Capitolo 4

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La barchetta di legno variopinto dondolava stancamente sulle acque del lago, appena sfiorate dalla leggera brezza del mattino, mentre, disteso sul piccolo pianale di poppa, mi dedicavo alla lettura dei Vangeli che avevo iniziato il giorno prima.

In quelle poche ore passate dal mio arrivo in quella casa, stavo riscoprendo un mondo che mi ero creato e che poi avevo dimenticato, in pratica cancellato dalla mia vita.

La bicicletta con cui ero andato in paese e la barchetta su cui mi trovavo erano esempi di quelle cose che avevo voluto, avuto e poi dimenticato.

Ritrovare quella sorta di scialuppa nella rimessa, sepolta di polvere, trascinarla faticosamente in giardino - le ruote del carrello su cui poggiava erano lì da così tanto tempo da essere completamente sgonfie - lavarla e metterla in acqua sperando che galleggiasse ancora, era stata una delle cose più belle che avessi fatto negli ultimi anni.

Ricordo ancora quando l'avevo acquistata, diversi anni prima, da un tale che stava per farne legna da ardere.

Era come se quelle vecchie tavole, tenute insieme non si sa come, mi avessero chiesto di essere salvate per tornare a solcare la quieta acqua lacustre.

Così, per pochi soldi me l'ero portata a casa.

Prima di cominciare a lavorarci mi comprai un manuale di costruzioni navali amatoriali, sul quale studiai per alcuni giorni per decidere cosa andava fatto, come si sarebbe dovuto fare e cosa mi sarebbe servito per farlo.

La seconda tappa del restauro fu la ferramenta del paese, che, essendo in riva al lago, era sempre ben fornita di attrezzi e prodotti per i pescatori e le loro barche.

Il titolare mi aveva scrutato piuttosto perplesso dopo aver guardato la quantità e la tipologia dei miei acquisti, contento della cifra che gli avevo appena poggiato sul bancone e che stava accuratamente riponendo in cassa, ma probabilmente pensando che forse dovevo ristrutturare il Titanic, invece del piccolo natante che avevo provvisoriamente parcheggiato nel mio giardino.

La ristrutturazione mi prese mesi, ho già ricordato che non vengo molto spesso in questa casa, ma se non altro il rimettere a nuovo la mia barchetta mi spinse a trascorrere qui molto più tempo di quello che avrei potuto se non ci fosse stata lei ad aspettarmi.

La cosa più divertente fu la verniciatura finale.

Infatti, quando terminai di piallare, ricostruire, inchiodare, stuccare e quant'altro necessario a fare in modo che il lago rimanesse "fuori" una volta rimessa in acqua, mi resi conto che le assi erano troppo vecchie e riverniciate troppe volte per essere riportate all'originale finitura "a legno" come avrei voluto.

Inoltre, le parti ricostruite erano di legnami diversi dall'originale, insomma, al naturale, sembrava più un insieme di rattoppi che una barca.

Così, decisi che sarebbe stata la barca più colorata del mondo, e la verniciai dando una pennellata qua e una là di tutti i colori che riuscii a trovare.

Il risultato a me piaceva molto, anche se provocava non poche risatine sommesse a tutti coloro che la vedevano, e non solo la prima volta.

La cosa buffa è che con quello che avevo speso per il restauro, probabilmente mi sarei potuto permettere l'acquisto di un motoscafo d'altura, invece avevo impiegato mesi nel cercare di rendere utilizzabile un rudere acquatico.

Ma devo ammettere che la soddisfazione più grande era stata proprio quella, rendere ancora utilizzabile qualcosa che, secondo il vecchio proprietario, aveva fatto il suo tempo ed era pronta per concludere la sua esistenza in un mucchietto di cenere.

Quella barchetta aveva avuto il suo battesimo dell'acqua circa tre anni prima, ed a suo modo mi aveva ripagato, del mio salvarla dal fuoco e rimetterla in sesto, galleggiando e navigando da veterana dei sette mari.

Un Angelo di nome GiudaWhere stories live. Discover now