28 - I Don't Belong Here

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«E' possibile averne uno rosso scuro?» Chiedo, cercando di deviare il discorso, Joan inizia a cercare nella massa indefinita di vestiti e ne tira fuori uno. È lungo, borgogna, ha uno scollo incrociato sul davanti e una morbida gonna che tocca terra. «Posso provarlo?» Lei annuisce e appoggia il vestito dentro una cabina. Io mi chiudo dentro e lo provo.

«Scusi, credo sia rotto, ho due buchi sui fianchi.» La signora di affaccia, sorridendo e controlla attentamente la sua merce.

«Il vestito è fatto così, non sono buchi, non ci va stoffa lì.» Continuo ad osservarmi allo specchio: lo scollo incrociato, effettivamente lascia di proposito in vista la pelle, da lì parte la gonna , un po' troppo lunga per me. Mi giro per vedere il retro, la schiena è completamente nuda e la gonna si appoggia molto in basso. Avrò bisogno di una biancheria dedicata per questo vestito, non posso fare errori, se questo è il tenore della serata. Faccio qualche moina allo specchio e deciso che va bene così.

«Scusi, ha delle scarpe che posso indossare? Preferirei senza tacco, ma il vestito è troppo lungo. Porto un 37, grazie!» Poco dopo mi allunga due meravigliose scarpe con il tacco spesso, nere, tre fibbie mi chiudono il piede davanti e il tacco è tappezzato di borchie a punta. Le provo immediatamente e, rialzandomi dal minuscolo sgabello sul quale mi ero seduta, controllo la lunghezza del vestito, può funzionare. Giro per controllare il retro e le borchie svettano maestose. Il brutto sarà camminarci con questi trampoli, ma non ci voglio nemmeno pensare. Torno in cabina e mi rivesto. Appoggio il vestito e le scarpe sul bancone della cassa, mentre la signora sorride soddisfatta.

«Non vuole accessori?» Scuoto la testa, cercando con lo sguardo il ritorno di Andy, non ho idea di chi debba pagare. Probabilmente io, visto che ho perso la scommessa.

«No, io... Odio gli accessori, apprezzo il minimalismo.» Faccio un occhiolino, tirando fuori di nuovo la mia carta di credito.

Poco dopo ho in mano una sporta enorme in carta e cerco Andy fuori dal negozio, è all'angolo a parlare al telefono.

«Ash, mi spieghi che cazzo te ne frega se la porto con me?» Si interrompe, dopo avermi visto. Lo vedo alzare gli occhi al cielo e poi iniziare a raggiungermi. «Sono cazzi miei!» E riaggancia. «Peccato, speravo di poter vedere mentre sceglievi.» Mi sorride nervoso, gli faccio sbirciare il contenuto della sporta velocemente. «Immaginavo avresti scelto qualcosa del genere per le scarpe.» Gli sorrido amabilmente.

«Il classico non fa per me, ora lo sai. In ogni caso, a meno che non mi hai fatto comprare la roba per poi portarmela via, dovresti vedermi stasera con quello che IO ho comprato.»

«Non vedo l'ora...» Mi prende la sporta e la tira a sé, poco dopo mi appoggia come solito il braccio sulle spalle e, per la prima volta, non so dove mettere le mie mani.

«Sai, Joan ha detto che sono la ragazza più bella tra tutte quelle che le hai portato.» Non cerco nemmeno di nascondere il ghigno malefico che mi compare in volto. La soddisfazione di fargliela pagare mi coccola, perché ha vinto una scommessa non valida, perché mi sta obbligando a conciarmi per le feste e perché se lo merita a basta. Lo vedo sbiancare, mentre la soddisfazione mi pervade sempre di più. «Ora dove andiamo?» Gli chiedo, intanto che raggiungiamo la macchina. Lo vedo tentennare, come se avessi colpito qualcosa di più profondo del semplice passato e presente di molte rockstar. Si riprende in breve tempo, è un bravo attore, come ogni cantante di un band famosa. Si diventa attori, per quelli che non lo sono già.

«Per ora pausa, poi dobbiamo passare da un parrucchiere. Dove vuoi andare?» Ci avviciniamo alla macchina, lui apre la portella per mettere dentro i miei acquisti, mentre io rimugino sui posti che vorrei vedere. Mi torna in mente la mia situazione drastica con l'intimo, devo rimediare assolutamente.

