CHAPTER 3.

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Eravamo seduti uno di fronte all'altro mentre mangiavamo i nostri panini e ogni tanto bevevamo un po' di Coca- Cola.

-Sai, ho sentito dire che ci sarà un concerto degli Arctic Monkeys qui vicino nel mese di Luglio.- si infilò in bocca una patatina.

-Dopo tutte le cose a cui devi pensare ti sei ricordato del genere di musica che ascolto? Sorprendente.-

Harry iniziò ad avere una manifestazione di nervosismo: il tremolio alla gamba era incessante. I miei nervi erano tesi al massimo, e se non l'avesse smesso all'istante, avrei preso la mia roba e me ne sarei andata. La conversazione fino a quel momento non fu particolarmente entusiasmante a causa delle risposte secche e monosillabiche che davo. L'ambiente intorno a noi era abbastanza vuoto, perciò non potevo che dare tutta la mia attenzione al ragazzo che mi ritrovavo di fronte. Mi rubava degli sguardi furtivi, come quando fanno i bambini dopo aver ricevuto una punizione da parte dei genitori.

-Senti Scarlet, mi vuoi dire cos'hai?-

-Cosa dovrei avere?-

-Non lo so! Appena mi hai visto hai iniziato a fare quella stronzata dello sguardo misterioso, "sono la ragazza figa che ti guarda e non dice nulla, che però si può permettere di rispondere da culo alle persone." Sai anche tu che le cose bisogna dirmele, altrimenti non le capisco e sai benissimo anche che non sono conosciuto per la mia sublime intelligenza.- gesticolava e parlava con una voce che poteva definirsi addirittura isterica. Non riuscii a resistergli e subito tentai di trattenere una ridarola, ma alla fine non ce la feci e scoppiai in una grossa e sana risata. Era divertente vederlo in difficoltà.

-Sei un coglione, mi hai fatto sedere sullo stesso seggiolino su cui ti sei fatto fare un pompino pochi minuti prima. Sei disgustoso.-

Il ragazzo mi guardava imbambolato con ambedue gli angoli della bocca sollevati. Non poteva credere alle sue orecchie, lo avevo beccato sul fatto.

-A mia difesa posso dire che è stato uno degli orgasmi meno soddisfacenti che io abbia mai avuto.- alzò entrambe le mani mentre lo disse. Lo continuai a guardare e intanto scuotevo la testa. Ad un certo punto si fece serio e iniziò:-Scarlet, devo dirti una cosa.- avevo smesso di sorridere anche io mentre continuò la frase:-Io devo...- il suo cellulare iniziò a vibrare sul tavolino, gli lanciò uno sguardo pieno d'odio, la sua espressione mutò da ansiosa a irritata, sullo schermo compariva la parola "Anne", continuò a fissare il dispositivo senza nessuno stimolo ad accettare la chiamata, secondi interminabili passavano mentre io restavo lì sentendomi oppressa dalla tensione e dal disagio. Era il momento meno opportuno per stare in sua compagnia.

-Non rispondi?-

-Non è importante.-

-Come lo sai?-

-Lo so e basta.- rispose freddo.

Il cellulare smise di suonare.

-Come ti sei fatto quella cicatrice?- pur non avendo trascorso molto tempo con lui nell'ultimo periodo, ero certa di non aver mai notato quella piccola imperfezione sul suo viso. Lo vidi sbiancare e con un certo imbarazzo mi disse di essersela procurata trasportando vecchi cartoni dalla cantina alla soffitta. Ovviamente mi aveva mentito, ma lasciai cadere l'argomento chiedendogli di continuare il discorso interrotto poco prima. Sbiancò ancora di più -se questo potesse essere possibile- e mi assicurò che non fosse di vitale importanza.

-Andiamo, ti riporto a casa.-

HARRY'S POV:

Salimmo in macchina e il tragitto fu più silenzioso che mai.

Continuavo solo a ripensare a mia madre e alla nostra discussione pochi giorni prima:

-Harry, abbiamo deciso di tenertelo nascosto per tutto questo tempo perchè non avresti capito! Non hai idea di cosa abbiamo dovuto affrontare io e tuo padre!-

Tender [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora