2 - Il labirinto

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Non so se sia più strano che io riesca a ricordare cosa sia un ragazzo o che finalmente abbiano mandato qualcuno a farmi compagnia in questa prigione.

Il ragazzo è disteso a terra: ha i capelli biondo-rossicci, mossi, con delle ciocche che gli sfiorano le palpebre chiuse. Rimango un attimo a gardarlo per essere certa che la vista non mi stia ingannando. Poi, mi abbasso istintivamente a terra e avvicino l'orecchio al suo petto per assicurarmi che sia vivo. Sento il battito.
Lo squoto ma non reagisce. Così lo prendo e lo carico sulle spalle fino a farlo uscire dalla scatola. Mi stupisco della mia stessa forza: dopo un mese passato a cercare di fare il possibile per sopravvivere, niente è troppo pesante o difficile per me. Non appena sono nuovamente sopra il prato, butto a terra il corpo come fosse un sacco di patate. Sento un colpo di tosse e poi le palpebre del ragazzo si sbarrano di colpo, a mostrare degli occhi di un castano scuro, profondo ed intenso. Si muovono a destra e a sinistra, finché non si posano su di me. Si tira su di scatto spaventato.

- C-chi sei? - la voce gli trema.

- Dovrei chiedetelo io. - rispondo di rimando.

Speravo in qualcuno di un po' meno suscettibile. Indossa una maglietta bianca con le maniche a tre quarti, già sudicia di sudore e terra, e dei pantaloni e degli scarponcini marrone scuro. Un abbigliamento perfetto per la Radura. Un nuovo Raduraio. Mi rendo conto che è il primo essere umano che vedo: non ho neanche idea di come sia io stessa, riesco a vedere poche cose di me, come i miei pantaloni verde oliva che mi arrivano fino alle caviglie, decisamente meno larghi di quelli del nuovo arrivato, delle scarpe credo si dica "da ginnastica" bianche ed una maglietta viola chiaro a V; ormai i miei vestiti saranno lerci e logori, ma non ne sono sicura, non soffermo mai lo sguardo troppo su me stessa, non mi importa del mio aspetto, anche perché credevo di restare sola per il resto della mia vita.

- Che ci faccio qui? - continua.

- E che ne so io? Sono qui da un mese e non ho ancora capito dove mi trovo. - mi sorprendo del tono calmo che riesco a mantenere.

Lui sembra leggermente calmarsi. Si guarda attorno spaesato, e quando torna con gli occhi su di me, mi rendo conto che è più confuso di prima.

- Ascoltami. - lo richiamo all'attenzione. - Non ho idea di cosa ci facciamo qui, e non ricordo niente della mia vita passata. Tutto ciò che so è il mio nome: Rachel. Tu ricordi il tuo?

- Io... Mi chiamo Newt.

Rimango esterefatta. Ho aspettato tre giorni prima di ricordare il mio nome, mentre questo ragazzo già lo sa dopo pochi minuti. Provo quasi invidia.

- Quindi tu sei stata un mese in questo posto da sola? - mi chiede, a bocca aperta.

- Sì. - rispondo serafica.

Non aggiunge altro e volge il suo sguardo ai muri di pietra alle mie spalle, non so se sia affascinato o disgustato da quella visione, probabilmente entrambe le cose.

- Non so cosa significhino. - lo prevengo. Ma le parole che pronuncia poco dopo mi spiazzano.

- Non hai ancora capito? - non stacca gli occhi dai muri, come straniato.

- Capito cosa? - ho paura della sua risposta e smetto per un secondo di respirare.

- Siamo all'interno di un fottuto labirinto.

Maze Runner: La Prima RagazzaWhere stories live. Discover now