Capitolo nove

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Vorrei essere forte.
Vorrei essere coerente, e determinata in una scelta.
Vorrei ora poter dire di aver capito di aver sbagliato, e vorrei anche dire che non avrei voluto farlo, e che ho agito senza pensare.
Vorrei anche dire che in fin dei conti l'avevo dimenticato.
Vorrei poter dire di aver saputo resistere, di averlo respinto anche se, effettivamente, sono stata io a fare il primo passo.
Sono stata io ad averlo baciato.
E vorrei tanto poter dire di essermene pentita.
Ma non posso.

Non posso, perché direi delle grandissime stronzate, perché ho sognato le sue labbra per mesi, e per mesi mi sono obbligata a reprimere ogni singolo sentimento nei suoi confronti.

Non posso dirlo, perché ogni volta che guardo Cameron l'unica cosa razionale a cui riesco a pensare è alle sue labbra, e alle sue dita che sfiorano la mia pelle.

Non posso farlo, e non so di preciso nemmeno il perché vero e proprio.

Forse semplicemente perché certe cose non le dimentichi mai.

Giro il cucchiaino all'interno della tazza contenente il tè, e sospiro pesantemente prima di portarmelo alla bocca per berne un sorso.

Continuo a guardare un punto indefinito, mentre perdo la cognizione del tempo.

Quando il campanello suona, sento qualcuno imprecare fuori dalla porta.

Mi alzo, non mettendoci molto a capire chi bussa alla mia porta alla otto di domenica mattina.

Lascio che un piccolo sorriso si formi sulle mie labbra, e spalanco la porta.

"Hei" Travor sorride raggiante, poi, quando vede che sto per scoppiare a piangere, mi prende fra le braccia, strigendomi forte. "Andrà tutto bene, Audrey." Sussurra vicino al mio orecchio.

Scoppio a piangere, mentre i ricordi dell'altro pomeriggio riafforano nella mia mente.

"Ho così tanta paura di non riuscre a dimenticarlo più." Singhiozzo contro il suo petto, e Travor inizia a sussurrare parole dolci contro i miei capelli, nel vano tentativo di riuscire a tranquillizzarmi.

Dopo aver baciato Cameron, mi sono costretta a mandarlo via.

Per quanto lo ami, e per quanto lo desideri al mio fianco, non riesco a perdonarlo.

L'idea che possa mentirmi, e farmi del male come tre mesi fa mi terrorizza, e mi spaventa ancora di più il modo in cui potrei ridurmi a causa sua.

Da giovedì non vedo nè parlo con nessuno.

Jase è arrabbiato con me, e non lo biasimo.
Però voglio prima o poi sostenere una conversazione con lui senza che pensi che io voglia qualcosa di più di una semplice amicizia, da lui.

Credevo di avere una cotta per Jase, e magari è proprio così, ma ora come ora non riesco ad immaginarmi con nessuno.

Sapete quando certe persone, o determinate situazioni, vi rimangono dentro e non si cancellano più dalla vostra testa? Ecco, in pratica mi sta succedendo la stessa cosa.

Ogni cosa mi ricorda lui.
Ogni volta che mi metto sul letto non desidero altro che lui sia con me, che mi stringa, e perdermi nel suo profumo.

Ma lui non c'è. E Dio, mi fa malissimo.

Ma se solo ci penso, mi prenderei a schiaffi per come gli ho permesso di rovinarmi la vita.

"Ti va di fare un giro? Sophie mi vuole portare al centro commerciale" fa una mossa teatrale, facendomi scoppiare a ridere. "Sarà una lunga giornata per me. Ma sono disposto a farmi torturare anche da te."

Sorride, e io accetto il suo invito.

"Mi vesto, poi scendo. Mia madre ha fatto i pancake, se li vuoi
" Gli indico la cucina, e poi salgo le scale per prepararmi.

Dopo aver messo dei jeans neri, e una maglia bianca con sopra una giacchettina nera, scendo di sotto, e sorrido a Travor.

"Andiamo?" Domando afferrando la borsa dell'appendi abiti nel piccolo corridoio che porta alla camera dei miei genitori.

Loro hanno scelto la camera al piano inferiore, mentre io e Leslie le camere di sopra.

Dobbiamo condividere lo stesso bagno, e non è una cosa esattamente piacevole.

La mattina devo sempre alzarni dieci minuti prima, altrimenti rischio di non entrare più nel bagno per prepararmi.

Leslie passa tre quarti della sua giornata lì dentro, e la mattina occupa la toilet per circa un quarto d'ora.

È incredibile.

"Sì, ho la macchina qui fuori!" Esclama raggiante, e usciamo da casa mia.

Mi infilo dentro la vettura, e dieci minuti più tardi siamo davanti ad una casa.

La guardo dal finestrino, e mi sembra vagamente familiare.

"Travor, ma è questa casa di Sophie?" Gli domando perplessa.

Ma quando mi giro verso il posto del conducente, lui non c'è.

Sobbalzo, appena sento la portiera dalla mia parte aprirsi.

"Trav, che diamine fai?" Scatto quando mi trascina fuori dall'auto per il gomito.

Lui mi guarda intensamente, poi accenna un sorriso.

"Ti rendo felice."

Ci avviciniamo alla porta della casa, e in quell'istante ho un flash.

Sbarro gli occhi.
"No." Dico ferma, cercando di liberarmi dalla sua presa.

"Audrey, non fare la bambina." Mi rimprovera, sbuffando.

"Dovresti proteggermi da persone simili, Travor! E invece mi stai buttando fra le braccia del nemico!"

"Come sei melodrammatica." Ride di gusto, prima di suonare al campanello.

E lui apre la porta.

Will Be Forever||CameronDallasWhere stories live. Discover now