14 - I am Alive

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Passano i giorni e non so come mi sento. Non vado a Los Angeles, ma non ho speso neanche troppi soldi. Le cose sono tornate come prima, la vita scorre lenta, tra lavoro, le prove e ogni tanto uscire la sera con i ragazzi. Continuo a risparmiare, aspettando di avere un gruzzolo sufficiente per poter andarmene via.

In silenzio, mi cambio nello sgabuzzino del lavoro. Ho appena finito il turno e ora posso tornare casa a fare quello che faccio ogni giorno da quando abbiamo scoperto che era tutto sold out: guardare se qualcuno vende dei biglietti, andrebbe bene anche per uno solo dei tre giorni. Mi squilla il cellulare, è Josh. Lascio suonare il telefono intanto che finisco di vestirmi e metto via le mie cose. Appena finisco, infilo lo zaino sulla spalla, riprendo il telefono e rispondo alla chiamata.

«Ehi, bella. Hai da fare?» Francamente preferirei rimanere al computer a pensare dove raccattare dei biglietti, ma qualche ora posso anche concedermela.

«Ehm, no, per qualche ora no.»

«Poi hai intenzione di tornare sul computer come hai fatto nei giorni precedenti? Manca una settimana, non avresti il tempo per organizzarti e partire.» Scocciata, alzo gli occhi al cielo e mi avvicino alla fermata dell'autobus.

«Sono disposta a tutto. Comunque, cosa volevi dirmi?» Guardo l'orario delle fermate, mentre aspetto una risposta. Ho perso l'autobus, ora devo aspettare almeno 20 minuti.

«Ti va di andare a Gozo? Dwejra?» Vuole andare nel suo posto preferito, da quando è qui, quando vuole stare meglio va sempre là. È un posto stupendo, peccato che per arrivarci bisogna prendere un traghetto e poi arrivare là dal porto ci vuole mezzora.

«Fin là? Ok, va bene, io sono alla fermata. L'autobus per il porto arriva tra 2 minuti, ci troviamo là. Imbarchi la macchina?» Sarebbe più comodo, ci basterebbero 10 minuti per raggiungere il posto.

«Si, è meglio. Ci troviamo là. A dopo.» Riaggancio mentre arriva l'autobus, salgo e mi tuffo nuovamente nella mia musica. Il viaggio sarà lungo, potrò godermi tutta la playlist che ho fatto con le canzoni dei Black Veil Brides.

Arrivo al porto e cerco tra quelle in fila la macchina di Josh. Dopo poco la trovo e entro a salutarlo.

«Giusto in tempo, stavano per imbarcare. Come va?» Si gira verso di me e mi sorride. Mi sento arrossire lievemente e abbasso lo sguardo.

«Bene, dai. Tu? È da tanto che non ci vediamo solo io e te.» Alzo lo sguardo per vedere la sua reazione, lui si agita sul sedile del guidatore. La macchina davanti si accende e procede verso l'imbarco del traghetto. Lui gira la chiave e entra nella pancia del traghetto, mettendosi subito dietro l'altra macchina. Spegne il motore e inserisce il freno a mano. Da questo momento ci vorranno circa 20 minuti per arrivare a Gozo. Si gira completamente verso di me e mi guarda preoccupato.

«Sono settimane che non ti fai sentire, esci solo quando Rakel ti trascina lontano dal computer. E capita poco spesso anche quello. Capisco che ti abbia deluso il fatto che non ce l'abbiamo fatta, ma ci sarà un'altra volta.» Mi appoggia una mano sulla gamba e si avvicina a me. D'istinto mi allontano e mi ritrovo a fissare il tappetino sotto i miei piedi.

«Mi dispiace.» Rispondo non molto convinta, l'ho detto solo perché so che è la cosa giusta. Decido di chiudere la conversazione, mi giro dall'altra parte e mi rimetto gli auricolari e riaccendo l'mp3. Il viaggio fino a Gozo procede così, sbarchiamo e in poco tempo arriviamo a Dwejra. Josh parcheggia e spegne la macchina. Scende e fa il giro della macchina, poi mi apre la portella e mi fa cenno di scendere. Sovrappensiero, spengo la musica e scendo. Josh va direttamente nel suo punto preferito: di fianco alla Finestra Azzurra, così può guardare attraverso quell'arco in pietra che è un vero miracolo della natura. Mi siedo di fianco a lui, mentre con lo sguardo percorro il panorama.

«Maeve, vorrei capire che ti sta succedendo. L'abbiamo presa tutti male, ma tu l'hai presa peggio di tutti. Anche alle prove vieni svogliata, non parliamo quando dobbiamo suonare. Lo rifaranno l'anno prossimo, non è il concerto di una vita.» Smette di guardare attraverso l'arco di roccia e si gira a guardare me.

«Ve l'ho già spiegato, avevo la possibilità di andarci, due giorni prima c'erano ancora i biglietti, poi sono finiti. Ho bisogno di andarmene in America. È dove mi sento a casa. Sembrerà strano ma so che è così, anche se non ci sono mai stata. E nonostante questo, mi è sfuggito tutto.» Estraggo un sigaretta dalla borsa e la accendo. Non riesco a guardarlo in faccia, per quanto mi riguarda abbiamo ragione entrambi. Si avvicina a me e, con l'indice sotto al mento, mi solleva il volto, obbligandomi a guardarlo negli occhi.

«Questa non è casa tua, si vede. Ma quanti di noi possono dire di essere a casa? Nemmeno io lo sono. Vuoi andare lo stesso? Partiamo anche senza i biglietti, però poi dovremo tornare qui di nuovo, questo non può cambiare.»

«"Partiamo"? Verresti anche tu?» Era l'unica cosa che avevo sentito e al pensiero sento le farfalle nello stomaco, molto lievi, ma le sento lo stesso. È da mesi che non le sentivo, che non mi sentivo così di nuovo, dopo Alan. La sensazione non è così forte come con lui, ma sapere che può succedere di nuovo mi rincuora.

«Se tu vuoi andare, certo. Non ti lascerò mica andare da sola, poi avevo già preso le ferie al lavoro per il concerto.» Mi sorride, toglie l'indice dal mio mento e torna a guardare l'orizzonte.

«Lo faresti davvero? Perché?» Non riesco a smettere di sorridere, lo guardo sorpresa e lui ride sommessamente. Mi accorgo che la sigaretta è finita e la appoggio di fianco a me, cercando di ricordarmi di buttarla via dopo.

«Vuoi davvero sentirtelo dire?» Gira tutto il corpo verso di me e avvicina il viso al mio. Sento di nuovo le farfalle allo stomaco e le mie guance ardono. «Perché ti voglio felice, perché vorrei che fossi felice grazie me. Perché mi piaci da mesi e perché odio essere solo tuo amico.» Non so come reagire, torno a guardare le mie mani, intanto che furiosamente sto cercando di staccare una fastidiosa pellicina.

«Io...» Non so bene che dire, ma lui, forse perché ha visto la mia esitazione, si avvicina di più e posa le sue labbra sulle mie. Un bacio dolce, come lui è sempre stato con me. Istintivamente mi avvicino e gli accarezzo il viso, mentre lui si allontana da me.

«Per favore, non dire niente. Solo... Pensaci, ok?» Io annuisco e in silenzio continuiamo a parlarci con lo sguardo, io gli prometto di pensarci e lui mi implora di dire di si.

La suoneria del cellulare di Josh interrompe la nostra conversazione muta e lui risponde in svedese. Deve essere Rick, come suo solito, accompagnato dal suo pessimo tempismo. Dopo poco, Josh allontana il telefono dall'orecchio, lo appoggia in mezzo a entrambi e attiva il vivavoce.

«Sei in vivavoce, Rick.»

«Salve, piccioncini.» Promemoria: mutilare Rick, appena lo vedo. «Ci sono news per il concorso, mi è arrivata ora una mail. Ora sedetevi, ditemi quando posso continuare.»

«Siamo già seduti, che ci devi dire?» Sento il cuore che batte come se avessi appena corso 20 km, la speranza si riaccende piano piano. Io e Josh ci guardiamo sorridendo.

«Allora, siete pronti? Pare che una delle band che hanno vinto, ha barato con un sistema non ben chiarito. Quindi è stata eliminata e c'è stato un ripescaggio.»

«Ce l'abbiamo fatta?» Dico con il magone, sento accumularsi le lacrime ai lati degli occhi.

«No...» Le lacrime scendono, non per il motivo per cui si erano create. Il cuore si ferma per un secondo, per poi tornare alla velocità normale. Sento le mie spalle incurvarsi e osservo il telefono con odio. «Però abbiamo vinto il premio della giuria! È stato aggiunto solo adesso, per scusarsi del disguido.»

«Quindi? Non ti seguo...» Chiedo, asciugandomi le lacrime con il dorso della mano. Josh guarda il telefono con trepidazione.

«Andiamo in America! Preparate armi e bagagli, partiamo tra 4 giorni!» E continuo a piangere, più forte di prima. Piango e rido allo stesso tempo, mi lancio addosso a Josh e lo abbraccio, lui mi stringe a sé, mentre sento che sorride. Ho 4 giorni per prepararmi al mio sogno che si realizza.


A Rose for You || Andy BiersackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora