CHAPTER 2.

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Il mio dormiveglia fu interrotto dal cellulare che vibrava: mi arrivò un messaggio. Tentai con gli occhi tutti appannati di leggere il mittente, ma la luce dello schermo mi abbagliava, così, ritentai dopo essermi lavata i denti e la faccia. Era Harry:

"Ciao, Bellissima! Svegliati, devi andare a scuola! Ricordati di farti trovare pronta oggi."

Un sorriso spontaneo decorò il mio viso. Scesi in cucina e c'era già mia mamma che beveva del thè:

-Sei già sveglia?- sussurrai.

-Sì, non sono riuscita a dormire stanotte.-

Dopo pochi secondi Ginny scese ancora assonnata.

Quando finimmo di vestirci, io e Ginny andammo in bagno a metterci un filo di trucco. Finalmente arrivammo alla fermata della corriera in tempo. Salii sul bus ed incontrai Rebecca. Dopo nemmeno venti minuti arrivammo a scuola.

La giornata passò come previsto e alla fine delle lezioni, dopo aver salutato Reb, mi diressi nel parcheggio della scuola dove mi avrebbe dovuto aspettare Harry. Ero sulle note di "Mardy Bum" degli Arctic Monkeys, quando mi resi conto che Harry mi stava aspettando nell'abitacolo della sua auto: era appoggiato alla testiera del sedile in pelle nera, aveva gli occhi serrati e la bocca leggermente dischiusa, feci per avvicinarmi, quando all'improvviso una ragazza si ricompose raddrizzandosi nel sedile del passeggero. Piantai i piedi a terra scioccata dalla scena di cui ero stata spettatrice; tolsi gli auricolari e finii di vedere il modo in cui i due ninfomani si salutarono: lei scese dalla macchina dopo aver dato un semplice e "casto" bacio al giovane, lui non scomodandosi nemmeno di guardarla in faccia, rimase a fissare impassibile di fronte a sè e ammiccò un sorriso sghembo.

Conoscendo Harry, avrebbe dimenticato -sempre se c'era qualcosa da ricordare- il volto di lei, la sera stessa. In ogni caso avrebbe potuto ragionare razionalmente e evitare un comportamento del genere sapendo che io mi sarei seduta una manciata di minuti successivi, nella stessa auto e, più precisamente sullo stesso sedile. Non per gelosia o altro, ma avrei preteso dal mio migliore amico un minimo di rispetto. Pensai di rifare il giro del parcheggio in modo da non farmi vedere da Harry: ripercorsi il tragitto al contrario e quando arrivai a pochi metri dal Range Rover, io e la puttanella ci incrociammo: la guardavo negli occhi seria e rivoltata da ciò che avevo appena visto, mentre lei, noncurante, mi sorrise compiaciuta.

"Troia."

Giunsi di fianco al finestrino abbassato di Harry, che indossava una semplice maglietta grigia e un paio di jeans neri, ora portava un paio di occhiali da sole neri e masticava un chewin-gum. Mi osservò con fare divertito, ma non sospettoso, mentre mi appoggiai allo sportello con gli avambracci, lo fissai e lui azzardò:

-Hey dolcezza, quanto per un servizio completo?- pensava di essere simpatico?

Lo guardai così intensamente da farlo sentire in soggezione, dopodichè soddisfatta entrai in macchina e continuai a osservarlo crogiolarsi nel suo disagio.

A causa del caldo estivo -e forse anche degli sforzi avuti poco prima- era ricoperto da un leggero strato perlato di gocce di sudore sulla fronte abbronzata, con la mano destra stringeva il volante in maniera così sicura da riuscire ad intravedere i muscoli contratti. Continuai a guardarlo e mi accorsi di una piccola cicatrice sulla guancia sinistra che non avevo mai visto prima di allora. Osservai la sua mandibola squadrata e tesa, ne tracciai il contorno fino a dove la sua pelle lasciava posto ad un'aggrovigliata e contorta massa di capelli ricci. Quando era più piccolo li teneva sulla fronte, forse per nascondere quelle tipiche imperfezioni della pelle, mentre da un paio di anni a questa parte li teneva su dandogli l'idea di essere più ribelli e non volevano mai saperne di avere una forma definita, ma a lui questo non era mai importato più di tanto e Dio solo sa quanto potesse essere sensuale. La sua bocca sottile appariva sempre delicata, morbida e gustosa, era decorata, insieme al mento, da una quasi invisibile spolverata di peluria che stava dando vita al giovane uomo che presto sarebbe diventato. Seguii la linea del mento arrivando al pomo d'Adamo che, diversamente dalla maggior parte dei ragazzi, era anche solo difficilmente percepibile. Le piccole pieghette della pelle visibili, un piccolo neo al di sotto di esse, la collana d'argento che girava attorno al collo, le clavicole che scomparivano all'interno della maglia perfettamente appoggiata al suo corpo e la pelle segnata dall'inchiostro che disegnava dei tatuaggi semplici e per lui significativi, gli davano un tocco di pericolo e proibito. Nello stesso momento in cui stavo decidendo di girarmi, passò la sua lingua sul labbro inferiore per poi ricacciarla dentro. Il mio cuore mancò un battito. Mi ritrovavo davanti un perfetto stronzo, ma che riusciva ad essere tremendamente irresistibile.

-Stai fissando.-

-Zitto. Adesso possiamo andare.-

Ci avviammo da McDonald's come promesso.

Tender [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora