Thirtyone: Talk with me, please.

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Iniziai a correre più velocemente possibile. Volevo tornare da lui, il coraggio era nelle mie vene. Volevo dirgli la verità, tutta la verità.

Il vento faceva muovere i miei capelli all'indietro mentre superavo velocemente tutte le persone. La giornata era così bella; il sole splendeva in alto nel cielo, gli uccelli cinguettavano e tutti erano felici, tutti compresa me.

Avevo fatto pace con Liam e mia sorella finalmente aveva capito chi fossi, finalmente avevo riabbracciato Maria.

Ed ora toccava solo questo, serviva solo che parlassi con lui.

Quando arrivai a casa entrai velocemente e salii al piano di sopra.

"Harry! Harry! Dove sei? Ti devo dire una cosa importante!" Lo chiamai con tutta la mia voce. Non rispose.

Così senza perdermi d'animo iniziai a cercarlo in ogni stanza, in ogni luogo di quella casa. Non lo trovai da nessuna parte.

Forse è uscito.

Con quel pensiero mi diressi in camera mia volendo annotare sul mio diario tutto ciò che mi stava succedendo.

Era da quando Harry mi aveva presa che scrivevo pagine su pagine di ciò che mi accadeva; poi lo nascondevo cosicché Harry non lo leggesse.

Lì erano scritte tutte le mie sensazioni, le mie emozioni, cioè che provavo per lui, per mia sorella, per Liam.

Quando entrai in camera vidi Harry seduto di spalle concentrato.

"Ah Harry sei qui! Perché non mi hai risposto?" Chiesi e quando mi avvicinai a lui vidi che in mano aveva proprio il mio diario.

Harry non disse nulla, sul suo viso non notai alcuna espressione, era come se ormai tutto gli scivolasse addosso.

Stava leggendo il mio diario. Non mi preoccupava che avesse letto di ciò che provassi per lui, mi preoccupava che avesse letto la verità su di me.

"Ero venuto qui per farti una sorpresa, volevo invitarti a cena fuori e volevo creare una bella atmosfera. Mi era caduta la penna sotto il letto e andando a riprenderlo ho visto il diario. Credevo fosse di Gemma e così incuriosito iniziai a leggere". Fece un breve sospiro e si fermò qualche secondo per poi iniziare di nuovo:"perché non mi hai detto nulla? Posso capirlo per i primi mesi, ma cavolo, sono passati due anni. Quando avevi intenzione di dirmelo, Lily? O forse dovrei chiamarti Sofia? Chi sei tu veramente?" Chiese. La sua faccia esprimeva tutto il disdegno, la tristezza, la delusione che un uomo possa mai provare.

La colpa era mia. Sapevo che un giorno lo avrebbe scoperto, ma speravo che sarei stata io a dirglielo.

Le lacrime iniziarono a fermarsi agli angoli dei miei occhi, avevo così paura, paura di perderlo, paura di vederlo andar via per colpa mia.

"Lascia stare, non voglio sapere nulla. Non voglio avere con me un'altra persona che mi menta, come mio padre" disse uscendo da quella camera.

Rimasi ferma. Non sapevo cosa fare.

Non farti mai scappare di mano ciò che ami, Sofia. Il coraggio non è l'assenza di paura, ma la capacità di contrastarla.

Le parole di mia madre rimbombavano nella mia mente.

Dovevo essere coraggiosa, non dovevo farlo scappare perché io lo amavo.

Così scesi al piano inferiore e prima che lui uscisse dalla porta dissi:"Io sono quella che tu hai conosciuto, una ragazza costretta alla prostituzione, comprata nell'ultimo mese del suo lavoro, obbligata quindi a lavorare per sempre per un uomo che mai aveva visto prima. Io sono quella ragazza che hai conosciuto, quella cui hai ordinato di vestirsi meglio e di truccarsi di meno, quella che hai salvato più di una volta, quella che hai baciato, quella che ti ha fatto perdonare per ciò di cui ti sei incolpato per anni. Io sono quella ragazza che hai lasciato entrare dentro di te. Io sono quella ragazza che si è follemente innamorata di te. Forse non hai mai saputo il mio vero nome, la mia storia, ma conosci tutto ciò che invece è più importante. Conosci la vera me, una persona che nemmeno io ho mai conosciuto" le lacrime ormai inondavano il mio viso, ma non potevo e non volevo fermarmi, non in quel momento.

Princess ||Harry Styles #Wattys2016Where stories live. Discover now