Capitolo 18

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La notte passò in un alternarsi di scrosci d'acqua e schiarite, ed io la trascorsi in momenti di sereno riposo e risvegli agitati, sicuramente dovuti alla tensione nervosa causata dalla mia ultima scorribanda notturna.

Avevo rischiato molto, avevo commesso degli errori e non ero contento di questo.

Ero andato molto vicino a farmi prendere, il che avrebbe significato tortura e morte, per questo, nei momenti in cui non riuscivo a dormire, guardando fuori dalla piccola apertura della tana, mi ripetevo che sarei dovuto essere più attento, che non mi sarei più dovuto mettere in situazioni come quella.

In ogni modo, la pioggia battente aveva fatto desistere i miei inseguitori, anche perché tutte le tracce erano state cancellate dai rivoli che oramai correvano per tutto il bosco, come piccoli ruscelli dispettosi.

L'orso che per qualche sconosciuta ragione mi aveva accolto in casa sua, dormiva invece profondamente, apostrofando di tanto in tanto, chissà quale sogno, con grugniti e gemiti sommessi.

Nonostante i buoni propositi mi venne un'idea tanto folle quanto pericolosa.

Volevo sapere chi componeva quel mucchio di assassini selvaggi e quale era il loro scopo, volevo inoltre avere altre informazioni sulla loro logistica, sulla loro organizzazione, qualcosa che potesse essermi utile per studiare un nuovo piano che avesse potuto provocare più danni possibili.

La vendetta era la mia unica ragione di vita, e quello strano esercito di criminali il mio unico bersaglio.

Da qui nacque un'idea, che mi affascinava ed insieme mi faceva venire i brividi sulla schiena solo a pensarci.

E se fossi entrato in quel mucchio come uno di loro?

Di sicuro non si conoscevano neppure tra loro, avevo visto anche dei ragazzi piuttosto giovani nell'accampamento, certo più grandi di me, ma in ogni caso non credevo avrei attirato un'attenzione particolare.

Avevo dei vestiti normali, avevo un vecchio mantello con un cappuccio, inoltre continuava a piovere, chi mai mi avrebbe notato se fossi entrato nel loro campo?

Poi ci pensai un po' meglio, cosa sarebbe successo se mi avessero chiesto qualcosa?

Di sicuro non parlavano la mia lingua, che cosa avrei fatto allora?

Mi risposi che avrei fatto il pazzo, o il muto, o tutte e due le cose insieme.

Per qualsiasi motivo fossero lì, qualunque fosse la ragione di quell'assurda guerra, nessuno avrebbe fatto veramente caso ad un ragazzo come me, ed io avrei cercato di non farmi notare, sarei stato semplicemente uno del branco.

Nonostante i brividi sulla schiena continuassero, nonostante una vocina dentro di me si stava dando molto da fare per convincermi a desistere dal mio folle proposito, salutai il mio sconosciuto animalesco amico, che non si accorse neppure dei miei movimenti, ed uscii dalla tana che era ancora buio.

Dovevo raggiungere il mio rifugio, non troppo lontano di lì, lasciare le mie armi, cambiarmi ed entrare nel campo prima che la maggioranza di loro si svegliasse: una volta dentro, nessuno mi avrebbe più notato.

Mi ripetevo, cercando di convincermi, che durante il mio attacco della notte precedente non potevano avermi visto così bene da essere in grado di riconoscermi, ma per evitare qualsiasi riferimento mi cambiai gli abiti, riposi le due spade ed il giubbetto-scudo, che sarebbero stati difficili da spiegare, presi però alcuni coltelli, il vecchio mantello e mi mossi di nuovo verso il grande accampamento.

Oramai evitare o eliminare le loro guardie era diventata una facile abitudine - scivolai tra due di loro senza che neppure immaginarono la mia presenza - quindi mi mossi verso la zona delle latrine, per poi presentarmi nell'accampamento come uno di quegli strani invasori.

Un Angelo di nome GiudaHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin