Capitolo 9

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Giuda iniziò, come suo solito, a riempirsi il piatto di tutto il cibo disponibile, cominciando a spalmare del burro d'arachidi su di una fetta di pane tostato, quando sì interrupe, distratto da qualcosa di cui non potei capire la natura.

Non era la prima volta che vedevo Giuda cambiare rapidamente espressione e oramai avevo imparato che, quando questo accadeva, di lì a poco sarebbe successo qualcosa che probabilmente non mi avrebbe fatto proprio piacere.

Giuda ripose la fetta di pane ed il burro d'arachidi, e mi guardò con un sorriso che io intesi volle tranquillizzarmi e rassicurami.

Impugnò quindi il coltello che stava usando dall'estremità del manico, e, mentre lo teneva orizzontale di fronte a se con la mano sinistra, fece scorrere la destra, dal manico alla punta, come nel gesto di un illusionista che voglia far sparire qualcosa.

Solo che il coltello non sparì, si trasformò invece in una sorta di pugnale di cristallo, trasparente e splendente, che Giuda, con un gesto velocissimo, scagliò verso la parete alla sua destra.

Il coltello si fermò di colpo, senza un suono, prima di arrivare al muro, ed un gemito sordo e cupo riempì la stanza.

Io mi feci indietro, sorpreso ed impaurito, mentre Giuda si alzò e fece un passo verso quel coltello così innaturalmente sospeso nell'aria, assumendo poi una posizione di guardia.

Il gemito divenne un urlo terribile, mentre intorno al coltello si materializzò lo stesso ragazzo elegante che avevamo incontrato in paese la sera prima.

Gli occhi iniettati di sangue, la bava alla bocca, guardava urlando il coltello piantato esattamente al centro del suo petto.

Giuda fece un balzo rapidissimo e ne afferrò l'impugnatura, sollevando colui che mi era stato indicato come un demone, per poi scagliarlo contro la parete opposta con la facilità con cui ci si libera di un minuscolo insetto.

Mi aspettavo rumore di ossa rotte e di vedere lo sconosciuto rimanere disteso esanime, tanta fu la velocità e la forza con cui fu lanciato via, invece dopo un nuovo urlo e il fragore dell'urto sulla parete, lo vidi alzarsi come se nulla fosse successo, livido di rabbia e colmo di ciò che potei solo giudicare come odio puro.

Giuda si spostò ancora velocemente, frapponendosi tra lo strano essere che era appena comparso davanti a noi e me, il coltello nella mano sinistra, mentre nella destra era comparsa una scintillante spada piuttosto corta ma dalla lama larga, tipo un gladio romano.

Il demone si alzò velocemente, e mentre ci guardava vidi crescere le unghie delle mani fino a farsi spaventose lame, lunghe e affilate.

Poi, con un soffio selvaggio si scagliò con le braccia tese in avanti verso Giuda, il quale roteò su se stesso facendo nel frattempo balenare la spada, che si conficcò ancora nel corpo di quel demonio, scagliandolo di nuovo da dove era venuto, in fruscio di movimenti insieme potenti ed aggraziati.

L'essere urlò di nuovo, ma il suo grido non riuscì a coprire il sibilo della lama ed il rumore di ossa e carne tagliati, mentre terminava il suo volo giusto sopra il mobile della cucina, facendo saltar via un pezzo di intonaco con quelle unghie infernali.

Notai come entrambi si muovessero in maniera rapidissima, benché fossi giusto lì davanti a loro, quasi non riuscivo a comprenderne le mosse, come sparissero da un luogo per ricomparire un attimo dopo un po' più in là.

Quando il demone si rialzò, questa volta molto più lentamente di prima, potei vedere chiaramente le sue ferite, ma neppure una goccia di sangue usciva dal suo corpo.

La sua espressione non aveva perso l'odio che avevo notato all'inizio del breve ma cruento combattimento, ma di sicuro non sembrava più così desideroso di continuare la lotta.

Un Angelo di nome GiudaWhere stories live. Discover now