Capitolo 26

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Risalimmo in macchina e prendemmo di nuovo la direzione per quella che era la nostra meta.

Mi sentivo ubriaco, euforico, come sotto l'effetto di qualche eccitante.

Immaginavo la mia espressione ebete con un sorriso idiota stampato sul viso: avevamo rischiato di essere uccisi, avevamo combattuto contro esseri demoniaci spaventosi, eppure io mi sentivo come un bambino che aveva incontrato il suo campione di football preferito.

Se il solo breve incontro con l'Arcangelo Michele mi aveva reso così felice, mi chiedevo cosa mai potesse essere un luogo ricolmo di anime tanto belle e luminose.

Per un attimo un pensiero mi attraversò la mente, fu solo un lampo, ma lo vidi in maniera molto chiara.

<<Forse...>> pensai, <<sarebbe stato meglio che vincesse quel mostruoso insetto... Forse ora sarei anche io con gli esseri di luce...>>

Giuda si voltò di colpo verso di me, serio in volto.

Io sorrisi.

<<Non preoccuparti>> lo rassicurai, <<me ne starò qui buono, in questo corpo, facendo del mio meglio finché la grande falciatrice non deciderà spontaneamente di farmi visita, io non manderò alcun invito anticipato.

Oramai qualcosa ho imparato, però comprendimi, siete così belli, che una volta incontrato uno di voi, la vita qui, a volte, diventa una prigione buia e fredda.>>

Giuda ricambiò il mio sorriso e rispose:

<<Guarda che ti capisco, ma un pensiero come il tuo è il più grande peccato che si possa commettere. Spezzare la propria vita è ancora peggio, sul piano spirituale, che interrompere la vita di qualcun'altro.

Siamo qui con un compito ed un tempo stabiliti, è una sorta di patto che stipuliamo prima del nostro ritorno in un nuovo corpo, ed è un contratto da cui non si può uscire, a meno di pagare penali molto onerose.>>

<<Non recederò dal contratto>> lo rassicurai, <<rimarrò fedele al mio patto. D'altronde, ho tutto il tempo necessario e nulla da fare di più importante.>> conclusi.

Ridemmo insieme, Giuda era intervenuto con molta energia, dimostrando quanto fosse importante la questione del suicidio nei mondi spirituali, ma aveva compreso che il mio pensiero era stato solo un'ombra, comprensibile e molto breve, che si era dissolta rapidamente nella luce dell'anima.

Oramai dovevamo essere quasi a destinazione, infatti Giuda mi indicò una stradina laterale, in direzione del mare, per la quale avremmo dovuto lasciare la via principale.

Cercai di comprendere dove eravamo e dove stavamo andando, ma dovetti rinunciare: non ero mai stato lì, tutta la zona era nuova per me e comunque avrei saputo ciò che c'era da sapere di lì a poco.

Guidai per altri quattro o cinque minuti, tra gli alberi che si stavano risvegliando, mentre salivamo per dolci tornanti su per le colline, poi Giuda mi indicò di voltare ancora, prendendo questa volta una strada di campagna in terra battuta, che saliva ancora, ai margini del bosco.

Il fondo era piuttosto buono, nonostante non sembrasse una strada molto utilizzata, tanto era stretta e con le prime avvisaglie dell'erba che di lì a poco l'avrebbe probabilmente ricoperta.

Arrivammo a breve in cima al crinale, dove quello che era poco più di un sentiero sembrava sparire, scoprendo invece, superata la cresta, che continuava ancora a lungo, costeggiando la scogliera che precipitava a picco sul mare.

Il sole alle nostre spalle ed il fatto di non avere riflessi negli occhi, ci permetteva di ammirare un paesaggio davvero stupendo.

Il bosco si era fatto più rado, aprendosi in una radura che correva parallela alla scogliera.

Un Angelo di nome GiudaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora