Capitolo 1

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Mi alzai dalla scrivania e andai alla finestra.

Venerdì pomeriggio, un bel venerdì di inizio primavera, quando finalmente si inizia a sentire l'aria tiepida e dolce che preannuncia l'arrivo della bella stagione.

Dopo il lungo inverno in cui uscivo di casa il mattino che era ancora notte e vi tornavo che era di nuovo buio, notare le ore di luce che aumentavano di giorno in giorno era motivo di piacevole sollievo.

Stavo sistemando le ultime cose in ufficio: la settimana stava finalmente finendo ed io avevo deciso che avrei trascorso il weekend in totale tranquillità nella mia casa nel bosco, vicino al lago.

Il programma era molto semplice, passeggiate, pesca e buon cibo.

L'ultimo periodo era stato molto duro, avevo lavorato a dei casi piuttosto spinosi, ma finalmente avevo del buon materiale per la trasmissione che sarebbe andata in onda la settimana ventura; potevo quindi staccare per qualche giorno.

Gestivo un programma di successo in cui denunciavo pubblicamente truffe, soprusi, prevaricazioni, praticamente ogni tipo di angheria ricevuta dal comune cittadino.

Con la mia redazione riuscivamo a dare voce ai deboli, alle persone comuni, a quelli che non vengono mai ascoltati e che vivono in quei quartieri dove le regole civili sono diverse e la giustizia spesso non è uguale per tutti.

Il mio programma aveva un seguito altissimo e, normalmente, un livello di polemiche ancora più alto.

La scelta dei casi da trattare era la parte più difficile, dovevo essere molto attento ad affrontare eventi o situazioni realmente accadute e non invece abilmente contraffatte, per questo la raccolta di prove e riscontri era fondamentale e doveva essere molto accurata, prima che un caso andasse in onda.

Ero infatti ricercato da tutti quelli che volevano il loro momento di celebrità a tutti i costi, ed invece attaccato da tutti quelli che avrebbero decisamente fatto a meno di far sapere certe loro "faccende private" in TV, e per il quale sarebbe stato un ottimo affare lo screditarmi con una denuncia per una falsa notizia.

Comunque, avevo bisogno di staccare, di riposarmi un po', e la mia casa fuori città, che ero riuscito fin qui a tenere piuttosto segreta, andava benissimo.

Guardai fuori, il sole si apprestava a dare la sveglia a coloro che vivono oltre l'orizzonte, mentre salutava il nostro giorno con lunghi raggi rossastri che si riflettevano sui vetri dei palazzi vicini.

Sotto di me, per strada, il solito traffico caotico di sempre.

Guardai per qualche altro secondo il sole scendere, sorprendendomi della velocità con cui spariva sotto l'orizzonte; solo pochi momenti prima l'avevo visto sfiorare dolcemente le colline, laggiù ad ovest, ed ora non era altro che una piccola linea luminosa, ricurva e sfocata.

Mi trovai a pensare a come non poniamo mai l'attenzione al tempo che passa.

Durante il giorno, in particolare se ciò che stiamo facendo è un peso o una noia, un'ora può sembrarci eterna, mentre cerchiamo faticosamente di tirare avanti nell'attesa che tutto finisca e che finalmente arrivi in momento in cui possiamo tornarcene al nostro riposo, o almeno ad attività per noi più interessanti.

Al contrario, se ci stiamo divertendo o stiamo facendo qualcosa che ci interessa molto, la stessa ora dura un attimo e sparisce in un soffio.

<<Il tempo>> pensai tra me, <<sembra avere una doppia esistenza, quella oggettiva, scandita dal ritmico movimento delle lancette degli orologi, e quella soggettiva, che dipende da ciascuno di noi.>>

Osservai ancora nella direzione verso cui il sole era oramai scomparso, lasciando dietro di se solo un lembo di cielo colorato, e mi resi conto che non pensiamo mai neppure al fatto che viviamo in un pianeta che ruota velocissimo su se stesso, ed ancora più veloce viaggia nell'Universo, tornando ogni volta, regolarmente e precisamente, nel medesimo luogo da cui parte.

Un Angelo di nome GiudaWhere stories live. Discover now