5.

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"Non ti è piaciuta la pizza?" Mi chiese.
"Era un po' pesante." Dissi.
"L'hai lasciata tutta nel piatto." Constatò lui.
"Ma no, è che ero piena." Lo guardai. "Era buonissima."
"E va bene." Sospirò. "Te credo."
"Ti riaccompagno a casa?" Gli chiesi subito dopo.
"Già vuoi liberarti di me?" Mi guardò con sguardo innocente, come se fosse il ragazzo più bravo al mondo.
"Domani dobbiamo andare a scuola." Gli dissi io.
"Domani è domenica." Sorrise.

"Vieni ti porto in un posto." Continuò lui, prima di tirarmi per un braccio.
Cominciò a correre ed io dietro di lui.
Risi. "Dove stiamo andando?"
Si bloccò di colpo. "Non ti fidi di me?"
"Per niente." Lo guardai.
Rise. "Aspetta qui."

Si voltò e salì sulla ringhiera accanto a lui. La scavalcò.
"Daniele ma che fai?" Lo rimproverai a voce bassa. "È proprietà privata."
"Sta tranquilla, non mi hanno mai beccato." Disse aprendomi il cancelletto.
"Sicuro?"
"Certo." Mi tirò dentro.
Richiuse il cancello e mi fece avanzare in quel giardino meraviglioso.
Era come un labirinto di siepi che alla fine portavano ad un laghetto tutt'illuminato. Ci sedemmo su una panchina lì accanto.

"Ci porti tutte le ragazze con cui esci qui?" Mi guardai intorno.
"A dire il vero si." Rise.
"Sei tremendo!" Esclamai dandogli un colpetto sulla spalla.
"Adoro sto posto. E quando le ragazze vedono, o meglio credono che io sia sensibile me la danno." Ammise.
"Fai schifo." Mi alzai di scatto. "Lo fate su questa panchina?"
Rise di gusto. "Anche."

Posò la mano accanto a lui e mi indicò di sedermi nuovamente.
Così feci.
"Non abbiamo più parlato della sera della festa a casa mia." Mi disse.
Abbassai lo sguardo. "E che c'è da dire?" Feci spallucce.
"Tuo fratello non è come sembra." Mi guardò.
"Lo so." Sorrisi. "Mi ha spiegato tutto. Lo fa per noi."
Annuì.
"Tu invece?" gli chiesi.
"Io, cosa?" Mi guardò spaesato.
"Lorenzo mi ha detto che hai una vita difficile."
Di colpo si irrigidì. "Non so cosa ti abbia detto." Diventò freddo.
"Mi ha raccontato come ti ha conosciuto e che tu-" Mi interruppe.
"Stai zitta!" Esclamò furioso.

Il suo tono mi spaventò.
'Ho detto qualcosa di sbagliato?' Pensai chiudendomi in me stessa.
Si alzò in piedi e fece qualche passo verso il laghetto.
"Non volevo alzare la voce." Disse lui voltandosi di poco.
"Mh."
"Non parlo mai del mio passato." Tornò indietro.
Si sedette di nuovo e mi portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio ma io non lo guardai.
"Facciamo come se non sia successo nulla?" Continuò lui.
Sospirai. "Va bene."

"Da ieri sembra quasi che io e te andiamo d'accordo, non voglio rovinare questa, come dire, sintonia." Disse.
"Sei tu quello che è sempre stato presuntuoso." Borbottai.
"Di certo tu non sei mai stata miss gentilezza." Mi guardò.
Risi. "Hai ragione."
Tornò nuovamente il Daniele di poco prima, quello sereno e tranquillo.

"Chi c'è là?" Urlò una voce oltre il giardino.
"Cazzo il proprietario." Mi guardò Daniele.
"Cosa?" Mi spaventai.
"Vieni, corri." Mi prese per mano e mi trascinò via di lì.
Iniziammo a correre. Oltrepassammo il cancelletto e continuammo dritti per la strada.
"Non ce la faccio più!" Gli dissi senza fiato.
Rise e mi portò dentro un vicolo buio. Mi poggiò con le spalle al muro e si avvicinò a me.
"Shh." Sussurrò attaccando il suo corpo al mio. "Aspettiamo che passi."

'Giulia stai calma.' Mi ripetei mentalmente.
Il cuore mi batteva a mille, un po' per la corsa, un po' per la sua vicinanza. Era un ragazzo bellissimo e in quel momento il suo naso sfiorava il mio collo per nascondersi.
Mise una mano dietro la mia nuca e fece nascondere il mio viso sul suo collo.
Avevo paura di far rumore a causa dei miei battiti forti e veloci. Cercai di tranquillizzarmi anche se mi era impossibile in quella situazione.
Sorrisi sperando che lui non mi vedesse.
"Te ne stai approfittando?" Sussurrai.
"Non sai quanto." Fece lo stesso sfiorandomi qualche ciuffo di capelli.
Rabbrividii.

Yolown    ||Zoda||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora