9.

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Casa Decarli, ore 23:15.

"Non c'è nessuno in casa." Sussurrò Davide.
"Ma va?, era ovvio, è tutto spento!" Gli tirai uno scappellotto dietro la nuca.
"Che cazzo fai!" Si accarezzò la parte colpita.
"Smettila di fare casino Davide." Lo zittì Lorenzo.
"Davide, stiamo entrando in una casa non nostra, riesci a chiudere quella cazzo di bocca?"
Brontolò qualcosa e si zittì.

Scassinammo la porta e riuscimmo ad entrare.
"Non ha nemmeno il sistema antifurto  questo idiota." Dissi una volta all'interno.
"Non posso ancora crederci." Disse Lorenzo.
"E tu che dicevi che lui era il ragazzo perfetto per tua sorella?" Lo guardai. "Lo distruggo se si avvicina ancora a Giulia."
"Daniè, perché tutto quest'interesse per una ragazza?" Chiese Davide.
"Perché è la sorella di Lorenzo, ovviamente." Portai lo sguardo su di lui.
"Ah ecco." S'intromise Lorenzo.

Avanzammo ed arrivammo finalmente al piano di sopra, nella sua camera.
"Dev'essere qui la cassaforte." Mi guardai intorno fin quando il mio sguardo non venne rapito da un grande quadro sul muro, proprio dietro una scrivania.
"È lì, mi ci gioco le palle." Disse Lorenzo indicando il posto in cui era fissato il mio sguardo.
Ci avvicinammo su quel grande quadro raffigurante un panorama di un campo di fiori al tramonto. Lo spingemmo di poco e magicamente si alzò lasciando scoperto un piccolo rettangolino in metallo.

Perdemmo venti minuti nel tentare di aprire quella cassaforte, ma niente da fare. C'era qualcosa che non quadrava e non riuscivamo a capire cosa.
Venimmo interrotti da un piccolo rumore provenire da fuori.
"Cos'è stato?" Sussurrò Davide.
"È tornato!" Esclamò Lorenzo. "È in garage."
"Ragazzi, andate via. Ci penso io a questo." Dissi.
"Non possiamo lasciarti qui." Lorenzo mi fissò.
"Si invece." Lo guardai. "Non voglio metterti nei casini e poi devi andare a riprendere tua sorella."
Spostai lo sguardo su Davide. "E tu sei così imbecille che potresti farti del male."
"Daniele non puoi rimanere da solo." Disse ancora Lorenzo.
"Basta, ho deciso così. Andatevene!" Dissi serio.
"E va bene." Alzò le mani. "Almeno hai una pistola?"
"Si, ovvio." Conclusi il discorso.

Scendemmo al piano di sotto dove Lorenzo e Davide uscirono dalla porta sul retro, quella da cui eravamo entrati.
Due minuti dopo sentii la porta aprirsi, così mi nascosi.
Entrò Leonardo che in quel momento era  al telefono e non esitai ad ascoltare la chiamata.
"Si Luca, ho capito." Disse. "Ce l'ho in cassaforte e la chiave è sempre con me, non sono un coglione."
'Oh si che lo sei.' Pensai fissandolo.
"No ora non posso, ho da fare con una ragazza." Rise. "Ciao Lu."
Attaccò.
'Ragazza? Se le inventa anche le cose?' Pensai. 'È proprio un buffone.'

Misi la mano sotto la mia giacca di pelle e presi la pistola ferma nella mia cintura e la sfilai. Uscii dall'ombra e gli andai incontro puntandogli la pistola.
Avanzai alle sue spalle, fin quando non fui a un paio di metri da lui.
"Sta fermo, o ti uccido." Tolsi la sicura alla mia arma.
Si voltò lentamente. "Oh, Daniele Sodano."
"Ti ho detto di stare fermo!" Esclamai.
"Scommetto di sapere perché sei qui." Disse lui.
"Ah si?" Alzai un sopracciglio. "Ovvero?"
"Per Giulia."
Risi. "Credi male."
"E allora perché sei qui?" Mi chiese.
"Ti dice qualcosa Jacopo?" Enfatizzai il suo nome.

Accennò un sorriso. "Non posso crederci, sei il suo uomo?"
"Bravo ragazzo"
"Fece spallucce. "Sapevo avessi dei problemi, ma non così tanti da metterti sotto il comando di quel tipo."
"Attento a come parli." Diventai serio.
"Sapevo anche che tu fossi un coglione, ma non così tanto."
"Il coglione può infilarti un proiettile nella testa, sai?" Ghignai. "Ora sbrigati a darmi quel che voglio."
"E cos'è che vuoi?" Domandò facendo il vago.
"Il documento che è dentro la tua cassaforte." Lo fissai.
"Se mi tieni puntata quell'arma addosso non posso fare nulla per te." Fece l'ironico.
"Sta zitto e muovi il culo!" Lo presi per la maglia e lo strattonai di sopra tenendogli la pistola puntata sulla schiena.

Yolown    ||Zoda||Where stories live. Discover now