Capitolo 20

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[Pov's Tania]

'Allora quando arrivi?
P.s: sono idiota notturno.

Un messaggio di Watson pochi minuti prima che abbandonassi la mia amata terra natale dall'aeroporto di Fiumicino di Roma. Dopo la partenza la mia famiglia avrebbe soggiornato nella capitale per qualche giorno prima di tornare alla quotidianità senza di me. Salutai Giulia rassicurandola che avrei partecipato alla cerimonia come damigella d'onore anche se un pochino cresciutella e che ci saremmo chiamate appena possibile. Mamma sembrava la fontana di Trevi, aveva gli occhi velati di pianto da quando papà aveva messo i bagagli in macchina e adesso aveva smesso di combattere per ricacciarle indietro. Mi abbracciò forte così tanto che sentii il fiato non giungere alla gola e non appena si staccò con l'aiuto di papà iniziò a imbottirmi la testa con mille consigli e buone parole, sopratutto non ubriacarmi, assumere droga di alcun tipo e stare attenta con gli estranei, consigli che ero certa di non seguire affatto. Mi salvò in calcio d'angolo la signorina del microfono, che annunciò con voce concisa il mio volo che sarebbe partito tra meno di quattro minuti.
Meno male non avrei sopportato altro. Papà mi consigliò di stare semplicemente attenta e di seguire il mio unico organo predisposto a quello il cuore, che bene o male ci indicava la direzione più accreditata. Presi l'unica valigia che mi ero portata, mi voltai verso il tunnel che mi avrebbe condotto all'aereo e con una lacrima che mi scendeva silenziosa sulla guancia, con capo chino che andava incontro al suo destino vi entrai.

Una moltitudine di persone occupò quello stretto passaggio. Molti di quelli avevano la mia stessa destinazione, molti viaggiavano perché volevano dimenticare la noiosa esistenza quotidiana, molti come Tania Bergazzi fuggivano in altri posti per ritrovarsi.
Il tunnel si concluse e immise sulla pista. Fummo investiti da raffiche improvvise di vento tipicamente invernali che mi fecero infagottare nel giubbino. Abbottonai anche i primi due per proteggermi il collo, e piazzai la mano libera dal peso della valigia fin dentro le tasche.
Corsi tra la folla di teste umane verso un enorme mostro volante con due enormi ali meccaniche che si ergevano in equilibrio simmetriche e salii la scaletta rimovibile, venendo accolta da una gentile signorina in divisa, coi capelli castagno racchiusi in un cappellino blu e bianco, la gonna che le arrivava al ginocchio, una camicetta bianca con sopra una giacca blu e un foulard che le si attorcigliava intorno al collo.
Mi accolse con uno di quei sorrisi di dovere e mi additò le file della prima classe soli in attesa di accogliere i passeggeri.
Ringraziai e mi andai a posizionare accanto all'obitacolo, non soffrivo di vertigini, mi piaceva il panorama idilliaco delle soffici nuvole bianche e il cielo visto nelle sue peculiarità.
Non era lontanamente simile a quello visto dalla terra, tutto ciò appariva formato piccolissimo e il mare era un'unica distesa turchina.
Mi era sempre piaciuto volare, era come se i problemi che ti tenevano a terra, nel momento in cui spiccavi il volo evaporassero dalle membra.
Ti sentivi leggera, libera, diversa.
Niente ti turbava. Niente sconvolgeva la pacatezza. Era come coesistere in un piccolo mondo, un'altra dimensione a parte, dove il dolore era dimenticato.
Ben presto quel grosso mostro di metallo e carcasse accolse nelle postazioni tanti viaggiatori incalliti. Affianco a me si sistemò un signore i cui vestiti lo facevano somigliare a un barone, impregnati di una fragranza maschile mescolata all'odore del tabacco.
Un lunga barba grigia, occhiali, bocca screpolata e rughe di vecchiaia che si ramificavano sotto al collo. La hostess prese un microfono e cominciò l'accoglienza della compagnia, che con garbo ci auguravano un gradito viaggio.
Poi dopo aver conferito ci lasciò un momento prima che l'aereo iniziasse a librarsi da terra.

