Capitolo 12

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Un ragazzo ed Em mi aspettano fuori. Appena riconosco il mio migliore amico inizio a correre e gli salto letteralmente in braccio, lanciando sguardi di ringraziamento alla mia migliore amica; Davide vive a circa un'ora di treno da me e quindi non possiamo vederci esattamente tutti i giorno.

Inizia a stringermi forte accarezzandomi i capelli e riempiendomi di baci: mi è mancata così tanto la sicurezza che riesce a trasmettermi anche solo con un sorriso. Emma ci saluta lasciandomi sola con lui; sa quanto io e lui siamo legati e non mi ha mai dato problemi per questo.

"Ei piccola farfalla mi sei mancata anche tu, ma non vorrai mica soffocarmi eh!"

"Davide scusami, ma davvero ho tanto bisogno di un abbraccio.- mi stringe ancora più forte- Em ti ha detto tutto, vero?"

"Sì, mi spiace così tanto"

Nella mia vita ho incontrato tanti rapporti di amicizia tra ragazzo e ragazza, ma sono certa che quello tra me e Davide sia il più genuino. Non c'è vergogna, gelosia o paura, solo un volerci bene senza mai secondi fini; i miei genitori hanno sempre adorato sia lui che la nostra amicizia, a tal punto da non farsi problemi se dormivamo insieme o passavamo nottate insieme fino a tardi. Fino a poco meno di un anno fa viveva a poche case dalla mia, quindi capitava spesso che io stessi da lui e viceversa, anzi lui viveva praticamente da me, finchè non si è trasferito senza mai darmi una spiegazione o un motivo.

"Davide resta, ti prego. Solo per qualche giorno: puoi stare da me e chiederò a Simone di farti stare al campus... non ci saranno problemi ed io ho bisogno di averti al mio fianco."

"Tranquilla, resto fino a domenica e da domani sono qui con te, anche se un'ora di treno non è mica un'eternità!"

"No, però non è come girare l'angolo ed averti lì"

Lo sento rattristarsi. Nessuno dei due ha mai accettato davvero la cosa. Iniziamo a incamminarci verso casa e lui non fa altro che farmi parlare di Luca per farmi sfogare del tutto.

La serata passa tranquilla tra risate e lotte assurde di cuscini come se fossimo tornati al tempo delle elementari, finchè il mio telefono non si illumina con un messaggio:

Da numero sconosciuto: "Fino a lunedì niente più giornate con te nella topaia, ordini dell'Educatore. Dice che un nuovo ospite ha bisogno di te."

Matteo, sicuramente. Non so cosa fare, come comportarmi né cosa e se rispondere; in realtà non avevo nemmeno più pensato a lui e, che mi ricordi, non gli avevo nemmeno dato il mio numero. Raccontare tutto a Davide sarebbe inutile, lui non approva le nostre etichette e comunque non sa di chi io stia parlando, così rispondo di getto:

A Matteo campus: "Grazie mille soprattutto per oggi, mi hai dato davvero una mano! A domani, sogni d'oro!"

Nessuna risposta, prevedibile.

Solo allora mi viene in mente che non ho detto nulla a Giacomo riguardo a quello che è successo oggi. Mi appunto mentalmente di parlare con lui domani. Dopo di che prendo il mio diario e inizio a scrivere. Mi stranisce pensare quanto mi venga semplice scriverci quello che penso e quanto sia invece difficile parlare delle stesse cose anche solo con Em o Davide senza leggerle direttamente.

"Cara professoressa,

nonostante il mio amore incondizionato per la mia scuola, non ho dubbi nell'affermare che il greco antico sia una gran scocciatura! Insomma, ho appena finito la quinta ginnasio e a sentire parole come digamma (che sia maledetto!) o aoristo secondo mi scappa un tantino qualche lacrima; così noi studenti cerchiamo in questa lingua, che tanto ci tartassa con una mera grammatica per ben due anni, qualcosina che la renda affascinante come tutti ce la descrivono. Mi ricordo che facendo una versione avevo trovato la parola συνδιαμάχομαι (sundiamakomai) la cui traduzione in "combattere fino in fondo insieme" mi aveva stupita. Perché è davvero così! Come 2500 anni fa' anche oggi ognuno di noi ha bisogno di avere affianco una persona che gli prometta non una vita perfetta, del resto non esiste, ma che fino all'ultimo istante di questa esistenza sarà al nostro fianco, che non ci lascerà mai mai soli, che qualunque cosa accada sarà lì pronta a prenderci per mano, farci un sorriso e combattere con noi! E queste sarebbero solo parole se io non avessi sperimentato qualcosa di simile per ben 18 mesi con Luca: ma eccola la fregatura... vogliamo qualcuno a fianco fino alla fine in un tacito "per ogni giorno" che associamo direttamente alla parola "per sempre", perché noi umani vogliamo l'infinito in qualcosa di finito come la vita e di fragile come le relazioni! E quanto siamo ingenui! Non esiste il per sempre, non esiste l'infinito, non esiste una persona che ci resti accanto in ogni istante! Bramiamo incondizionatamente qualcosa che noi non possiamo avere né oggi, né domani, né mai! Quindi prof perché desideriamo l'amore, se poi ci delude o si discute prima o poi, lasciandoci un senso di vuoto e solitudine per anche solo qualche secondo? E se non si parla d'amore, ma di amicizia, perché si litiga tra amici, perché il tuo migliore amico si trasferisce ad un'ora da te, perché questo tipo di relazione è costellato dall'incertezza sul domani? Allora i greci non solo inventavano più eccezioni grammaticali che regole, ma erano anche così sognatori da dare un nome a qualcosa che si realizzava solo nelle loro teste!"

Chiudo il diario irritata e infastidita, quando Davide torna dalla doccia e mi viene incontro. Si sdraia al mio fianco e lo abbraccio stretto, impaurita, come quando c'è tempesta e vai dal fratello maggiore e farti consolare. Lui non è Luca, non profuma di casa, ma è l'unica persona che in un momento turbinoso come questo ha calmato le acque anche solo con un sorriso o una parola.

Ubi tu, ibi egoWhere stories live. Discover now