19.

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#Giulia. Giorno dopo. Villa Malnati, ore 10:25.

Quando riaprii gli occhi mi trovai in una stanza sconosciuta.
Le pareti erano colorate di un giallo ocra tenue e i mobili erano tutti in legno antico. Di fronte a me c'erano alcuni quadri che raffiguravano una donna con i capelli castani e gli occhi scuri. Spostai lo sguardo sulla mia sinistra dove vidi un balcone con le tende aperte, che permettevano ai raggi solari di illuminare la stanza.
Subito dopo guardai sulla mia destra dove vidi una poltrona su cui stava dormendo Daniele.
Sorrisi.
'Sembra così innocente a volte.' Pensai.

Scossi la testa e spostai le lenzuola che avevo addosso e vidi che indossavo uno dei pigiami che non mettevo quasi mai.
Alzai la maglia e trovai una fasciatura che mi circondava le anche. Ci passai la mano leggermente al di sopra e sentii piccoli rilievi e intuii fossero dei punti.
Portai i piedi fuori dal letto e li poggiai lentamente sul pavimento quando una voce mi spaventò.
"Ferma!" Esclamò Daniele catapultandosi da me. "Farai saltare i punti così. Torna a letto."
Mi riportò le gambe sul materasso e mi guardò.
"Buongiorno eh." Sorrisi e lui si sciolse.
"Buongiorno." Mi accarezzò le guance e mi baciò la fronte.
"Dove siamo?" Gli chiesi.
"Questa è la casa di Jacopo." Mi guardò. "Ora stai buona qui che vado a prenderti la colazione."
"Io però vorrei lavarmi." Arrossii abbassando lo sguardo.
"Sei ferita, dopo ti darò una mano." Disse.
"Tu? Non se ne parla."
Sospirò. "Va bene, troverò qualcun altro." Disse prima di uscire dalla stanza.

Pochi minuti dopo rientrò con un vassoio tra le mani.
"Ho portato un po' di tutto. La cuoca di Jacopo fa delle cose ottime."
Prese una sedia e si sedette accanto a me appoggiando il vassoio sul letto.
"Devo ringraziare Jacopo per tutto questo." Lo guardai.
"Lo conoscerai a pranzo."
Presi dello yogurt e iniziai a mangiarmelo. "Senti, ma Leonardo?"
Si irrigidì visibilmente. "Quando ti abbiamo portato via da casa sono venuti i suoi uomini e lo hanno portato via quando noi non c'eravamo."
Mi incupii e cessai di mangiare.

"Piccola stai tranquilla, non ti lascerò mai più da sola." Di colpo poggiò una mano sulla mia.
"Lorenzo? Sarà preoccupato, ieri sera mi ha chiamato." Lo guardai.
"Ci ho già parlato, però se vuoi possiamo richiamarlo." Prese il suo telefono e me lo porse.
Digitai velocemente il suo numero e poggiai il display sul mio orecchio.
"Dani, tutto bene?" Rispose.
"Si, fratellino. Sto bene." Gli dissi.
"Giuli, come sono felice di sentirti. Mi dispiace di non essere lì proprio ora." Disse d'un fiato.
"Finisci di fare le tue commissioni che io sono in ottime mani, e poi c'è Daniele qui con me."
"Va bene." Sospirò. "Allora ci sentiamo più tardi."
"Va bene. Ciao, ti voglio bene." Schioccai un bacio sul telefono.
"Anche io te ne voglio, ciao sorellina." Riattaccò.

Daniele infilò il telefono in tasca quando venimmo interrotti da un uomo.
"Come stai?" Mi chiese lo sconosciuto. "Sono il medico che ti ha fasciata. Credo tu voglia farti una bella doccia, vero?"
Sorrisi. "In effetti si."
"Perfetto." Disse. "Daniele se ci lasci, aiuterò Giulia a rinfrescarsi."
Daniele sgranò leggermente i suoi occhi. "Preferirei che l'aiutasse una donna."
"Sono un medico, è il mio lavoro."
"Si ma lei è una ragazza, e sarebbe più a suo agio." Scattò in piedi.
"Va bene, credo che Rosa sappia cosa fare." Sospirò.
"Ecco, meglio." Disse prima di uscire dalla stanza.
Il dottore rise. "Che state insieme l'ho capito. E tranquilla, so mantenere un segreto."
Lo guardai spaesata. "Non stiamo insieme, comunque grazie per tutto quello che ha fatto per me."
"È il mio lavoro." Sorrise ancora una volta. "Ora ti lascio nelle mani di Rosa."

Subito dopo conobbi la signora Rosa, una persona fantastica. Mi aiutò a pulirmi e a cambiarmi la fasciatura.
Inoltre il medico ha detto che posso camminare senza fare movimenti bruschi che potrebbero causare la rottura dei punti.

Mi preparai per pranzare, così aprii il borsone con dei panni che gentilmente avevano preso per me. Infilai dell'intimo pulito accompagnato da un paio di jeans. Misi una maglia lunga fin sotto il sedere bianca e ai piedi infilai un paio di vans senza lacci.
Mi guardai allo specchio e notai tutti i lividi che avevo sul collo. Abbassai lo sguardo e mi passai le mani su di esso. Percepii un lieve dolore sotto le mie dita così mi fermai.
Sciolsi i capelli per coprire maggiormente i segni lasciati da quel.. da quel bastardo.

Yolown    ||Zoda||Where stories live. Discover now