Quando l'aereo si allineò presi la borsa a tracolla sotto al sedile, recuperai il cellulare e vi inserii le cuffie sprofondando nella comoda postazione, con la testa inclinata verso le nuvole dove galleggiavamo. Finalmente eravamo fin sopra l'indistinguibile cielo e il lettore mi stava proponendo la canzone di Giusy Ferreri 'Roma - Bangkok' che era una delle mie preferite, perché parlava di una fuga per amore. Non ero romantica, adoravo i film d'azione e alle volte dove si faceva fuori qualcuno, ma del sano romanticismo non mi dispiaceva sopratutto se parlava di un amore pienamente corrisposto.
D'un tratto la canzone si ammutolì.
Controllai, abbassando lo sguardo e trovai un nuovo messaggio nella cartella.

'Dove stai?'
Idiota notturno.

Era l'idiota di Watson. Non sapevo che in modalità offline vi fosse un minimo di linea per la Vodafone.
La dicitura 'idiota notturno' mi faceva letteralmente ridere, il fatto che concordasse con me mi faceva già immaginare che tipo avrebbe potuto essere di persona. Mi accorsi di essere improvvisamente interessata, era pur normale, finora avevamo messaggiato e ci eravamo sentiti per telefono, non nascondevo a me stessa che la curiosità di conoscere l'idiota di persona mi stesse corrodendo. Inspirai, me ne sarei pentita, ne ero convinta.

'Come sei?'
Tani

Premetti il capo contro lo schienale, guardando le persone fare i fatti propri, chi intento a sfogliare un giornale come il coinquilino affianco a me, chi richiedeva i servigi della hostess, chi si girava i pollici tedio, chi chattava con gli idioti, che tra parentesi era solo una ragazza dai capelli rossi, gli occhi azzurri, la curiosità a mille.

'E tu?'
Idiota notturno.

'Io?'
Tani.

Io ero un orrore vivente.
Non ero una bella ragazza, mia madre solo perché tale mi considerava un fiore che aveva bisogno di capirsi meglio.
Alessio riteneva fossi bella.
Io? Non proprio.
I miei capelli rossi, molto fulgidi e gonfi, non avevano nulla che essere miei naturali e non tinti. Gli occhi erano di mio nonno paterno, e per ciò lo ringraziavo anche se morto quando ero piccola, la bocca piccola, invisibile, che non aveva mai provato il brio di baciarne un'altra. Una bimba intrappolata nel corpo di una sedicenne.
Questa era Tania Bergazzi.
Zero fascino, zero autostima, zero voglia di impegnarsi per migliorare.

'Cioè? Forza, descriviti.'
Idiota notturno.

Avrei dovuto dirgli una balla inventando di essere una bomba sexy super piazzata, ma tra poco ci saremmo visti per la prima volta e non volevo cominciare la mia vita in una città sconosciuta mentendo già sulla mia identità.
Dovevo essere sincera, come diceva mamma, la sincerità è l'unica arma che fa colpo in un uomo? Guarda me! L'ho sposato.

'Sono normale. Contento?'
Tani.

Lui per una breve frazione di secondi non rispose. La paura mi strinse la stomaco, avevo timore fosse rimasto deluso della mia risposta, ma poi dopo un secolo vidi la casella dei messaggi con uno solo sempre da idiota notturno.

'Sorpresa?'
Idiota notturno.

'Beh, sì. Se non ti dispiace vorrei dormire un po' arriverò domattina. Fatti trovare all'aeroporto di Boston, atterrerò . Ciao, odiosa notturno.'
Tani.

'Ciao, baby'

Chiusi il cellulare e mi liberai le orecchie dalle cuffie, riponendole nella borsa. Volevo concentrarmi solo sulla vista che mi propinava il mostro meccanico che sorvolava l'immenso oceano che si perdeva a chilometri di distanza. La hostess di prima mi si avvicinò e con cordiale gesto della mano mi invitò a fare opportune ordinazioni per 'addolcire l'attesa dell'arrivo'.
«Se potete gradirei una cioccolata calda.» risposi mentre il signore al mio fianco sfogliava un giornale sportivo e si impegnava al contempo alla ricerca dell'oro nel suo adorabile setto nasale.
Guardai la signora che storse la bocca alla vista. «Ora che ci penso, non ne ho più molta voglia.» soggiunsi, assalita dal disgusto.
«Mi faccia sapere se ci ripensa.»
«Certo!» le sorrisi amichevole e la hostess andò via per permettermi di godermi quel luogo viaggio in santa pace, destinazione Minnesota.

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Ciao amici, amicucci!
Tania è partita, finalmente incontrerà Josh Watson l'idiota notturno. Per scoprire come sarà il primo incontro, seguite i prossimi aggiornamenti e mi raccomando stellina e commento. Bye ♡

Sei la mia chiave di violino (Vol.1) [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora