CINQUE

462 46 15
                                    

La mattina di tre giorni dopo il suo arrivo in Inghilterra, Luke si svegliò verso le 9.00, con il suono della sveglia. Un raggio di sole filtrava da un piccolissimo spiraglio tra le tende, illuminando parte della stanza.
"Il sole in Inghilterra? Wow" pensò, stupito. A quanto pareva l'estate si sentiva anche lì, dove solitamente una bella giornata di sole di quelle afose e senza nuvole in cielo non la vedevi nemmeno facendo un rito vudù. Tutto il contrario del clima di Sidney e dell'Australia in generale, dove le persone camminavano per le strade in maniche corte a metà novembre e dove era tradizione trascorrere il Natale in spiaggia con tutta la famiglia al completo.
Il diciassettenne si alzò dal letto stiracchiandosi come un gatto, poi scostò la tenda e aprì la finestra in modo da far entrare un po' di aria fresca all'interno.
Scese le scale con calma, sentendo un gradevole profumo di muffin al cioccolato provenire dalla cucina man mano che si avvicinava al piano inferiore.
Lorenza e i ragazzi erano già alzati, Luke riuscì ad udire le loro voci da dentro la cucina. Andò prima in bagno e si sciacquò per bene la faccia ancora un po' assonnata, specchiandosi un attimo nello specchio sopra al lavandino.
Per due giorni, pensò, aveva sistemato perfettamente la sua camera a suo piacimento, anche con l'aiuto di Lorenza, Calum ed Ashton, che si erano offerti di loro spontanea volontà per dargli una mano, oppure aveva trascorso gran parte del tempo in loro compagnia, e anche con Lisa.
Straordinariamente nei giorni scorsi non aveva pensato al suo vicino di casa, il ragazzo biondo dagli occhi verdi. Non solo non aveva fatto pensieri surreali su di lui, come il giorno in cui era arrivato in Inghilterra, ma non gli era proprio passato per la mente la sua immagine.
"Questo é un bene!" si disse mentalmente Luke. "Sì, é un bene. Perfetto, Luke. Non pensare a lui proprio adesso."
A quel punto uscì dal bagno e si diresse in cucina, ricongiungendosi agli altri tre coinquilini.
Calum era in piedi di fronte al lavello, in t-shirt e pantaloncini da calciatore, e stava girando il caffè con il cucchiaino nella sua tazza. Lorenza era seduta a gambe incrociate su uno degli sgabelli del tavolino davanti ad un enorme ciotola di cornflackes, con addosso una delle sue magliette extralarge e i capelli raccolti in una crocchia disordinata, mentre Ashton sedeva alla sua sinistra ed era l'unico tra tutti e quattro ad essere vestito come se stesse per uscire, in jeans e felpa.
<Buongiorno, coinquilino!> lo salutò Calum appena lo vide.
<Buongiorno a tutti> rispose Luke, e si accomodò all'altro apice del tavolino, in faccia ad Ashton.
<Dormito bene?> gli chiese quest'ultimo.
<Come un sasso.> Luke si riempì una tazza di caffè e prese un muffin al cioccolato dal piatto davanti a sé.
<Li ha fatti Lisa questa mattina> disse Lorenza, riferendosi ai dolcetti per la colazione. <Ora é andata a lavoro, torna per l'ora di pranzo.> Poi diede un occhiatina furtiva a Calum oltre la sua spalla, e sempre rivolta a Luke gli chiese: <Non hai nemmeno sentito Calum russare?>
<Tua sorella é quella che russa!> rispose prontamente lo scozzese, a cui non erano sfuggite le parole dell'italiana.
Lorenza si voltò verso di lui. <Sono figlia unica, mi spiace>, e alzò le spalle.
Calum, invece, bevve un sorso del suo caffè per non darle una rispostaccia.
Luke sorrise a quella scenetta. Quei due formavano proprio una bella coppietta, sembravano cane e gatto.
<Parli bene l'inglese, Lorenza. Sembra che sia la tua lingua madre> le confidò poi. Era già da due giorni che voleva dirglielo. Da quando l'aveva conosciuta era rimasto così sorpreso dalla sua perfetta pronuncia tanto da aver pensato che fosse meglio di un madre lingua.
La ragazza gli rivolse un largo sorriso. <Grazie, me lo dicono in tanti. Studio inglese da così tanto tempo che ormai lo so parlare come l'italiano, più o meno, ma lo stesso vale anche per lo spagnolo e il francese. Pensa che la mia professoressa di inglese mi incalzava dalla prima superiore con il fare questo benedetto stage all'estero, perché sosteneva che mi sarebbe servito per migliorare ancora di più la lingua, eccetera.>
<Così alla fine sei partita e l'hai resa felice> concluse Luke.
<Be', sì, anche perché altrimenti mi avrebbe messo lei direttamente su un volo diretto in Inghilterra.> Lorenza scoppiò a ridere, poi ritornò seria. <A parte gli scherzi, anche io tenevo molto a studiare qui per un periodo, di mia spontanea volontà.>
In quel momento ad Ashton si accese una lampadina nel cervello. <A proposito, dove studierai tu, Luke? Noi andiamo alla St.Edmund's School.>
<Anche io> sorrise Luke, felice di quella scoperta.
Calum fischiettò. <Ottimo, così magari frequenteremo qualche corso insieme, e inoltre faremo lo stesso tragitto e indosseremo la stessa divisa. Grandioso.>
<Io non vedo l'ora di mettere piede in quella scuola> esclamò Lorenza, tutta eccitata.
<Per forza, é la stessa dove ha studiato Orlando Bloom> disse Calum.
<Orlando Bloom é di Canterbury?> domandò invece Ashton, del tutto spaesato sull'argomento.
Il ragazzo dagli occhi a mandorla lo guardò esageratamente stupito e si mise le mani tra i capelli. <Ma come?! Non sai che Orlando Bloom, quel bellissimo, affascinante e talentuoso attore, é nato e vissuto a Canterbury?!> urlò poi, scimmiottando una ragazzina isterica.
Lorenza levò gli occhi al cielo e scrollò la testa. <Che esagerato, scozzese! E poi io non sono così felice di frequentare quella scuola solo perché Orlando Bloom era un suo studente. Però, lasciatemi dire che é davvero un bell'attore, ed é anche molto bravo. L'ho adorato in Pirati dei Caraibi.>
<Non avevo dubbi a riguardo, Lorenza> la punzecchiò di nuovo Calum.
<E io non ho dubbi che tu abbia adorato Keira Knightely.>
<Sono un maschio, é normale che mi sia piaciuta.>
<E io sono una femmina, é normale che mi sia piaciuto Orlando.>
Luke rise sotto i baffi e tornò a concentrarsi sulla sua colazione, notando che Ashton sbuffò esasperato per l'ennesimo battibecco di quei due.
Poi, l'americano si sporse un po' verso Luke e gli sussurrò: <Ti starai chiedendo come faccio a sopportarli, vero?>
Il diciassettenne gli sorrise. <Sono sempre stati così sin dall'inizio?>
<Quando sono arrivato in questa casa Calum c'era già. Sono state due settimane fantastiche, una quiete che non ti dico. Dopo é arrivata Lorenza.> Ashton si portò una mano sulla fronte. <Non fraintendermi, é una ragazza simpaticissima, abbiamo stretto amicizia da subito e le voglio già molto bene, ma quando parla con Calum... Una conversazione seria non sanno farla, dopo due minuti attaccano a punzecchiarsi.>
Sia l'americano che l'australiano guardarono un attimo gli altri due, ancora intenti nella loro conversazione su "Pirati dei Caraibi".
<Quindi tu come fai a sopportarli?> gli chiese a quel punto Luke.
Ashton alzò le spalle, rassegnato. <Ci si abitua. O nell'eventualità uso i tappi per le orecchie.>

Solo Per Te (Muke)Où les histoires vivent. Découvrez maintenant