"We need to talk"

1.1K 86 2
                                    

-POV JUSTIN-

Non c'era nulla di meglio che fare skateboard in una giornata bella come quella.

Il sole era alto in cielo e non si vedeva nemmeno una nuvola.

Il mio amico Chris, che era molto abile in quello sport, mi stava dando delle lezioni già da qualche settimana, e non per vantarmi, ero davvero un gran talento.

Le lezioni le seguivo al Green Lake Park, il parco dove vidi per la prima volta Liv.

Ricordavo che mi era sembrata una ragazza molto strana, e non mi ero sbagliato.

"Quando salti devi piegare le ginocchia se vuoi atterrare senza farti male." Mi corresse Chris per la milionesima volta.

Non ero tanto concentrato quel giorno, vedere Liv alla cena del giorno prima mi aveva sconvolto, e francamente non me lo sarei mai aspettato.

Tutto sommato fu una serata divertentissima, Liv in imbarazzo era qualcosa di veramente epico.

Mi aveva colpito subito fin dall'inizio, anche se era lei quella ad aver colpito fin dall'inizio il pavimento, grazie al mio skateboard.

In qualche modo adoravo farla arrabbiare, diventata davvero violenta, come quella sera che mi trovò a giocare a Poker.

Ancora oggi mi chiedo come sia arrivata in quel posto.

Non sapevo che cosa provassi per lei, forse una grande attrazione e basta.

"Ehi Justin, ci sei?" mi chiese Chris.

"Certo scusa." dissi ritornando sulla rampa e scendendo a grande velocità.

Saltai verso la fine e piegai le ginocchia.  Con mio stupore atterrai sullo skate senza problemi, ero molto fiero.

"E grande il mio Justin." affermo Chris dandomi una pacca sulla spalla.

Mi allontanai per prendere la bottiglia d'acqua che avevo messo precedentemente al lato della rampa e ne bevvi un lungo sorso.

L'acqua mi rinfrescò e risvegliò i sensi, poi sentii Chris dire "Oh mio dio, ma chi è quella bomba."

Mi voltai confuso verso la sua direzione e vi vidi Liv guardarsi intorno alla ricerca di qualcuno , forse di me.

Quando mi vide alzò una mano in segno di saluto e si avvicinò.

"Justin, dobbiamo parlare."

Indossava un abitino azzurro con dei fiorellini bianchi, portava vans bianche e una borsetta tracolla dello stesso colore.

Chris aveva ragione, era una bomba.

"E' successo qualcosa?" chiesi confuso.

"No , ho solo bisogno di parlarti e vorrei farlo in privato , quel tuo amico sta letteralmente origliando." portò lo sguardo alle mie spalle, su Chris che le sorrise.

"Va bene, se proprio devi." Dissi. "Dammi il tempo di prendere la maglia."

Ma prima di seguirla Chris mi sussurrò "Poi mi spieghi come la conosci."

XXX

Ci allontanammo e ci fermammo accanto una panchina.

La guardavo aspettando che parlasse, ma sembrava concentrata su altro.

"Puoi indossare quella maglietta?" mi chiese di punto in bianco.

"No, sono tutto sudato." dissi alzando il cappellino che avevo e aggiustando i capelli.

"Non riesco, come dire.. a concentrarmi se sei così." distolse lo sguardo imbarazzata.

Mi sentivo in qualche modo gratificato, era ovvio che non riuscisse a guardare nient'altro, i miei pettorali erano da urlo.

Sbuffai e indossai la maglia.

"Allora, mi dici di che cosa vuoi parlare." domandai un tantino stufo di quell'attesa.

"Dimmi la verità." sbottò un secondo dopo.

Non sapevo di che verità parlasse.

"Come scusa?"

"Dimmi la verità su come hai conosciuto Marcus."disse spiegando meglio ed incrociando le braccia al petto.

"Mi pare che Marcus te l'abbia detto."

"Sapevo che mentiva, e devo scoprire che cosa nasconde."

Liv era molto attenta ai comportamenti altrui, cosa non da poco.

Marcus mi aveva chiesto di tenere il suo segreto, se la sua ragazza avesse scoperto il modo in cui ci eravamo conosciuti, le cose sarebbero finite male.

"Credimi non mentiva." Temporeggiai.

"Oh, quindi hai fatto arti marziali" urlò stupita. "Vorrei sapere che cintura sei."

Cominciava ad arrabbiarsi, e lo notavo dalle sue guance paonazze.

"Cintura nera." risposi ovvio.

"Smettila di sparare stronzate e dimmi la verità." Sbottò.

Proprio in quel momento un gruppo di persone si girò verso la nostra direzione.

Non c'era nulla di più fastidioso degli impiccioni.

Persi le staffe e la trascinai dietro un albero.

"Devi farti gli affaracci tuoi per una singola volta."sputai sibilando, ma la sua espressione non cambiò.

"Devo sapere." Rispose non demordendo.

"Chiedilo a lui e lasciami in pace." dissi voltandomi.

Liv afferrò il mio braccio e sussurrò "Justin... non voglio parlare con quella sanguisuga, giuro che se me lo dirai terrò la bocca chiusa e me ne andrò."

Volevo restare fuori da quel casino che Marcus aveva combinato , non era un mio problema.

"Ti prego." mi incitò.

Non volevo che mi pregasse per una cosa che non doveva riguardarle.

"Se non te lo dirò non la smetterai, vero?" chiesi mettendo una mano sugli occhi.

"No." disse semplicemente.

A quel punto sospirai e confessai.

"L'ho conosciuto ad una partita di Poker qualche anno fa."

"Enough For Me" #wattys2017Where stories live. Discover now