«Dovrei prendere qualcos'altro. Ehm...» Mi interrompo, non so come dirlo in modo che non sembri un invito. Lui mi guarda perplesso, con il sopracciglio di nuovo a disegnare un arco perfetto. «Ecco, devo andare a un negozio di intimo.» Cala il silenzio, l'imbarazzo è palpabile, poi le sue labbra si increspano prima di trasformarsi in un sorriso smagliante.

«Come potrei dire di no?» Il tono sarcastico nella sua voce è innegabilmente fastidioso. Promemoria, promemoria per me: basta scommesse.

«Bene, allora andiamo.» Dico, mentre mi allaccio la cintura e cerco di non badare al sorriso che trascorrerà con me tutto il viaggio.

Esco soddisfatta dal negozio, sono riuscita a fare rimanere Andy fuori, sbircio velocemente i miei acquisti: svariati reggi seni e mutande, poi il pezzo forte, il perizoma. Victoria's Secret non delude mai. Con un ghigno malefico torno in macchina, assicurandomi che non si possa vedere nulla del contenuto delle sporte.

«Bene, ora?» Gli chiedo, sperando che questa tortura sia finita.

«Ora parrucchiera, poi sei libera fino alle sette.» Dice, mentre accende la macchina, l'odore della pelle riempie l'abitacolo. Sbuffo sommessa, pensando alle mille torture da infliggergli in futuro.

«Ma tu? Non ti devi preparare?» Sorride malefico, mentre evita per un pelo un ciclista.

«Il bello di essere uomini... devo solo farmi la doccia e vestirmi.»

In breve raggiungiamo un negozio, la scritta parrucchiere non lascia spazio a dubbi: è decisamente il posto dove tortureranno i miei poveri capelli. Ormai vivo nel terrore che quelle malefiche persone distruggano quello che ho costruito in tanti anni di cura meticolosa. Andy scende e aspetta che lo raggiunga. Rassegnata alla cosa, lo precedo ed entro. Sorrido, pensando che dovrebbe esserci scritto sull'entrata "Lasciate ogni speranza, o voi che entrate".

«Avrai la buona creanza di pagare tu almeno qui?» Chiedo, cosciente che se strisciassi di nuovo il la mia carta di credito, avrei dovuto vivere da quel giorno in poi raccattando cibo dai bidoni del pattume. Lui annuisce, distratto e mi rimane accanto. Io ripasso mentalmente tutte le regole per poter toccare i miei capelli. Finalmente mi fanno accomodare sulla sedia, mi guardo allo specchio: sembro una condannata a morte.

La parrucchiera mi guarda scocciata, ha finito di acconciarmi. Per quello che ha fatto, potevo farlo anche io a casa. Una treccia mi raccoglie tutti i capelli di un lato, il resto cade in morbidi boccoli sulla mia schiena e sul mio viso. Mi alzo sorridente e vado verso Andy.

«Va bene, vero?» Chiedo, certa che la risposta sarà si.

«Niente male...» Il suo sguardo è puntato su di me da quando mi ha visto. Lo prendo a braccetto, accompagnandolo alla cassa, mostrandogli un sorriso smagliante.

«Presumo di dovermi truccare da sola...» Aspetto una sua risposta, incerta su cosa aspettarmi.

«Temo di si, non ho avuto abbastanza tempo per trovarne una. Ho paura di quello che puoi fare, per favore, qualcosa di classe.» Un ghigno malizioso di crea sul mio volto.

«Tanto chi vuoi che mi conosca?»

«Da stasera, forse buona parte dei discografici di LA.» La mia mente non riesce a recepire le ultime informazioni ricevute. Discografici? Perché?

«Ma io non voglio essere come te... Sto bene così» Con una mano mi accarezza il viso, il sopracciglio perenne mente inarcato.

«Una scommessa è una scommessa...» Si dirige fuori dal negozio, obbligandomi a seguirlo. «Sei destinata a diventare famosa, ti vada o no. Sto solo velocizzando le cose.»

«Perché lo fai?» Chiedo sconcertata, sto sudando freddo, mi abbraccio da sola per farmi caldo.

«Perché stasera mi sarei annoiato e credo che tu sia in grado di farmi divertire parecchio.» E il suo ghigno malefico mi gela il sangue nelle vene.

A Rose for You || Andy BiersackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora