18 - La Mutazione

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La me del passato si trova sola in quella che sembra una cameretta. Sono acovacciata in un letto, troppo grande per la mia statura, con le gambe strette al petto e la schiena contro il muro. Una cosa è certa: non sembro felice. Anzi, sto piangendo, tra le mani stringo una fotografia quasi del tutto strappata. È la foto di un uomo: deve essere mio padre. Ma perché era tanto importante quella semplice fotografia? Mi si stringe cuore immaginando che potesse essere morto, ma dopotutto non ricordo di averlo mai conosciuto, per cui non ha senso dispiacermi.

Arrivano un gruppo di ragazzini, ridendo e dandosi delle pacche a vicenda, battendosi il cinque. Si fermano davanti la porta aperta della mia camera ed assistono assistono alla scena soddisfatti. Era stati loro a sbertucciare quella foto. Perchè  avevano fatto una cosa del genere? Meritavo davvero tutto questo?

Riconosco i due bambini alla testa del gruppo. Uno biondo ed uno moro. Newt e Aris. Ma sembra Newt il vero e proprio artefice. La bambina alza lo sguardo, non curandosi delle lacrime che sgorgano inarrestabili e della fragilità che deve mostrare.

- Te lo meriti. È tutta colpa tua, tua ed dei tuoi genitori. - sibila il bambino biondo.

- Rachel! Rachel svegliati! - apro gli occhi e vedo il viso familiare di Newt, preoccupato e madido di sudore.

- Che cosa è successo? - biascico mentre mi rimetto in piedi.

Sobbalzo quando noto il corpo inerme di Aris steso terra.

- Tu... - non può averlo ucciso.

- Non è morto. - mi previene. - Ma ho dovuto fargli perdere i sensi, era troppo instabile, stava per ucciderti. - mi spiega, la voce gli trema.

- Forse ha le sue ragioni per farlo. - mormoro tra me e me.

- Cosa? - Newt mi guarda confuso e capisco che devo raccontargli della mia ultima "memoria".

- Ecco... Aris non aveva tutti i torti. Quello che ha detto è vero, non so come né perché, ma io e i miei genitori rientriamo in questa storia. E se io in realtà non fossi quella che credo di essere? Se fossi una persona spregievole? - sto diventando paranoica ma non riesco a rimenere indifferente riguardo quest'ultima informazione. È probabile che se scoprissi che persona sono in realtà Newt non mi guardarebbe con gli stessi occhi, ed io mi vergognerei di me stessa.

- Ehi, ascoltami! - Newt mi prende con delicatezza il viso tra le mani, richiamandomi alla sua attenzione. - Non importa quello che siamo stati prima. Noi... neanche ce lo ricordiamo e magari mai lo ricorderemo. Venendo qui è come se avessimo iniziato una nuova vita. Non pensare a ciò che hai fatto in passato ma a quello che potresti fare ora. - quelle parole riescono a farmi tornare in me. Non ha senso pormi tutte queste domande, Newt ha ragione, il passato è passato ormai, cancellato.

Rachel.

Thomas finalmente! Dove eri finito?

Non potrei essere più sollevata di così.

Non vi resta molto tempo. come farvi tornare. O almeno, diciamo che è una via alternativa.

Dimmi tutto.

Sto per scoprire come uscire da quest'incubo. Nel frattempo Newt mi guarda di sbieco, non sapendo cosa io stia facendo.

I Dolenti sono lì per una ragione. E cioè uccidervi. Ma una volta finito il loro lavoro tornano alla base della C.A.T.T.I.V.O. portando i ragazzi morti con loro.

Grazie per questa accurata spiegazione, ma dove vuoi arrivare? Vuoi che ci facciamo uccidere?

Non è necessario. Forse se voi riusciste a uccidere un Dolente... potreste tornare qui. Ricordi il Dolente che aveva attraversato il muro? L'ha fatto perché ha riconosciuto il mostro... c'è come una chiave dentro di loro.

Come ho fatto a non pensarci? Avevo cancellato dalla mente la vista di quel mostro ripugnante che attraversava una parete del labirinto come se fosse inesistente.

Grazie Thomas! Senza di te non ci saremmo arrivati. Ci rivedremo presto.

Contaci. Ah... dimenticavo una cosa. Questa notte le porte non si chiuderanno e i Dolenti faranno di tutto per eliminarvi... avvisate gli altri, dovete andarvene prima che faccia buio.

Troppo tardi. È già pomeriggio inoltrato.

Capisco che Thomas se n'è andato perché avverto un vuoto dentro di me.

- Ci sei? Sembravi entrata in una specie di trans. - mi dice Newt muovendo una mano di fronte alla mia faccia. Non ha un tono scorbutico, solo esausto.

- Ho parlato con Thomas. - credevo che sarei sembrata una folle agli occhi di Newt, e invece lui annuisce e scorgo nei suoi occhi una luce di speranza.

- Che ha detto?

- Adesso so come tornare a casa. - per la prima volta mi riferisco al mondo esterno come casa, comunque essa sia. Qualsiasi posto è meglio che questo.

- Ma dobbiamo sbrigarci. Abbiamo poche ore.

Maze Runner: La Prima RagazzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora