Capitolo 19

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Di colpo tutto fu risucchiato via da me, o forse fui io ad essere risucchiato via, come preso da un enorme vortice cui non potevo opporre alcuna resistenza.

Tutto diventò piccolo e sparì lontano, quasi mille anni svanirono in un soffio di vento, finché riaprii gli occhi nella mia stanza.

Ci misi un po' a riconoscere i luoghi della mia casa, in quella che era la mia attuale esistenza.

Il fuoco che ancora crepitava, ravvivato di legna nuova, le ombre che danzavano sui muri, la morbida sensazione del materasso sotto di me ed il caldo della coperta che mi copriva.

Fu il volto di Giuda a riportarmi alla realtà.

Lui era lì, vicino a me, sorridente, sempre presente, come solo un vero amico poteva essere.

D'un tratto, tutto mi sembrò di nuovo chiaro.

<<Il Secondo Sigillo?>> chiesi cercando di rimettermi a sedere e stropicciandomi gli occhi.

<<Il Secondo Sigillo.>> fu la risposta.

<<Non ti è stato mostrato tutto, ancora>> continuò Giuda, <<ma posso anticiparti che in quella vita hai donato te stesso al Signore Gesù, che hai servito e protetto con grande devozione.>>

<<Accidenti>> ribattei io non ancora perfettamente lucido, <<sembrava tutto così reale...>

<<Lo era, reale, completamente e perfettamente, proprio come ciò che viviamo ora.>> fu la risposta.

Per un attimo mi venne la curiosità di sapere, o forse dovrei dire ricordare, ciò che avevo vissuto in quella vita da Cavaliere Templare, quali insegnamenti avessi ricevuto, quali altre azioni avessi compiuto una volta adulto.

Ricordando ciò che ero in grado di fare appena adolescente, mi chiesi cosa potessi essere diventato con la maturità degli anni.

Giuda sorrise, probabilmente seguendo il mio pensiero, o forse per quella che sarebbe stata la risposta alla mia curiosità; lui conosceva la mia vita passata, forse sorrise per quello che avevo combinato.

Ma io non gli chiesi nulla, e lui non mi disse altro che:

<<Forza pigrone, un'altra giornata ci aspetta, e mentre tu scorrazzavi per il Medio Evo, io ho preparato la colazione.>>

Guardai l'orologio di fianco al letto, le 06:30 del mattino: ma che dovevamo fare così presto?

Pensai di rimettermi a dormire, ricadendo sul cuscino, salvo poi saltare su di colpo: se mi ero svegliato, o meglio se ero stato svegliato, forse la lezione per quella notte era finita e dovevo davvero lasciare il mondo dei sogni.

Con un brivido, pensai che se magari avessi disatteso i programmi che mi erano stati predisposti e fossi invece tornato a dormire, chissà dove mi avrebbero rispedito.

Ritenni che bastasse anche per me, e, nonostante fosse decisamente piuttosto presto, mi alzai e raggiunsi Giuda.

Mentre iniziavo a mangiare il cibo che Giuda stava disponendo sul tavolo - le mie scorribande notturne ed i sogni particolarmente impegnativi mi avevano messo un certo appetito - chiesi a Giuda quale sarebbe stato il programma della giornata.

<<Stamattina ce ne staremo buoni qui intorno>> rispose lui, <<e ti racconterò qualcos'altro del tempo in cui Gesù camminò su questa Terra.>>

La cosa stimolò tutta la mia curiosità, tanto che, per quanto mi riguardava, avrei volentieri saltato il resto della colazione per ascoltare il racconto di Giuda.

Un Angelo di nome GiudaWhere stories live. Discover now