Chapter 12. Schiaffi d'addio

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Ero fuori dalla porta dell'appartamento di Alex. Volevo e dovevo parlarle.

"Alex aprimi"

"Ti ho detto di andartene!"

"Alex, ti prego, aprimi"

"No!"

Niente. Sapevo che non avrei ottenuto nulla. Così decisi di cambiare piano. Uscii, andai a casa e mi cambiai. Mi raccolsi i capelli, mi misi un cappello con la visiera e un paio di occhiali da sole. Poi passai da un supermercato e presi uno di quegli scatoloni di carta che di solito la gente chiede al posto delle borse e lo chiusi con del nastro che chiesi alla cassiera, che sicuramente mi avrà preso per pazza a chiudere uno scatolone vuoto. Ritornai davanti al condominio di Alex. Schiacciai un citofono e mi rispose una voce femminile :

"Sì?"

"Sì salve scusi, devo fare una consegna alla signorina Alexandra Vause, ma non mi risponde ed ho ordini di lasciare questo pacco davanti al suo appartamento, mi potrebbe aprire per cortesia?"

"Certo". E l'istante dopo la porta d'ingresso si aprì.

"Grazie signora!", ed entrai.

Arrivai davanti alla porta che poco prima aveva visto l'ostilità di Alex. Il pacco che avevo preso era abbastanza grande e tenendolo in mano mi copriva metà del busto. Suonai il campanello.

Alex aprì la porta :

"Sì?"

"Ho un pacco per la signorina Alexandra Vause, è lei?"

"Sì ma io non aspettavo nessun pacco..."

Prima ancora che finisse la frase la urtai dentro casa e chiusi la porta.

"Chi diavolo è lei?" mi urlò. Mi tolsi gli occhiali ed il cappello ed i miei capelli biondi si sciolsero in un attimo.

"Piper..." disse, ma non c'era nella sua voce nessun tono di felicità.

"E' bello vederti Alex...pensavo ti fossi dimenticata il mio nome, non mi hai chiamata così l'ultima volta.."

"Ti sembra il modo di entrare a casa mia?"

"Tu non volevi aprirmi"

"Perché avrei dovuto farlo?"

"Ti devo parlare"

"Non abbiamo nulla da dirci"

"Scusa?"

"E' finita. Anzi, in realtà non è mai iniziato nulla"

"Nulla? Dopo tutto quello che mi hai detto quella sera?"

"Si"

"Non pensi che anch'io abbia il diritto di dire qualcosa a riguardo?"

"Piper. Basta. E' finita. Tu sei una mia alunna. Cosa vuoi che faccia? Ho un lavoro. Una carriera. Non posso farlo"

"Alex..."

"No. Non voglio più dire nulla a riguardo. Quando te ne vai cerca di rimetterti quel cappello e quegli occhiali da sole, non voglio che nessuno pensi che faccia venire i miei studenti a casa. E poi, ad essere sincera, ti ho fatto un favore no? Così i tuoi compagni non avranno un pretesto per prenderti di mira. E in verità non penso che tu sia così presa da me, no? Quindi prendi questa mia decisione come un regalo che ti faccio. Niente Alex, niente problemi. E adesso Piper, ti prego, vattene"

Non ci vidi più. Le saltai addosso e finimmo per terra. La tenevo ferma con i polsi, inchiodata al pavimento.

"Credi di poter sempre decidere tutto tu, eh? Tu hai deciso di venirmi addosso in quel bar, sempre in quel bar tu hai deciso di baciarmi e offrirmi quel Baileys, e poi portarmi nel posto romantico per il "bacio della prima volta". Tu. Hai sempre deciso tutto tu. Ma di quello che pensavo e che penso io? Eh? Mi hai chiesto di quello? Tu pensi che sia un regalo questo che mi fai? Di togliermi dalla tua vita? Che io non sia presa da te? Tu decidi che senza di te non avrò problemi? Ma cosa cazzo ne sai della mia vita tu? Non sai proprio nulla. L'unica persona di cui ti preoccupi è di te stessa. Sei tu quella ad avere paura, sei tu quella che ha una carriera da difendere. Tu. Al centro di ogni cosa ci sei tu. E sai una cosa? Il problema è che tu, sì, proprio tu, Alexandra Vause, sei anche al centro del mio cuore e dei miei pensieri...", Alex riuscì a capovolgere la situazione, anche se non so come. Ora ero io con le spalle a terra e lei mi teneva per i polsi, talmente forte che pensavo che prima o poi mi avrebbe strappato le mani.

Mi guardava e non parlava. Cercai di divincolarmi, ma non ci riuscii.

"Cos'hai? Perché continui a guardarmi?"

"Perché credo che tu sia bellissima", e cominciò ad avvicinarsi a me. Sentivo i baci leggeri sul mio collo. Si rialzò, mi guardò negli occhi e si riavvicinò di nuovo. Sentivo la stretta sui miei polsi che si allentava, sentivo il suo respiro, potevo quasi sentire il sapore del bacio che mi avrebbe dato quando le sue labbra si sarebbero poggiate sulle mie. Ma stavolta non se la sarebbe cavata così. Quando le sue labbra furono a pochi millimetri dalle mie, mi divincolai, mi alzai e lei cadde di lato e mi guardò, seduta per terra.

"No cara Alex. Non te la caverai così un'altra volta. Non mi bacerai per farmi stare zitta o per farmi fare quello che vuoi tu...no, non mi bacerai, anche se non so resistere ai tuoi baci, anche adesso vorrei inchiodarti a quel pavimento e baciarti, per ore ed ore, e poi...e poi lo sai... sai cosa verrebbe dopo. Ma tu dici che è finita no? Allora è finita!", mi voltai e presi la via della porta. Alex si alzò e venne verso di me.

"Pipes aspetta!"

"Oh non mi chiamare Pipes sai? Non mi chiamare Pipes! Ti ricordi quando te ne sei andata da quell'aula come mi hai chiamato? Chapman! Mi hai chiamato Chapman! Dopo tutto quello che era successo!"

"Piper aspetta, parliamone...io sono innamorata di te", a quelle parole mi voltai e le diedi uno schiaffo. Me ne pentii, ma non le chiesi scusa.

"E' finita. Addio, professoressa Vause", aprii la porta e me ne andai facendola sbattere.

Appena la porta si chiuse sbattendo, mi svegliai. Avevo chiesto un sonno senza sogni ma non ero stata esaudita. Una mano mi prudeva, come se avessi appena dato uno schiaffo. Come se lo schiaffo in quel sogno fosse vero. In vita mia non mi era mai capitato di vivere un sogno così...reale. La sveglia segnava le 5 del mattino. Mi ricoricai, pensando al mio sogno. "I sogni son desideri", dicono. Era questo che desideravo? Fare a pugni con Alex? Really?

Just a girl in a bar || WATTYS2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora