Capitolo 13

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Arrivammo al centro di ristoro del Palazzetto dello Sport stranamente soli.

Per un attimo mi sorprese il fatto che, nonostante ci fosse stato detto chiaramente che ci sarebbe stata una mezz'ora di pausa, nessuno si era ancora mosso dalla grande sala.

Entrando mi scoprii a sorridere compiaciuto del fatto che degli esseri soprannaturali, degli Angeli nientemeno, fossero in azione tra noi umani con il solo scopo di aprire le nostre coscienze e portarci ad un più alto livello di consapevolezza, riguardo alla nostra condizione e la ragione per cui eravamo in questo mondo.

Fatti solo pochi passi dentro il bar Giuda, che era giusto davanti a me, si fermò un attimo, come esitando, per poi riprendere il solito passo verso il bancone sistemato sulla parete opposta alla porta d'ingresso.

Fu solo un breve tentennamento, ma lo notai perché gli ero così vicino che quasi gli finii sopra; comunque, non gli detti troppo peso.

Il locale era piuttosto scarno, un lungo bancone, sovrastato da una altrettanto lunga mensola sospesa da cui pendevano bicchieri di varie forme e dimensioni, qualche tavolo qua e là e piccole piattaforme su cui appoggiare i boccali di birra da mandare giù rigorosamente in piedi.

In un angolo, non troppo lontani da noi, quattro energumeni chiacchieravano rumorosamente.

Mentre ci avviavamo a prendere qualcosa da bere per poi tornare al nostro posto, una voce che arrivò giusto dalle nostre spalle mi fece trasalire:

<<Ci sono molte cose che ancora non sai del tuo amico..."

Non ne riconobbi il tono, quindi non capii subito da chi venisse quello strano commento, ma per il fatto di non aver notato nessuno entrando, e quindi di non aspettarmi qualcuno giusto dietro di noi, mi sorprese non poco.

Voltandomi velocemente verso la porta feci un balzo indietro quando individuai, tranquillamente seduto e con i piedi sopra uno dei tavoli, un altro essere, stranamente vestito, con gli stessi occhi gialli da serpente del demone che avevo già incontrato, una volta in paese e poi durante il combattimento con Giuda in casa mia.

Istintivamente mi mossi facendo in modo di mettere Giuda tra me e quello che interpretai subito come un nuovo demone, in questo modo sapevo che sarei stato protetto e che nulla avrebbe potuto farmi male.

Ciò che successe dopo mi sorprese ancora di più.

Come avevo già visto fare, gli occhi da serpente tornarono normali, mentre, con la massima tranquillità, lo strano essere si alzò dal suo sgabello, andò lentamente al tavolo dei quattro sconosciuti che stavano ancora chiacchierando rumorosamente e vi mise, giusto nel centro, un cospicuo mazzo di banconote, tornando poi al suo posto con aria soddisfatta.

Io mi voltai verso Giuda, non comprendendo ciò che stesse accadendo, e mi rincuorai un pochino vedendo la solita espressione tranquilla e rassicurante del mio alato amico.

Il demone allora si rivolse a me direttamente:

<<Non te lo ha detto, vero? Non ti ha avvertito che non può intervenire direttamente, nelle dispute tra umani, salvo che qualcuno non sia in chiaro pericolo di vita..., e tu non sarai in pericolo di vita, ma riceverai solo una bella lezione...,>> mi disse terminando la frase con un ghigno che non lasciava presagire nulla di buono.

Io mi voltai ancora da Giuda e compresi, dalla sua espressione, che ciò che avevo appena udito era vero, ma non riuscivo ancora a comprenderne pienamente il senso, che mi fu invece estremamente chiaro quando vidi i quattro del tavolo nell'angolo alzarsi e venirmi incontro brandendo rispettivamente un tirapugni, delle catene, una mazza da baseball e un piede di porco.

Un Angelo di nome GiudaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora