Capitolo 20

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Trascinai le due sedie sotto la grande magnolia che si trovava sul lato della casa, quindi fu la volta del piccolo tavolo.

Preparai con cura il luogo della conversazione che di lì a poco si sarebbe svolta, ansioso di continuare ad essere messo a conoscenza di segreti inimmaginabili per qualsiasi essere umano.

Presi il solito piccolo registratore, e dopo aver inserito una nuova cassetta che raccogliesse le parole di Giuda guardai verso il cielo, mentre, portato il microfono vicino alla bocca, quasi sussurrai:

<<Un'altra meravigliosa giornata, tersa e luminosa come se il Paradiso stesso si fosse spostato più vicino al nostro mondo..."

Mi volsi verso la direzione da cui il sole si sarebbe mostrato di lì a poco, e mentre il piccolo congegno che avevo in mano ripeteva meccanicamente le mie parole, ad indicarmi che tutto funzionava correttamente, io rimasi per qualche altro attimo con lo sguardo perso verso l'orizzonte.

L'azzurro cristallino del cielo, la bruma in lontananza, che copriva ai miei occhi il disco del sole che pure doveva essere già spuntato dalle colline, piccole nuvole bianche poste qua e là, come gocce di colore lasciate cadere su di un dipinto da un pittore distratto.

Mi chiesi se fosse veramente il mondo ad essere improvvisamente diventato più bello o se fossero invece i miei occhi a mostrarmelo sotto una nuova luce.

Sembrava che ciò che era sempre stato lì si fosse di colpo rinnovato, come un vecchio quadro scolorito che, terminato il suo restauro, si presenta in un nuovo, rigenerato splendore.

Il rumore dei passi di Giuda mi fece voltare, lasciando senza risposta le domande che si erano formate in me.

Nonostante la precisa ed esauriente lezione sul rapporto tra spirito, corpo e cibo, mi venne comunque da sorridere nel vedere Giuda avvicinarsi con tutti gli alimenti avanzati dalla colazione, insieme con altri nuovi, la cui preparazione era sicuramente la ragione del ritardo con cui il mio angelico amico mi aveva raggiunto.

Con la sua solita aria scherzosa e con un breve sorriso, sistemò tutto per bene sul tavolo, quindi si sedette e, senza che io dissi una parola, iniziò:

<<Dopo la prima chiamata in cui Dio ci illustrò il suo piano - la volontà di mandare il Figlio sulla Terra per la salvezza dell'Umanità - in Paradiso molti spiriti erano perplessi. Nessuno che avesse qualcosa da ridire sulla decisione presa dal nostro Creatore, è chiaro, ma molti tra noi, in particolare tra gli Angeli, non riuscivano a comprendere la ragione di un tale progetto.

Ciò che generava particolare confusione erano le modalità dell'intervento: l'invio di Gesù, la sua incarnazione come uomo, la morte in croce dovuta al tradimento di uno di noi - il fatto che io mi fossi reso disponibile, mi provocava non pochi sguardi di dolorosi interrogativi - quando sarebbe bastata una piccola intenzione di Dio rivolta al salvare l'Umanità e questa sarebbe stata fatta salva all'istante.

Fu così che ricevemmo una nuova chiamata, e questa volta sapevamo tutti che Dio, nella sua infinita bontà, avrebbe dissipato tutti i dubbi e tolto qualunque incertezza da ognuno di noi.

Ogni domanda mai formulata avrebbe avuto risposta, ogni quesito mai posto trovato soddisfazione.

Ci presentammo tutti, prima del momento stabilito eravamo tutti lì, in silenzio, nell'attesa di ascoltare ciò che Dio voleva condividere.

E Lui venne in mezzo a noi, e ci raccontò, come un buon Padre fa con i propri figli, la storia della Creazione, l'origine dell'Umanità e la ragione per cui l'unico modo in cui Egli stesso poteva intervenire era inviare suo Figlio, che morendo sulla croce e risorgendo dopo tre giorni, avrebbe di nuovo mostrato agli uomini la via della salvezza, quella conoscenza che un tempo ci apparteneva e che poi fu perduta.

Un Angelo di nome GiudaWhere stories live. Discover now