"Not able to sleep."

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-POV LIV

Justin mi aveva imposto di restare a casa sua, non voleva che me ne andassi e restassi sola.

Era stata una giornata pesante e solo in quel momento mi accorsi di quante cose avevo combinato quell'estate e stavo ancora combinando.

Ero arrivata alla conclusione di essere una pazza psicopatica con problemi più o meno gravi , ma non potevo farci nulla perchè sapevo di avere tanti altri difetti.

Tutto sommato avevo la certezza di non essere come tutte le ragazze normali.

Avevo una sola amica che non vedevo ormai da una vita e non sapevo che fine avesse fatto, uscivo e baciavo un ragazzo che non era il mio fidanzato, rompevo oggetti, litigavo con mia madre, partivo senza una meta precisa...

"Sono tornato, ho preso i biglietti all'aeroporto. Il volo è alle sette in punto." disse Justin entrando in cucina.

Aveva in mano i biglietti e li guardava pensieroso.

"Grazie mille Justin, sei fantastico." risposi stringendomi nella maglia che avevo preso dal suo armadio.

Aveva il suo odore e me lo sentivo sulla pelle.

"Non ringraziarmi, non ho fatto nulla di che." mormorò sedendosi.

Gli guardai i pugni medicati malissimo e sospirai.

"Dammi la mano, hai messo male le garze." dissi sedendomi accanto a lui.

"Mi sento offeso, ci ho messo un sacco di tempo." sbuffò.

Mentre gli aggiustavo le bende, notavo che non smetteva di guardarmi e mi sentivo in imbarazzo.

"Ho qualcosa che non va?" chiesi curiosa.

"Sei bellissima." rispose semplicemente.

Lo guardai, ma non sapevo che cosa dirgli se non che fosse dolcissimo.

"Ho finito." Esclamai ammirando il mio lavoro.

"Dovresti riposare, sembri stanchissima." Mi fece notare uscendo dalla cucina.

"Ma io non sono stanca, sono piena di energia."

"E cosa vorresti fare?" domandò.

"Una guerra."

Mi guardò stranito, ma già ero scappata a prendere un cuscino dal divano che poi gli lanciai in faccia.

"Brutta stupida, questo non dovevi farlo."

Prese anche lui un cuscino che lanciò colpendomi sul seno.

"Questa è una parte sensibile, non vale." urlai colpendolo altre volte.

Dopo un po' di lotta all'ultimo sangue disse "Pausa."

"Il signor sono invincibile Justin Bieber si è arreso." lo derisi.

"Non mi arrendo mai e lo sai bene." rispose con ghigno cattivo.

"Allora prendimi."

Corsi su per le scale e mi nascosi dietro la porta aperta del bagno cercando di tenere a bada la mia risata e di calmare l'affanno.

Sentii la sua presenza fuori, poi entrò in bagno.

"Liv, lo so che sei qui, ma essendo che sono una persona gentile ti aspetto fuori, così ti arrendi e vinco."

Ero in trappola, mi serviva un piano.

Pensai che se lui poteva essere veloce, lo potevo essere anche io.

Non mi persi d'animo ed uscii di corsa, ma lui mi bloccò per un polso.

"Presa." sussurrò al mio orecchio.

"Credevi di poter vincere, ma non era così, sei un sacco di patate."

Scoppiai a ridere.

"Lasciami sei sudato."

"Abbracciami, abbracciami." mi incatenò a lui spiaccicando il suo corpo sudato al mio, inumidendomi tutta.

"Justin che schifo." urlai.

"Ssh." mi zittì baciandomi, quando si staccò mi informò che sarebbe andato a fare una doccia.

Mi lasciò in corridoio con un sorriso da ebete stampato in faccia e la felicità che usciva da ogni parte di me.

Era strano, ma dove c'era Justin Bieber c'era il sole.

-POV JUSTIN

Liv finalmente dormiva.

Non era molto tardi, ma dopo quello che aveva combinato quel giorno doveva essere stanca.

Dopo essere uscito dalla doccia, l'avevo trovata addormentata sul mio letto ancora con indosso la mia maglietta.

Purtroppo non riuscivo a fare lo stesso, mi chiedevo a come sarà stato duro per una bambina crescere senza un papà, vederlo andare via e non tornare.

Potevo solo capirla in parte perché  mio padre c'era sempre stato, anche quando si era ricreato una famiglia che non includeva la mamma.

Il campanello suonò, ma dopo l'ultima volta che avevo aperto, quel pomeriggio, avevo quasi timore a rifarlo.

Quando aprì spalancai gli occhi.

"Signora Tanner." Mormorai a voce bassa lanciando un occhio verso le scale di sopra.

"Justin scusa se sono qui a quest'ora, non vorrei svegliare la tua famiglia." Disse guardando oltre la mia spalla. "Ho litigato con Liv ed è andata via. L'ho cercata per tutta Seattle , sono andata nei suoi posti prefe.." la bloccai. era davvero terrorizzata.

"Liv è qui e sta bene. Sta dormendo di sopra, faccia piano." la lasciai entrare.

"Grazie a Dio." mise una mano sul cuore. "Penso ti abbia detto quello che è successo e quello che ha in mente."

"Si." Risposi mettendo le mani in tasca. "Voglio aiutarla, questa cosa è molto importante per lei e io voglio esserci. Non lascerei mai che andasse da sola."

"Andrai con lei?" chiese sbalordita

"Assolutamente."

"Sono così felice che abbia trovato te che la ami così tanto." Esclamò abbracciandomi. "Fa di tutto per proteggerla, non lasciarla mai sola e se dovesse andare male cerca di alleviare il suo dolore."

Aveva uno sguardo triste e sconsolato, notano quanto fosse preoccupata.

"Farò tutto il possibile signora." Affermai sicuro. "La terrò sempre aggiornata."

"Questo è il mio numero."

Mi lasciò in mano il suo bigliettino da visita dove c'era scritto: 'DOTTORESSA-PEDIATRICA LILY TANNER' con il suo numero e il suo indirizzo di ambulatorio.

"Grazie mille ancora, Justin." mi diede un ultimo abbraccio e dopo avermi salutato uscì andando via.

"Justin,chi era?" sentii chiedere da una vocina dolce al piano di sopra.

"Era solo Chris, sta tranquilla." Mentii "Torna a letto."

"Solo se vieni anche tu."

Salii le scale dopo aver spento le luci in cucina e in salotto e la trovai ad aspettarmi.

Non smettevo di pensare a quelle parole 'Sono così felice che abbia trovato te che la ami così tanto.'

Se prima non riuscivo a dormire, adesso ero sicuro che non l'avrei fatto.

"Enough For Me" #wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora