. Sembra che stia preparando per diluviare. Qualcuno alle mie spalle apre la porta e immediatamente mi volto per capire chi possa essere. È il medico. Con passo felpato mi avvicino; sembra stremato e la sua faccia non promette nulla di buono.
"Signor Jhonson, sono il dottor Parker colui che ha assistito durante il parto di sua moglie." mi tende la mano per presentarsi e io per istinto gli porgo la mia.
"Come ben sa, sua moglie ha avuto delle complicazioni durante il parto, ancora prima che iniziasse a partorire ha avuto un emorragia. Il feto era in sofferenza e siamo stati obbligati a fare il taglio cesareo, dunque ora la bambina sta bene ed è sanissima. Sua moglie invece ha avuto un arresto cardiaco dovuto all'emorragia che non siamo riusciti a bloccare in tempo. Ora sembra essersi ristabilita ma è attaccata alle macchine in quanto il battito cardiaco risulta essere molto debole."
Credo che da quando il dottor Parker mi ha comunicato che le condizioni di Savannah sono altamente compromesse non l'ho più ascoltato. Ho perso uno o forse più di un solo battito cardiaco. Non riesco più a capire nulla. Sento le gambe cedere e le lacrime rigarmi il viso. A stento riesco a capire cosa sta succedendo.
"Dottor Parker, mi dica che si riprenderà la prego."
"Non posso assicurarle niente. Cercheremo di fare il possibile affinché possa riprendersi ma le condizioni in cui si trova non sono delle migliori." mi guarda come se fosse sinceramente dispiaciuto. Sembra che gli faccio pena ma in questo momento non importa come mi guardi ho solo bisogno di vederla, di parlarle perché sono sicuro che si riprenderà.
"Posso vederla? Mia moglie, io, posso andare da lei??"
"Certamente mi raccomando la paziente ha bisogno di riposo e non deve affaticarsi"
"Io.. S-ssi certo" a stento riesco a formulare una frase di senso compiuto. Credo di essere in stato di shock o qualcosa del genere.
"Bene, si trova nel reparto al piano superiore. Stanza 215. Mentre sua figlia è nel reparto qua a fianco di neonatologia. Le faccio i miei migliori auguri per la bellissima bambina che ha avuto e per Savannah spero sinceramente che si riprenda. Arrivederci signor Jhonson."
"Io la ringrazio dottor Parker, arrivederci". Non so bene neanche io come abbia fatto a rispondergli così. Nonostante mi abbia detto che Sophia sta bene non riesco a pensare ad altro che non sia Savannah.
Cerco di riprendermi e corro da lei. Incurante degli sguardi che le persone mi rivolgono corro al piano superiore. Mi fermo a chiedere a un infermiera dove si trova la stanza 215 e mi catapulto al suo interno. Ciò che vedo non mi piace anzi mi agita più di quanto non lo fossi già. Savannah è distesa nel lettino, ha il viso rivolto verso la finestra. Il bip delle macchine a cui è attaccata spezza il silenzio che regna li dentro. Raccogliendo quelle poche forze che mi rimangono mi avvicino al suo letto, prendo una sedia e mi siedo prendendo la mano di mia moglie. Savannah si gira verso di me e mi rivolge un debole sorriso. Ha il viso pallido, quegli occhi che solitamente fanno invidia al cielo perché di un celeste luminoso e bellissimo ora sembrano spegnersi lentamente.
Sembra che voglia dirmi qualcosa, infatti prende un bel respiro e con una voce molto bassa tanto da costringermi ad avvicinarmi di più per sentirla mi dice
"Amore hai visto la nostra bambina?? È bellissima! Il nostro sogno si è realizzato ora devi portarlo avanti tu. Io non posso più aiutarti. Mi dispiace non riuscire a mantenere la promessa fatta ma evidentemente Dio ha deciso così per me."
"No Savannah che stai dicendo?? Io lo so che tu cela farai. Sei una donna forte, ne abbiamo superato tante insieme supereremo anche questa. Non arrenderti ti prego!!"
Mi accarezza una guancia e con un dito raccoglie le lacrime che scendono dai miei occhi.
"Erik come ti avrà detto il medico io ormai sto andando via. Tu però devi promettermi che ti prenderai cura di Sophia. Non provare neanche per un istante a pensare che sia lei la colpevole della mia morte perché non è così. Io sto dando la vita per lei e lo rifarei altre volte senza pensarci."
"Ma è così! Tu non puoi lasciarmi e se mi lasci lo sai che mela prenderò cn Sophia. Io non riuscirò a volerle bene se mi porterà via te"
"Shh Erik basta non dire queste cose." Mi prende il viso fra le sue mani, mi guarda e mi bacia. Alla fine di quel bacio che so che sarà l'ultimo nostro bacio mi dice che mi ama e mi culla fra le sue braccia. Lentamente la sua presa si fa più debole. Il bip incessante delle macchine mi fa capire che ormai mi ha lasciato per sempre. Con la forza che mi è rimasta inizio ad urlare "Savannah noo non mi lasciare non mi lasciare!" ma so che ormai è troppo tardi.

SaLvAmIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora