CHAPTER 22.

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HARRY'S POV:

La lasciai lì, da sola.

Ammetto che avrei potuto ascoltarla, urlarle contro a mia volta per poi dirle che sarebbe finita, eppure, come mio solito, la lasciai lì. Cazzo, stava diventando una fottuta abitudine.

Aprii lo sportello della mia auto, mi accasciai sul sedile come un peso morto. La vidi avvicinarsi in tutta la sua bellezza, ma prima che potesse essere troppo vicina mi chiusi dentro serrando tutti i finestrini. Vidi il suo volto deformarsi per lo stupore, ma fu il tempo di un secondo poiché cercò di nasconderlo con un sorrisetto e un sopracciglio alzato, continuai a fissarla anche mentre mi diede le spalle per dirigersi verso il falò. La fissai mentre parlava con Cameron e mentre prese un sorso dalla sua birra sorridendogli colpevole. La fissai mentre entrambi cercavano di cambiare la canzone di sottofondo, ne scelsero una ritmata, orecchiabile, tra gli invitati si alzarono dei piccoli urletti di approvazione, ma lei no. La fissai mentre mi guardò di sfuggita. La fissai mentre presi una sigaretta dal pacchetto che conservavo nel vano portaoggetti alla mia sinistra, la nicotina era decisamente ciò che mi serviva in quel momento. La fissai mentre ispezionava le persone che gli stavano intorno, era indecisa su qualcosa. La fissai mentre mise un piede davanti all'altro incrociando le gambe per poi fare una lenta piroetta con le braccia in alto, Dio. La fissai mentre sorrise, probabilmente si stava pentendo del gesto "infantile" appena fatto. La fissai mentre arricciò quelle sue labbra carnose.

"Merda, ha deciso. Il punto è: cosa?"

La cenere mi cadde addosso, imprecai e mi diedi mentalmente dello stupido mentre concentrai la mia attenzione sulla maglietta ormai rovinata, così guardai nei sedili posteriori per trovarne una di ricambio, spostai con le mani le cianfrusaglie, ma fu tutto vano.

"Fantastico."

Tirai un altro tiro annoiato concentrandomi nuovamente su di lei, ma rischiai di strozzarmi. Subito credetti di avere le allucinazioni, invece era realmente lì. In pochissimo tempo si era posizionata davanti alla mia auto. La fissai, la fissai ancora.

Mi studiò per qualche istante, allungò le mani nella mia direzione per poi chiudere gli occhi, allargò le braccia portandole verso l'alto come aveva fatto precedentemente. Mantenne gli occhi chiusi mentre toccò i suoi capelli fino alle punte, mosse i fianchi a ritmo e scosse la testa da una parte all'altra per coprire con i capelli il viso rosso per la vergogna. Non riuscivo a smettere di guardarla. Fece un giro su sé stessa alzando leggermente una gamba e quasi perse l'equilibrio, una risata leggera uscì dalla sua bocca, ripeté le stesse azioni alcune volte e spesso passò le mani lungo tutto il largo vestito che portava, mettendo in mostra il contorno della sua esile figura: le trascinava verso il basso e poi le riportava in alto alzando lievemente i bordi e mostrando qualche centimetro di candida pelle. La sua bocca mimava le parole della canzone, immaginai che fosse una delle sue preferite e che stesse cantando per cercare di alleviare la tensione che stava provando in quel momento per la paura di essere notata da altri occhi che non fossero i miei o più semplicemente per paura di mettersi così in ridicolo di fronte a me. Dovevo assolutamente conoscere il titolo di quella melodia, sarebbe diventata la mia preferita per molto tempo. Continuava ad agitare i suoi fianchi voluminosi e ogni tanto si metteva di spalle mostrandomi quell'adorato fondoschiena per cui molte mattine mi svegliavo madido di sudore.

La musica finì e lei aprì gli occhi, mi mancò il fiato. La sigaretta si era ormai spenta e tutta la cenere si era dispersa sul tappetino ai miei piedi. Si raccolse i capelli per poi posizionarli su una spalla lasciandomi una perfetta visuale del lato sinistro del suo fine e lungo collo, giocherellò con le sue dita, era nervosa. Era un vizio che aveva sin da piccola, era un gesto che non avrei mai dimenticato, la mostrava per quello che era: una bellissima ragazza insicura e con scarsa autostima e con un grande cuore da donare. Aveva lei stessa bisogno di aiuto e voleva offrirlo a me?

Aprii lo sportello e vidi la sua figura rilassarsi, uscii dall'abitacolo della mia macchina, rimasi immobile, lei non si mosse. Percorsi tutto il suo corpo con lo sguardo, inspirai profondamente.

-Mh.-

-Non mi sono messa quasi in ridicolo per sentire un flebile "mh".-

-Mh.-

Mi guardò sconcertata e dopodiché si girò di spalle e fece per allungare il passo, ma io velocemente mi avvicinai cingendole il busto con un braccio. Respirai a pieni polmoni il profumo della sua pelle ai lati del collo che aveva liberato dai suoi capelli.

-Vieni con me.-

Non fece domande, rimase immobile fino a quando non la lasciai e subito dopo la vidi camminare sul fianco sinistro, aprire lo sportello e sedersi. Feci lo stesso, accesi il motore e sfrecciai sull'asfalto per raggiungere casa.

Durante il tragitto la vidi torturare la stoffa di quel maledetto vestito.

-Non mi piace questo vestito.- sbottai ad un tratto.

-Potrei sapere il perché?- mantenne lo sguardo fisso sulla strada.

-È troppo largo, non ti fa risaltare. Dovresti mettere quei vestitini corti che piacciono tanto a Rebecca, nulla contro la tua amica, ma non ci sarebbe paragone tra voi.-

-Ma se mettessi quegli abiti striminziti poi tutti gli altri si potrebbero approfittare di me- un ghigno a dipingerle il viso, -mi guarderebbero famelici e proverebbero a toccarmi tutto il tempo.- appoggiò una mano sulla mia coscia e ringhiai leggermente.

-Sicuro che non ti darebbe fastidio? Che ne pensi?- mi guardò con quei cazzo di occhi maledettamente da favola.

-Sai cosa penso? Penso che se non ti rispettassi così tanto come faccio, accosterei e ti farei mia all'istante, qui, in questa auto, nei sedili posteriori. Oh sì, ti farei urlare tanto che perderesti la voce e ti scoperei tanto che non riusciresti a camminare per un'intera settimana.- mi fissò scioccata, così le presi una mano, la baciai e poi la posai di nuovo sulla mia gamba dove era prima.

-Questa rimane qui.-

Scarlet non rispose e ruotò il suo viso verso il finestrino, ma intravidi dallo specchietto che sorrise mordendosi il labbro inferiore. Accelerai.

SCARLET'S POV:

Ridendo e urtando ogni mobile o sedia che ci trovavamo sul percorso, ci fiondammo in camera da letto. Eravamo ancora un po' accaldati per la corsa che ci aveva preceduto, ma quando arrivammo in quella stanza, la nostra temperatura diminuì leggermente. Non so perché, ma nessuno dei due ebbe l'intenzione di accendere la luce: questo non fu un problema dato che la stanza era perennemente illuminata da delle piccole lampadine appese vicino al muro, che davano un terribile senso di pace e tranquillità. La notte era nera, ma non troppo da oscurare del tutto il magnifico chiaro di luna che, con tutta la delicatezza possibile, si adagiava sui suoi tratti così quasi dannatamente vicini alla perfezione. Dio se era bello.

Gli rubai un altro bacio mentre lo guardavo sorridere senza una ragione ben precisa. Con gli occhi incastrati nei miei, mi prese delicatamente una mano e cautamente mi trascinò vicino alla libreria: quella stessa libreria in cui tempo prima avevo cercato delle risposte per scoprire, nonostante tutti gli anni trascorsi insieme, ancora di più sul ragazzo che fin da subito, in un qualche modo, aveva fatto provare al mio intero corpo, la stessa sensazione di un'apnea che stava già durando quattordici anni.

-Scegli.-

-"Scegli"? Cosa?-

-Un disco. Quello che vuoi.

-D'accordo.-

Mi chinai leggermente per scrutare meglio l'infinita collezione di dischi d'epoca che contribuivano a rendere quel ragazzo autentico ancora di più. Ero circa alla fine quando il titolo di un singolo catturò più di tutti la mia attenzione: lo sfilai, lo tenni un momento in mano per essere del tutto certa che sarebbe potuto essere quello giusto, poi lo allungai a Harry, del tutto ignara di cosa avrebbe potuto pensare.

Sollevò un angolo della bocca e la sua fossetta si colorò di un intenso blu scuro a causa del buio che ancora ci circondava, subito dopo diede vita ad una risata nata e morta sul momento e poi sussurrò solamente l'ultima parola di quel titolo:-Tender.-

Tender [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora