Chapter 7. Alex, hai mai visto l'alba?

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Era lì. Con quel sorriso stampato sul viso. Quegli occhi. Mi avvicinai a lei e la guardai negli occhi, illuminati dalle stelle. Aveva degli occhi chiarissimi, sembravano del colore dell'acqua di qualche spiaggia spagnola. Limpidissimi. Guardai il suo volto in ogni piccolo dettaglio per qualche istante. Poi le presi il viso tra le mani e la baciai. Nel cielo sopra di noi, erano complici le stelle e una falce di luna. Sentii le sue mani che si stringevano attorno alla mia vita, sentii la pressione del suo corpo contro il mio. Eravamo lì, unite da un bacio e da un abbraccio. Non ebbi più la cognizione del tempo. Sentivo solo le sue labbra morbide e calde contro le mie, la sua pelle sotto le mie mani, il suo respiro sul mio volto, il mio naso che sfiorava il suo, i suoi capelli che mi facevano il solletico sulla fronte. Un bacio infinito, dolce, romantico. Non so quanto passò prima che mi staccassi da lei. Mi specchiavo nei suoi occhi e pensavo che nessuna parola potesse esprimere meglio quel momento se non un assoluto silenzio. Restammo lì a guardarci, nessuna delle due fece il minimo spostamento. Poi lei mi attirò a sé e mi baciò. Un bacio forte, violento, intenso. La sua stretta intorno a me si fece più forte, come se in qualche modo volesse fondermi con lei. Io viaggiavo in quella tempesta di emozioni. La abbracciai da sopra le spalle e non la lasciai vincere in quella battaglia di labbra, denti, lingue, le volevo tenere testa. Finimmo quel bacio, ma restammo abbracciate, ognuna con la testa sulla spalla dell'altra.

"E' da quando ti ho vista in quel bar che avrei voluto portarti qui", disse Alex. Io non riuscivo a parlare, quindi la lascia continuare senza interromperla.

"Non è stato per caso se ti sono venuta addosso, è stato l'unico modo non imbarazzante che mi è venuto in mente per poter cominciare a parlare con te. Quando me ne sono andata la prima volta da quel bar, non ho fatto altro che pensare a te. Sono tornata in quel posto ogni sera per poterti ritrovare, per poter cercare di parlarti ancora, per poter instaurare un rapporto con te. Ma non ti ho più vista e ho pensato che forse ero stata una pazza a prendermi così tanto di una persona alla quale magari potevo non piacere. Così cercai di farmi passare tutta quell'emozione, tutte quelle fantasie che avevo per la testa, tutte quelle idee che mi ero fatta. Ma mentivo a me stessa, perché ogni sera arrivavo in quel bar con la voglia matta di vederti. Finché una settimana dopo il nostro primo incontro tornasti, attorniata però da una squadra di persone e non sapevo come potermi avvicinare. Quando ti vidi uscire pensai fosse il momento giusto ed infatti lo è stato fino a quando non mi è arrivata quella chiamata a cui dovevo assolutamente rispondere e dopo due parole tu tornasti dentro e capii che avevo perso la mia miglior occasione. Ma mi sbagliavo. Quando vidi i tuoi amici uscire mentre tu andavi in bagno, non ho resistito. Ma cosa dire? Non potevo trattenerti in bagno mentre i tuoi amici ti aspettavano. Così decisi di fare una follia, di cedere al desiderio che avevo dalla prima volta. Darti un bacio. Non sapevo come avresti reagito. Come dici tu, non sappiamo nulla l'una dell'altra. E se ti avessi disgustato? Se mi avessi presa per pazza? Non pensai e ti baciai. Ricordo il sapore di quel bacio, non lo potrei mai dimenticare. Ma sono una persona riservata e chiusa e quindi non ti avrei mai dato spiegazioni o mi sarei lasciata andare a sentimentalismi, quindi ti salutai e me ne andai senza voltarmi indietro. Non sapevo cosa avesse provocato in te quel bacio, ma la paura che ti avesse dato fastidio o che ti avesse lasciata indifferente mi bloccava, quindi decisi di non andare più al bar e che in qualche modo avrei dovuto placarmi. Quella sera in cui sono tornata, mi ci hanno praticamente trascinata e quando sono entrata e ti ho visto sulla porta, ho smesso di respirare e volutamente non ti ho salutata. Volevo vedere cosa avresti fatto tu, come ti saresti comportata e ammetto che avevo considerato anche l'idea che mi avresti buttato un bicchiere di birra in faccia davanti a tutti dicendomi "Questo è per il tuo bel gesto". Non mi tranquillizzò nemmeno il fatto che non andasti più via, che tornasti a sederti. "Magari non mi vuole dare una lezione in pubblico, ma comunque mi vuole parlare, in bene o in male" pensai. Non la smisi di guardarti con la coda dell'occhio per tutto il tempo in cui rimasi al tavolo. Volevo fare una prova sì, "un test" come dicesti tu. Mi ha fatto un sacco ridere quella tua domanda... e ti mandai il mio drink preferito e quando vidi che lo accettasti senza buttarmelo contro o cose del genere, un qualcosa si riaccese in me, qualcosa che avevo cercato di trattenere, un'emozione così forte che non sapevo come smorzare. Decisi di andare in bagno, dovevo muovermi, non potevo stare lì seduta con quel desiderio che mi nasceva dal cuore e che mi prendeva ogni parte del corpo. Sapevo che mi avresti seguita e lì, nel bagno, sarebbe successo qualcosa. Quando sei arrivata ho cercato di mettermi quella maschera di freddezza che metto con chiunque. Ma come al solito mi avevi spiazzato perché non mi giudicasti per quello che avevo fatto, ma volevi sapere il "perché" e questa si aggiungeva alle cose mi piacevano di te, quelle poche cose che sapevo di te. Ma ancora una volta sapevo che non era il momento giusto per dirti tutto e quindi me ne andai il più in fretta possibile da quel locale. Lasciai passare i giorni, ma non riuscivo a non pensare a te, a quel bacio e a tutte le spiegazioni che volevo e dovevo darti. Stasera avevo deciso che in qualche modo avrei dovuto parlarti e volevo farlo proprio qui, nel posto che avevo pensato per il primo bacio che ti avrei dato. Dovevo prenderti e portarti qui, anche se ho dovuto fare la stalker, ma questa era la sera giusta, la sera giusta per spiegarti e per aprirti il mio cuore. Scusami se ti ho baciata in quello squallido bagno, scusami se ti ho lasciata per giorni in balia di domande a cui non sapevi dare una risposta, scusami per i miei comportamenti da stronza egoista ed indifferente. Non sono una persona facile, non mi sono mai lasciata prendere da nessuno, nemmeno dopo un flirt spudorato, non mi sono mai lasciata andare con nessuno, nemmeno con le persone con le quali ho avuto delle storie. Nessuno ha saputo prendermi come lo hai fatto tu. Seduta al bancone di quel bar. Non so cosa sia stato. So solo che hai letteralmente sciolto questo cuore di ghiaccio, hai fatto sentire una fiamma calda il questo corpo di pietra. Non so cosa provo per te e non so nemmeno cosa tu provi per me. Forse dovremo scoprirlo insieme".

Il silenzio che venne dopo fu il più profondo di tutta la mia vita. Le sue parole. Tutto quello che era successo in quelle due settimane, le mie domande, i miei dubbi, i miei pensieri, tutto aveva avuto una risposta, un significato, un perché. Ero senza parole, non riuscivo ad aprir bocca. La strinsi forte, il più forte possibile e lei fece lo stesso con me. Passarono minuti, ore e noi eravamo ferme, una nelle braccia dell'altra. E all'orizzonte, sulla città che avevamo trovato avvolta nell'oscurità, illuminata solo dalle luci delle case di gente che rientrava tardi da una serata con gli amici, di gente che tornava dal lavoro, di gente che stava studiando per l'esame del giorno dopo, intravidi una sottile linea rosa. Solo allora riuscii a parlare ad Alex.

"Alex, hai mai visto l'alba?"

WvUBE

Just a girl in a bar || WATTYS2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora